Pronto soccorso Trieste: 4 anni di tagli bipartisan

«La situazione è drammatica. Chiediamo ai cittadini di fare uno sforzo, come nel 2020, e di utilizzare il Pronto soccorso in maniera responsabile» Questo il grido di allarme che proviene da ASUGI – l’Azienda sanitaria giuliano isontina. La situazione è senz’altro drammatica, ma non perché i cittadini abusino del Pronto soccorso. E’ ormai un’abitudine tacciare di irresponsabilità i cittadini per coprire le responsabilità di chi ha apportato tagli micidiali alla sanità pubblica. A dirlo è il Consigliere Regionale Walter Zalukar secondo cui Pronto soccorso e Medicina d’urgenza di Trieste sono stati i reparti più colpiti dai tagli iniziati dalla Giunta targata PD e continuati dalla Giunta di centrodestra. « Il Pronto soccorso e Medicina d’urgenza – dichiara il responsabile del reparto – ha una capacità di 20 posti letto» aggiungendo che la struttura ha in organico 70 infermieri e 30 medici.  I dati parlano da soli. Nel 2016 sono cominciati i tagli conseguenti alla riforma sanitaria. In quell’anno la Medicina d’urgenza, che era una struttura autonoma, aveva 32 letti, ora ce ne sono 20: soppresso il 40% dei posti. Sempre nel 2016 la struttura di Pronto soccorso e quella di Medicina d’urgenza contavano complessivamente 38 medici, ora ce ne sono 30: tagliato il 20% di organico medico. Allora gli infermieri erano 97, ora ce ne sono 70: il 30% in meno. Interessante l’iter cronologico di tale scempio, perché rivela un accanimento bipartisan a danno di Trieste. Nel 2015 la Giunta Serracchiani dispone con DGR 929 la cancellazione della Medicina d’Urgenza come struttura complessa autonoma. Nel marzo del 2018 il Direttore dell’Azienda ospedaliera dà attuazione alla DGR e decreta la cessazione della Medicina d’urgenza quale struttura autonoma accorpandola al Pronto soccorso. Nel luglio 2018 si tagliano i primi 8 posti letto della Medicina d’urgenza, gli ulteriori tagli seguiranno negli anni successivi. E sempre dal 2018 si assiste alla progressiva riduzione di medici e infermieri continuata negli anni seguenti. Nell’aprile 2020 viene disposta la chiusura notturna del Centro Prime Cure dell’Ospedale Maggiore. Questi i fatti, che sono la cronaca della spogliazione progressiva delle strutture sanitarie pubbliche. Ora serve un ripensamento, conclude Zalukar, serve un progetto ambizioso che rimetta al centro della politica la tutela della salute.