Proseguono a Trieste i lavori di ricostruzione e l’analisi sui reperti di Big John, l’enorme triceratopo

Proseguono nei laboratori della ditta triestina Zoic i lavori di ricostruzione e l’analisi sui reperti di Big John, l’enorme triceratopo, letteralmente “faccia con tre corna”, uno dei più iconici e noti dinosauri di sempre, che sta diventando una vera e propria star internazionale. La conferma giunta dagli esperti già nelle scorse settimane ha consentito di affermare con certezza che si tratta del più grande esemplare mai rinvenuto prima al mondo. Il cranio di Big John misura ben 2,67 metri superando ampiamente i 2,50 metri del cranio dell’esemplare che deteneva il record, attualmente custodito in un museo del Canada: la misura definitiva dell’animale si attesta quindi a 8,20 metri. La notizia è rimbalzata sui media, non solo quelli italiani, interessando, tra gli altri, la televisione francese France2 piuttosto che la televisione pubblica greca ERT TV e la televisione della Svizzera francese.

I reperti di Big John erano arrivati all’inizio del 2021 a Trieste allo stato grezzo direttamente da un scavo eseguito in Montana e da subito era iniziato il lavoro dei paleontologi triestini della Zoic, ormai specializzata nella ricostruzione di enormi esemplari di animali preistorici.

Le analisi in corso sui resti del triceratopo di casa a Trieste hanno ancora molto da raccontare su questo esemplare e, più in generale, sulle abitudini in vita di questi bestioni erbivori vissuti alla fine del Cretaceo-Paleogene, circa 65-95 milioni di anni fa.

Già si era rivelato che la parte destra del collare di Big John (osso denominato “squamoso”) mostra una chiara patologia a causa di una ferita riportata in un combattimento con un altro dinosauro: l’ipotesi è che su Big John abbia impattato il corno frontale sinistro di un triceratopo più piccolo, che ha colpito dal basso verso l’alto e dalla parte posteriore del corpo. La ferita, non mortale apparentemente, si è infettata e l’effetto dell’infezione si è propagato a tutta la parte destra del collare.

Ma proprio in questi giorni – mentre il grande scheletro di Big John è in fase di montaggio sul supporto in acciaio che lo sorreggerà nella posizione finale individuata, ovvero quella simile al toro di Wall Street – i reperti ci regalano nuove notizie. Dalla sezione di una costola, infatti, uno degli ossi più lunghi dell’animale, uno studioso italiano all’Università di Yale ha potuto procedere ad un’analisi per risalire all’età di Big John. «All’università di Yale si sono analizzate le sezioni d’osso di Big John inviate due mesi fa», spiega Flavio Bacchia, responsabile della Zoic. «I frammenti erano stati opportunamente prelevati da zone dello scheletro atte a definire l’età del fossile, cosa che lo stesso laboratorio aveva già determinato per i dinosauri del Villaggio del Pescatore. La risposta è stata sbalorditiva ed inaspettata: non possiamo dire precisamente quanti anni avesse, ma quello che è certo è che era più che vecchio, addirittura vecchissimo. L’analisi ha mostrato che le ossa non indicavano più le fasi di crescita in quanto il tessuto, invece di aumentare, era in avanzata fase di riassorbimento. Una specie di osteoporosi diffusa su tutto lo scheletro. La notizia in qualche modo spiega le dimensioni dell’animale cresciuto a dismisura seguendo la regola che vuole i dinosauri aumentare costantemente le loro dimensioni fino alla morte. In questa situazione possiamo stimare che Big John probabilmente aveva superato i 50 anni d’età».

Nel frattempo proseguono i lavori di montaggio. «È stata montata la parte della colonna vertebrale che contiene le vertebre cervicali e la parte del dorso fino all’inizio del bacino», prosegue Bacchia. «Il bacino e tutta la parte pelvica è in corso di preparazione. abbiamo avuto una notevole fortuna: delle 19 vertebre che compongono questa sequenza 17 sono originali. La struttura che conterrà l’animale è stata costruita in modo da potersi connettere direttamente con la parte posteriore del cranio: l’altezza definitiva arriverà a circa 2,80/2,90 metri. La gabbia che abbiamo costruito, spiega ancora Bacchia, è la conseguenza di un sistema tecnico ormai ampiamente collaudato che parte dal presupposto che le costole sono delle ossa estremamente fragili che durante la fossilizzazione vengono deformate dai processi di fossilizzazione stessi: quindi troviamo costole perfettamente diritte, costole a “esse”, costole storte. Per ovviare a questo viene realizzata una gabbia toracica in metallo di dimensioni e forma coerente con il fossile che stiamo lavorando e su questa vengono appoggiate, ed eventualmente modificate, le costole originali: questo consente alla fine di avere una cassa toracica che richiama effettivamente quella dell’animale in vita».

La lavorazione di Big John si protrarrà per consentire e prolungare la possibilità per il pubblico di visitare lo show room dove è esposto l’esemplare. L’iniziativa dimostra di avere un successo incredibile, le visite sono sempre sold out quindi la Zoic sta pianificando ulteriori momenti di ingresso, sempre realizzati in sicurezza con le normative del momento.

Il lavoro del team triestino continua ad essere raccontato attraverso una serie di video proposti a cadenza regolare sui social dedicati a Big John: proprio sulla pagina Facebook di Big John si troveranno a breve le nuove date e orari delle visite, che saranno pubblicate anche nella pagina www.visitebigjohn.it

La ricostruzione dovrebbe essere completata alla fine dell’estate così da consentirne la presenza in autunno a Parigi ad una della più importanti aste internazionali di settore.