Province e autonomia – riconoscerne importanza, controllo sulla sanità

Tiene banco in Friuli Venezia Giulia il probabile ritorno delle Province elettive. Non entrando nel merito dei motivi che portarono alla loro soppressione, unica regione in Italia, è quanto mai opportuno, invece, iniziare un discorso serio e ponderato su una loro seconda giovinezza nella nostra regione che ha una sua autonomia specifica riconosciuto dalla Costituzione. E’ indubbio che con la soppressione delle Province e il passaggio di alcune sue funzioni alla Regione si sono creati dei vuoti amministrativi e operativi a tutto svantaggio dei Comuni che si sono visti delegare attività complementari senza un contemporaneo aumento di organico specializzato. Tutto questo, ad oggi, ha evidenziato un forte deficit operativo in materia, ad esempio, di infrastrutture che stanno penalizzando lo sviluppo regionale. In tanti casi si stanno mettendo mano solo oggi a progetti che giacevano nei piano programmatici delle allora Province. E, non ultimo, il tanto sbandierato costo delle strutture provinciali e per questo tutti d’accordo nell’abolirle è stato dimostrato più volte che si è trattato di un mero argomento populistico, basi pensare solo al costo del personale che è passato in carico alla Regione e delle stessi sedi. Oggi dobbiamo interrogarci, tutti, sulla loro funzione prevista dalla Costituzione e che ha sempre rappresentato un modello funzionale di competenze fra i Comuni e la Regione con la loro organica visione del territorio e di quelli confinanti, armonizzando spesso progetti e idee comuni. Definite “poltronifici”, in questi anni di loro assenza più volte si è dimostrato che una organizzazione territoriale armonica fra città-metropolitane e aree vaste, le Province possono essere un punto di equilibrio e di progettualità territoriale più vicina ai cittadini. Fra le vecchie e le nuove competenze sarebbe quanto mai opportuno prevedere un salto di qualità investendo le nuove future Province di un incarico di controllo sulla sanità provinciale, integrando le assemblee dei sindaci con una più incisiva azione di verifica annuale sui rendimenti e sulle problematicità del comparto. Alla luce della nuova futura riorganizzazione sanitaria si impone un organo che verifichi, controlli e accompagni la sanità in quel salto di qualità cui oggi tutti auspicano. Un punto di riflessione in più, aggiungiamo, va fatta anche nell’ottica della riforma complessiva dello Stato per quello che riguarda la cosiddetta “autonomia differenziata”. “Nel nostro ordinamento già ci sono elementi di asimmetria consolidata. Il riferimento è all’esistenza delle Regioni e delle Province a statuto speciale, che non sono corpi estranei all’ordinamento, essendo l’autonomia speciale un elemento costitutivo e distintivo della nostra forma di Stato regionale e il principio di specialità una categoria del diritto costituzionale italiano” scrive Elena D’Orlando in audizione alla Commissione affari costituzionali della Camera dei Deputati. Una forma di autonomia, quindi, che ci consente di guardare con attenzione e senza pregiudizi al ritorno delle Province. Con una eventuale particolarità che oggi dovrebbe esserne imprescindibile: riscriverne i confini, ampliando e inglobando quei comuni che per affinità storico e sociali sono contigui e che in passato ne erano divisi da un tratto di penna sulla cartina geografica. Bene averne iniziato a discutere e a fare proposte di revisione territoriale, specie nella parte est del Friuli Venezia Giulia. Una continuità territoriale riconosciuta evita unitili contrapposizioni campanilistiche e rafforza il senso di appartenenza. In passato si sono visti “conflitti” apparentemente sterili su questo aspetto ma che, specie in una regione di confine, rappresentano momenti di forte coesione sociale a tutto favore di uno sviluppo organico e omogeneo. Aprirsi, quindi al dialogo fra le parti in causa per arrivare a un nuovo disegno amministrativo locale è fondamentale e auspicabile. Ciò può portare anche e soprattutto ad una seria e concreta pianta organica provincia per provincia che deve tornare ad essere un punto di riferimento per i cittadini per le competenze che andranno a loro assegnate. Negare un confronto su questo sarebbe pericoloso e non costruttivo. Così, come, infine, è bene chiarire – pur esulando dal problema diretto delle Province – che il Friuli Venezia Giulia qualora si arrivi al compimento dell’articolo articolo 116, terzo comma, della Costituzione al Titolo V, non sarebbe penalizzato né ridimensionato dalle sue funzione. Anche qui è bene citare, ad esempio, sempre Elena D’Orlando laddove afferma che “(…) dal punto di vista dei modelli, le Autonomie speciali possono fornire elementi di studio utili anche per implementare il regionalismo ponderato (…), modelli destinati peraltro a produrre benefici per l’intera comunità nazionale, sia nella prospettiva dell’emulazione competitiva di comportamenti virtuosi e migliori pratiche da parte delle altre Regioni, sia consentendo allo Stato di dare contenuti più precisi alle sue politiche perequative, garantendo l’eguaglianza nel godimento dei diritti e valutando le gestioni in base ai risultati ottenuti con le risorse trasferite”.

Mauro Capozzella Ex consigliere regionale M5S