Putto-Civica Fvg: «neurologo Asfo, l’annunciata soluzione lampo non c’è stata e la situazione si addirittura aggravata»

Il 23 febbraio scorso segnalavo l’imminente cessazione del servizio, senza contestuale sostituzione, della neurologa ambulatoriale dell’AsFo che aveva in cura i pazienti affetti da gravi patologie dementigene, come l’Alzheimer, negli Ambiti di Azzano Decimo, Sacile, Cordenons e San Vito al Tagliamento, ad affermarlo è Marco Putto Consigliere regionale Patto per l’Autonomia-Civica Fvg. A distanza di tre giorni dalla segnalazione , spiga il consgliere, era arrivata a mezzo stampa una rassicurazione dell’AsFo che annunciava la sostituzione “lampo” della professionista con una nuova figura, confermando che l’accordo si sarebbe concluso in una settimana. Nell’esprimere soddisfazione per la notizia, precisavo che comunque avrei vigilato sull’intera vicenda: l’ho fatto e, a distanza di oltre un mese e mezzo, posso dire con certezza che non solo la problematica non è stata risolta, ma si è addirittura aggravata! Per cominciare, la procedura concorsuale per trovare il sostituto della neurologa si è conclusa solo venerdì (e non “in pochi giorni” come annunciato), con una candidatura che si auspica venga presto messa in servizio; nel frattempo, però, anche l’altro neurologo ambulatoriale, che seguiva l’Ambito di Spilimbergo e, saltuariamente, San Vito al Tagliamento, si è licenziato e, da fonti ritenute attendibili, pare sia prossimo a prestare servizio presso una struttura privata. Ad oggi, quindi, l’AsFo è completamente privo di neurologi “territoriali” e non si comprende come verrà incardinato il ruolo del nuovo neurologo; per ora i pazienti che necessitano del rinnovo dei piani terapeutici sono stati indirizzati al reparto dell’Ospedale Civile di Pordenone, gravando quindi sulla struttura (nella quale, peraltro, manca un neurologo dedicato a queste gravi patologie) quando prima erano gli ambulatori territoriali ad assolvere questo compito. Due temi di fondo, che peraltro stiamo ribadendo da inizio mandato essere comuni a moltissime problematiche sanitarie, connotano la vicenda: uno è il non adeguato trattamento economico di queste figure altamente specializzate, l’altro quello del mancato riconoscimento di autonomia lavorativa che impedisce loro di operare in un contesto che valorizzi appieno il loro lavoro. Due fattori che portano i medici a guardare altrove, sia verso le strutture private, sia verso altre strutture pubbliche ospedaliere dove le condizioni complessive sono ritenute migliori. Gli annunci di soluzioni apparsi a mezzo stampa, probabilmente ad effetto dal punto di vista comunicativo, non si sono però rivelati veritieri ed efficaci. La situazione è diventata molto critica ed allarma i parenti dei pazienti affetti da malattie dementigene, preoccupazione che raccolgo e su cui intendo far impegnare chi ricopre responsabilità: per questo, ho presentato un’interrogazione a risposta immediata, che verrà discussa tra due settimane in aula al Consiglio Regionale per chiarire la preoccupante situazione.