Quando l’opposizione sostiene la maggioranza (e non dovrebbe)
Il 17 febbraio si è tenuta a Udine la quarta Assemblea cittadina sullo stato, o meglio il declino, della Sanità, intitolata “La salute è un diritto costituzionale”, organizzata dal Coordinamento udinese per la salute pubblica e sostenuta dal Coordinamento salute FVG.
Dopo l’introduzione di Angela Calabretta e Maria Angela Bertoni del Coordinamento, e di Maria Marion della CGIL (tre professioniste da ringraziare per il compito svolto di nuovo ottimamente), è stato trattato il valore centrale che la Costituzione assegna alla salute nella relazione di Giorgio Simon, già Direttore Generale di ASFO e autore di una recente lettera aperta che rileva le enormi pecche del Piano Oncologico Regionale, lettera alla quale si rimanda. Già l’art. 3 Cost., che obbliga la Repubblica a “rimuovere gli ostacoli” che limitano libertà e uguaglianza, è disatteso in modo visibile in campo sanitario dove sia ora, sia in modo ancor più eclatante quando si applicherà la Legge Calderoli 86/24 sull’autonomia differenziata, sono e saranno profonde le disuguaglianze tra centri e periferie, tra chi può pagare e chi no, tra Nord e Sud d’Italia. Poi ci sono gli articoli 54, 117, 32, in cui si dichiara la salute “fondamentale diritto dell’individuo e interesse delle collettività” (unica materia ad avere una caratterizzazione così impegnativa). La discrepanza tra il diritto, i principi e la realtà è evidente, e meriterebbe anche qui un approfondimento, tuttavia in questa nota ci si vuole soffermare su altri interventi, in particolare quelli, a tema Piano Oncologico, di chi siede nei seggi del Consiglio Regionale.
Capozzi, Honsell, Pellegrino del Gruppo Misto, pur assenti per impegno in quarta commissione, hanno lasciato una comunicazione circa il loro netto voto contrario al Piano Oncologico. Dagli interventi dei presenti all’assemblea, Liguori e Moretuzzo (del Patto per l’Autonomia) e Celotti e Pozzo (del PD) – era stata invitata solo l’opposizione – si viene a sapere con gran disorientamento del pubblico che sia nell’opposizione sia in ciascun gruppo non esiste un’opinione condivisa su un tema così cruciale, riguardante il crocevia che separa speranza (parola chiave con cui è stata introdotta l’assemblea) da rassegnazione, vita da morte. Eccesso di pluralismo? O mancanza di una vera discussione nel gruppo o nell’intero partito, da cui arrivare a una sintesi, una posizione comune e chiara. Liguori (che chi scrive ringrazia come ringrazia Celotti) esprime una forte contrarietà all’impostazione del Piano, mentre Moretuzzo si esprime per l’astensione e Bullian (sempre Patto), non presente ma la cui posizione è nota, è favorevole. Insomma, il Patto (cinque rappresentanti in Consiglio) esprime tre posizioni diverse, favorevole, contrario, astensione, 1, 2, X. E meno male che i casi possibili sono solo tre, perché se ci fossero stati anche pipì e popò avremmo avuto forse cinque opinioni diverse su cinque (e sopra alle nostre vite!). Lo stesso per il PD. Pozzo astensione, Celotti NO, Martines (non presente) SI’: in Commissione PD spaccato. Oibò, sarà che la democrazia adesso funziona così. Che poi l’astensione venga giustificata da un “c’è nel Piano qualcosa di buono” suona davvero incredibile, almeno per tre motivi: A) “Mussolini ha fatto anche cose buone”, quindi salviamolo; B) il ragionamento avrebbe dovuto recitare “ci sono cose cattive quindi voto contro”; C)serve condivisione e sostegno tra chi lavora dentro i Palazzi e chi manifesta con forza nelle Piazze il proprio sdegno per come la salute viene trattata; D) se siamo opposizione, in una Regione a guida centrodestra, è bene che rimarchiamo le differenze, almeno sui temi sensibili, altrimenti veleggia il “nella politica sono tutti uguali”; si cerchi unità nell’opposizione, attraverso la dialettica, lo possiamo fare, e questo è un appello! E poi, come detto da Liguori, essere opposizione è un grande diritto ma, come ha aggiunto nel suo intervento dal pubblico la scrivente, diventa dovere, obbligo di esercitare il proprio diritto. L’astensione, su questi temi e in questo momento politico, non ha diritto di cittadinanza.
Tutta la storia del Piano e della Sanità intera si svolge nel segno dell’arroganza di Regioni che si sentono ormai onnipotenti: un potere che non ascolta, privo di limiti, spesso incapace, che non risponde alla cittadinanza elettrice, potere che le Mostroregioni create dall’autonomia differenziata consolideranno. Il tema viene citato in assemblea, la paura del Veneto incombe, e la competizione anche: la mobilità sanitaria di pazienti e di personale andrà alle stelle, il Servizio (perché questa era la Sanità pensata da Tina Anselmi, un Servizio) decadrà ancora. Occorre reagire, come i Coordinamenti salute stanno facendo, contro ogni negazione di diritto, in particolare opponendosi al Piano Oncologico e alle sue implicazioni.
In sintesi estrema sul tema centrale: il Piano Oncologico Regionale è monco, profondamente parziale rispetto a quello nazionale, e l’ascolto di associazioni di categoria e di pazienti è nullo; tutto viene rimandato a un futuro indeterminato. Eppure diverse organizzazioni di cittadini/e (ad esempio del goriziano e del pordenonese) hanno espresso contrarietà, come le chirurgie messe in difficoltà. È un piano di razionalizzazione, con il significato che assume da tempo questo termine, tagli. Lo hanno ribadito due interventi di persone che non hanno parlato nel loro ruolo professionale o politico usuale ma in quello di pazienti di tipo oncologico: ecco il disorientamento, la fatica, il dolore, il sentirsi una trottola, pur nel riconoscimento del grande lavoro dei professionisti incontrati nel percorso, e delle loro stesse difficoltà manifeste. Un medico, una medica, si fanno in quattro, ma questo per la paziente significa dedicare a quattro persone il tempo che spetterebbe a una (10 minuti contro 40 minuti). La politica dei tagli va invertita. La persona che soffre di una malattia oncologica ha il tempo che le soffia addosso: quello della sua vita, quello che vorrebbe da chi la ha in carico. La parola chiave è, ancora, speranza, assieme a fiducia. Teniamone conto e… alla lotta!
Dianella Pez, Comitato FVG per il ritiro di ogni autonomia differenziata