Questa acciaieria s’ha da fare. Danieli e Metinvest escono allo scoperto. La Regione tace

Alla fine il re è nudo e anche alcuni investimenti editoriali a nordest cominciamo ad avere un senso. Metinvest – colosso ucraino della siderurgia – ha annunciato oggi con una nota ufficiale la volontà di costituire una joint venture con Danieli , leader mondiale di impianti e macchine per l’industria metallurgica, per realizzare un nuovo stabilimento per la produzione di acciaio “verde” in Italia.
Nella nota in realtà non si fa riferimento al sito dell’impianto ma come è noto l’idea di realizzarlo a San Giorgio di Nogaro non è mai tramontata anche se l’ipotesi che non piace a comitati e associazioni. Non è certamente casuale che la nota del colosso siderurgico sia stata emessa all’indomani della lettera inviata da Legambiente e WWF ai ministri Urso e Pichetto Fratin dove si parla di “progetto sbagliato per il Paese, sul piano industriale, e per il Friuli-Venezia Giulia per l’impatto ambientale e le ripercussioni sul tessuto socio-economico del territorio.” Le due associazioni scrivono  ai Ministri delle Imprese e del Made in Italy e dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica per esprimere preoccupazione per il metodo, e soprattutto il merito, con cui si sta affrontando la proposta di costruzione di un polo siderurgico in Friuli-Venezia Giulia. Nella lettera (leggi CS progetto acciaieria Metinvest-Danieli) si evidenzia inoltre la problematica relativa all’impatto ambientale e alle ripercussioni economiche sul territorio, “il progetto che andrebbe ad occupare oltre 70 ettari della zona industriale, nella cosiddetta Punta sud è confinante con la laguna di Marano e Grado, ambiente tutelato da norme comunitarie, regionali e dalla convenzione internazionale di Ramsar sulle zone umide. L’assenza di una politica industriale e la contiguità con la Laguna, dovrebbe suggerire l’esclusione a priori di un insediamento di così grande taglia. Senza considerare inoltre le criticità, già denunciate dalle due associazioni, quali, ad esempio, l’impatto dei dragaggi che metterebbe in soluzione nell’ambiente lagunare i metalli pesanti presenti nei sedimenti e faciliterebbe la progressione del cuneo salino in un contesto già sottoposta a forte stress causato dal cambiamento climatico (c.d. marinizzazione della laguna). Il processo industriale produrrà inoltre una quantità importante di polveri sottili, scarti di lavorazione e rifiuti e un consistente produzione di CO2 che metterebbero definitivamente in mora l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica al 2045 decisa dalla Regione FVG”.
Legambiente e il WWF auspicano che il Governo faccia subito chiarezza sul progetto a beneficio delle comunità territoriali interessate e di tutto il Paese e si dichiarano disponibili a una interlocuzione sul progetto. Per tutta risposta eco l’annuncio che assume il significato del “piede nella porta” sventolando l’entità dell’investimento stimato in via preliminare in oltre 2 miliardi di euro – si legge – con un finanziamento sostenuto da istituzioni finanziarie internazionali e da banche europee statali e private. Yuriy Ryzhenkov, amministratore delegato di Metinvest, ha auspicato che l’impresa italiana sia il primo passo importante della cooperazione con il gruppo Danieli nel settore dell’acciaio “verde”. Infatti il nuovo stabilimento italiano sarà basato sul forno elettrico ad arco brevetto dell’azienda friulana mentre le materie prime proverranno dai siti di estrazione del minerale di ferro di Metinvest a Kryvyi Rih. “Questa joint venture darà un importante contributo italiano alla ripresa dell’Ucraina nel dopoguerra”, ha detto da parte sua il Presidente del gruppo Danieli, Gianpietro Benedetti L’impresa garantirà migliaia di posti di lavoro in Ucraina e in Italia e contribuirà a ripristinare i precedenti elevati livelli di utilizzo dei siti minerari di ferro del gruppo. Questi ultimi stanno attualmente operando a capacità ridotta a causa del blocco dei porti ucraini e della perdita del controllo operativo sugli impianti di Mariupol di Metinvest.

Dal canto suo il presidente del gruppo Danieli, Gianpietro Benedetti, ha dichiarato: “Questa partnership non riguarda solo lo sviluppo economico per l’Italia e l’Ucraina o solo la transizione ‘verde’ dell’Europa e la creazione di un’acciaieria ecologica. Si tratta fondamentalmente di un fattore umano: questa joint venture darà un importante contributo italiano alla ripresa dell’Ucraina nel dopoguerra. Inoltre, siamo certi che i principali architetti italiani contribuiranno con le loro intuizioni creative allo sviluppo di progetti unici di costruzioni in acciaio che si adattano perfettamente al paesaggio del sito. Inoltre, come gruppo Danieli, vediamo questo impianto come una pietra miliare nella corsa all’ “acciaio verde competitivo”. Infine, ci auguriamo che l’acciaio prodotto da questa joint venture venga utilizzato per costruire molte case, scuole e ospedali moderni per tutta la popolazione ucraina”.

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