Reddito di cittadinanza, la stretta dell’Inps. Non sei un mago dell’informatica, allora non mangi
Venerdì 4 ottobre scorso sono stati inviati 519.586 sms per avvisare i percettori di Reddito o Pensione di cittadinanza che hanno presentato la domanda nel mese di marzo della possibilità di integrare la domanda alla luce delle nuove decisioni del governo giallo-rosso. Nella sola giornata di venerdì, comunica l’Inps, sono pervenute 114.352 integrazioni. Insomma in tantissimi hanno risposti e sono riusciti a comporre il puzzle informatico. Tutto bene quindi? Non proprio, perchè molti sono rimasti esclusi per l’impossinbilità di regolarizzare la posizione (non possiedono pc) o semplicemente per l’aver commesso errori nella compilazione dei “form” Inps su internet. Vediamo da cosa nasce questa richiesta di integrazione che sta creando non pochi disagi a persone decisamente deboli che devono barcamenarsi fra moduli online e connessioni incerte con l’Inps. Molti di loro non hanno connessione al web semplicemente perchè non si possono permettere un computer e anche se in possesso di smartphone, compilare moduli e form con un cellulare è missione impossibile perfino per un nativo digitale.
Dal canto suo l’Inps ricorda che la Legge di conversione 26/2019 parto delle menti sopraffine del governo, ha previsto un regime transitorio di salvaguardia delle richieste presentate prima della sua entrata in vigore, stabilendo che il beneficio potesse essere erogato per un periodo non superiore a sei mesi anche in assenza della nuova documentazione richiesta. Le domande presentate a marzo 2019 e accolte sono state conseguentemente poste in pagamento fino a settembre 2019. Appunto settembre. Ma se l’operazione di inserimento dei dati non è andata a buon fine nessun messaggio arriva al malcapitato come nessun messaggio viene evidenziato se dopo aver inserito tutti i dati non clicchi “sottoscrivi” ma semplicemente esci dalla pagina. Appare evidente che il problema non sembra tale, ma visto che il sistema deve essere usato da persone spesso con disagi, certamente senza dimestichezza informatica e soprattutto con le farraginose elucubrazione di tecnici informatici che non riescono a vedere oltre al proprio “mouse”. Il risultato è che a queste persone il reddito viene sospeso senza praticamente preavviso. E successo ovviamente anche a Udine, basti pensare, come ci ha segnalato uno degli sfortunati incappati nel malfunzionamento del sistema, che solo in una mattina circa un centinaio di persone era in fila all’Inps per lo stesso motivo, verificare se il form era andato a buon fine. E lo spettacolo c’è da sospettare si è verificato tutti i giorni successivi alla mancata erogazione del denaro. Infatti molti “percettori” del reddito avevano cercato, come vuole l’Inps, di “allineare il contenuto delle dichiarazioni rese da chi ha presentato la domanda nel mese di marzo a quello previsto dalla Legge di conversione” senza riuscirci. Non riesci a compilare o inviare il form? Allora non mangi. Inutile dire che se poi il “form” in questione è ingannevole la frittata era prevedibile. Infatti osservando quanto succede collegandosi al link di trasmissione dei dati presente sul sito dedicato non tutto è fluido come dovrebbe essere, il messaggio che appare è il seguente: “A seguito della conversione in legge del DL n.4 del 28 gennaio 2019, che ha introdotto il Reddito e la Pensione di cittadinanza ad opera della legge n. 26 del 28 marzo 2019 (in GU n. 75 del 29 marzo), è necessario sottoscrivere le dichiarazioni aggiornate in riferimento al Quadro F ‘Condizioni necessarie per godere del beneficio’ e Quadro G ‘Sottoscrizione dichiarazione’ in conformità al nuovo modulo di domanda per continuare a beneficiare della prestazione. In caso di mancato aggiornamento della domanda, la prestazione verrà sospesa sino al completamento della domanda, facendo salve le mensilità pregresse”. Tutto chiaro? Forse, ma in realtà dopo il percorso ad ostacoli della compilazioni quando alla fine si compila il “quadro” finale appare fra le altre cose ben evidenziata la scritta “SOTTOSCRIZIONE DELLE DICHIARAZIONI AGGIORNATE”. A quel punto una persona normale penserebbe di aver concluso, ma invece no. Se non clicchi un malefico pulsante “sottoscrivi” e chiudi la pagina nessun dato viene trasmesso, ma soprattutto nessun“allert” viene attivato. Così la persona è convinta di aver “ottemperato” l’Inps non ti avverte e così da ottobre non mangi più. Dato che solo per le domande aggiornate fino al 21 ottobre sarà possibile l’elaborazione nei tempi utili per la liquidazione della rata spettante per la mensilità di ottobre. Per chi effettuerà l’aggiornamento dopo il 21 ottobre, la prestazione resterà sospesa sino all’acquisizione della dichiarazione. Non è però chiaro con che tempi il tutto verrà ripristinato, dato che in molti casi non è che non vi fosse volontà di “ottemperare” alle nuove elucubrazioni governative, ma che il sistema “digitale” non è certo a prova di errore. Intanto c’è chi tira la cinghia.