Regione Fvg by Fedriga fornisce gratis dati sanitari dei cittadini alla multinazionale Novartis, anzi paga milioni perché se li prendano
Oggi si sono svolte le previste manifestazioni promosse dalla Cgil del Fvg in difesa della sanità pubblica. Bene, è sicuramente una iniziativa meritoria come meritorio è anche che nei presìdi si sia vista la presenza di candidati alle prossime elezioni regionali, candidati di varie forze che comunque si oppongono alla riconferma di Massimiliano Fedriga alla guida della Regione. I motivi della manifestazione sono noti, come è sotto gli occhi di tutti il progressivo peggioramento a livello di prestazioni fornite ai cittadini da parte del servizio sanitario pubblico, che spesso ha visto la politica della Regione favorire in maniera più o meno palese una deriva verso il privato. Ma quello che forse è caduto nel dimenticatoio sono le “grandi manovre” affaristiche messe in campo sulla sanità del Fvg sulla pelle dei cittadini. Manovre più complesse da percepire rispetto ai problemi dei tempi d’attesa per visite o diagnostica o al decadimento qualitativo, non delle cure, che per fortuna sono garantite da una classe medica ed infermieristica di prim’ordine ma che patisce problematiche di gestione “aziendale” e di risorse. E’ infatti passata nel dimenticatoio la firma dell’accordo fra il Presidente Fedriga, attuale rappresentante del massimo vertice della Regione Fvg, con la dirigenza della società farmaceutica elvetica Novartis. Vicenda complessa e a dir poco opaca, sulla quale andrebbe scavato molto e non solo a livello giornalistico. Noi cerchiamo di farlo scusandoci con chi ci legge della lunghezza dello scritto, ma del resto per ricostruire vicende complesse, non si può semplificare troppo soprattutto perchè è giusto riportare le vicende sulla base delle dichiarazioni degli stessi interessati. Vi anticipiamo però il risultato finale: la Regione Fvg cede di fatto la potestà dei dati sanitari dei cittadini (se pur in forma aggregata) a società private e anziché farsi pagare (fra l’altro non si potrebbe fare ndr) paga lei con la scusa di fumosi progetti di partnership, i cui benefici, se ci saranno, sono sproporzionati in negativo rispetto nelle potenzialità offerte ai privati. Opinione nostra, ovviamente ma che sulla quale cerchiamo di fornire elementi di trasparenza. Chiariamo subito che riteniamo l’operazione sbagliata e non vogliamo pensare a qualcosa che non sia solo incapacità di gestire la cosa pubblica, fattore che già ci pare assai grave.
Andiamo per ordine e ricostruiamo gli eventi: Il 29 settembre 2022, scorso anno, un lancio ufficiale dell’agenzia di stampa della Regione Fvg diffonde la notizia, in pompa magna, con tanto di foto opportunity e filmato promozionale la notizia che il Fvg è con “Novartis per costruire medicina del futuro”. Così si legge testualmente: “Presentati con vice Riccardi e assessore Rosolen i primi progetti della partnership Trieste. Un obiettivo che guarda a un futuro più vicino di quello che si immagini, nel quale le innovazioni in campo medico permetteranno di prevedere le patologie e di intervenire con la prevenzione, evitando in questo modo l’insorgenza della malattia e abbassando la pressione sulle strutture ospedaliere”. “Così il governatore Massimiliano Fedriga oggi 29 settembre a Trieste che – assieme al vicegovernatore Riccardo Riccardi, all’assessore alla Ricerca Alessia Rosolen e all’amministratore delegato di Novartis Italia Valentino Confalone – ha presentato i primi due progetti frutto della collaborazione tra la Regione Fvg e la multinazionale farmaceutica. Come ha spiegato Fedriga, si tratta di una partnership che ha il coraggio di guardare oltre alla contingenza e di costruire le basi di un cambiamento “essenziale per affrontare le sfide del futuro legate all’aumento della longevità della popolazione e quindi alla necessità di avere un sistema sanitario in grado di offrire risposte di salute di qualità”. L’auspicio, come ha sottolineato il governatore, è che questa esperienza in atto in Friuli Venezia Giulia rappresenti una buona prassi da replicare a livello nazionale. Sul piano economico il massimo esponente della Giunta ha ricordato i 45 milioni di euro (sulla parte di spesa corrente) nel triennio destinati alla collaborazione pubblico-privato, a testimonianza della volontà programmatica dell’Amministrazione”.
Ci sono due elementi che bisogna tenere a mente, 45 milioni e “buona prassi da replicare a livello nazionale”. Ed in effetti che la vicenda abbia contorni economici importanti e sia “nazionale” lo dimostra il fatto che l’annuncio è di settembre 2022 ma che già il 14 gennaio 2022 , oltre 8 mesi prima, era Novartis a raccontare i propri progetti di business sulla salute degli italiani e che la Regione Fvg con un lancio (21 gennaio) confermava le intenzioni di partnership. Infine l’ad di Novartis, Valentino Confalone, in quell’occasione ha parlato del percorso virtuoso compiuto con la Regione Friuli Venezia Giulia, “che oggi si rafforza ancora di più attraverso progettualità concrete, dimostrando l’importanza del partenariato pubblico-privato per offrire risposte innovative ed efficaci alla domanda di salute dei cittadini. Grazie al lavoro svolto in questi mesi, saremo infatti in grado di avviare la sperimentazione di modelli che guardano al futuro della sanità territoriale, in aree di cruciale importanza per i pazienti come la prevenzione, l’integrazione ospedale-territorio e la medicina predittiva. E proprio in quest’ultimo ambito – ha concluso – uno dei due progetti della partnership si focalizza come progetto pilota in campo cardiovascolare”. In realtà la firma di novembre arriva dopo che nel gennaio precedente si era perfezionato l’accordo. Si legge sulla stampa specializzata che, siamo al 14 Gennaio 2022: “Con la ristrutturazione del Servizio sanitario nazionale prefigurata dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) il tempo delle partnership è definitivamente arrivato e che Mercoledì 12 gennaio la Conferenza Stato-Regioni ha dato il via libera alla ripartizione di oltre 6,5 miliardi di euro previsti dal Pnrr e di circa 1,5 miliardi inseriti nel Piano nazionale per gli investimenti complementari in sanità. Come spiegato dal presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga tali risorse serviranno a realizzare case di comunità (2 miliardi); rafforzare l’assistenza domiciliare e la telemedicina (204,5 milioni); sostenere ospedali di comunità e l’assistenza sanitaria intermedia (1 miliardo); ammodernare la dotazione tecnologica e digitale negli ospedali (oltre 2,6 miliardi); migliorare sicurezza e sostenibilità ospedaliera (638,8 milioni). Insomma un piatto ricco che lascia prefigurare che, oltre a quelli citati, più in generale, altri investimenti saranno destinati a infrastrutture tecnologiche, analisi dei dati, vigilanza sui Livelli essenziali di assistenza, sviluppo delle competenze tecniche-professionali, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario. Non chiaro, se non nella mente dei “manovratori” come e in che modo, il diritto alla salute sarà effettivamente garantito ai cittadini da Nord a Sud della Penisola. Si dice che dipenderà in buona parte anche dalla possibilità che avranno di accedere facilmente a cure, servizi e tecnologia sviluppate dall’industria life science. Di qui la necessità vicendevole tra Regioni e imprese di stringere alleanze strategiche, con reciproco vantaggio, nel nome di un’assistenza sanitaria snellita nelle procedure, più centrata sul territorio che non sull’ospedale e più vicina alle persone. A parole sono buni propositi, ma come questi possono essere sviluppati è chiaro di certo alla Novartis che non a caso ha annunciato un nuovo assetto. La filiale italiana della multinazionale svizzera si è infatti dotata delle nuove funzioni di Public Affairs & Sustainability e Value Access and Regional Partnership ( Affari Pubblici e Sostenibilità con Partenariato Regionale) che contano rispettivamente dodici e quaranta persone, e quella più recente di Innovation & Services a cui tocca il compito di individuare soluzioni innovative in grado di integrare la proposta dell’azienda all’interno dei nuovi modelli.
Al progetto Novartis Italia lavorava da metà dell’anno scorso (2021), spiega Pasquale Frega altro papavero dell’azienda farmaceutica, il Country President Novartis e amministratore delegato di Novartis Farma. “Un’organizzazione centralizzata non aveva più senso: da oggi abbiamo un fortissimo driver regionale articolato in sei macro territori. Una peculiarità tutta italiana che abbiamo spiegato al nostro “quartiere generale” proprio in rapporto alla grande opportunità che si sta realizzando in Italia di ridisegnare il Ssn, anticipando la necessità di fornire un supporto alla sanità regionale con team focalizzati e competenze nuove che prima non avevamo”. Da dove arrivano queste competenze? “Un po’ ridistribuiamo le risorse interne e un po’ le acquisiamo dal mercato” conclude Frega. Di qui a qualche mese dovrebbe essere possibile regione per regione e per le diverse aree terapeutiche presidiate da Novartis (soprattutto quelle delle patologie croniche o cronicizzate) avere una rappresentazione fedele delle soluzioni proposte e delle forze da mettere in campo in rapporto ai bisogni delle singole realtà”. E qui torna in campo Fedriga, come presidente delle Regioni e ahinoi come presidente della giunta regionale del Fvg nella quale si sentito in dovere di fare il primo della classe nei confronti di Novartis. Così a pochi giorni dalla dichiarazioni di Pasquale Frega che ricordiamo essere Country President Novartis e amministratore delegato di Novartis Farma, Massimiliano Fedriga annunciava (siamo al 21 gennaio 22), che “Il Friuli Venezia Giulia vuole essere attrattivo per le realtà multinazionali e per le startup al fine di accompagnare la loro trasformazione in aziende. Su questo solco l’accordo con Novartis (che poi produrrà la firma dei progetti nel novembre successivo), primo player internazionale per la ricerca farmaceutica, finalizzato alla realizzazione di un polo delle scienze della vita nella nostra regione è un passaggio strategico di fondamentale importanza”. Fedriga, si legge ancora nella nota ufficiale “ ha rimarcato che la struttura regionale ha lavorato per arrivare in tempi rapidi a questo protocollo a soli due mesi dal primo contatto con Novartis. “La visione di questa iniziativa – ha aggiunto Fedriga -, che punta all’innovazione del settore sanitario attraverso la tecnologia digitale e alla crescita delle startup, non si limita ai confini nazionali, ma guarda all’area dei Paesi limitrofi alla regione nell’ottica di un orizzonte marcatamente internazionale, vista anche la dimensione scientifica e industriale del partner che registra 50 miliardi di fatturato annui a livello globale”. Si tratta, “ del primo passo di questa collaborazione finalizzata a definire proposte progettuali inerenti a temi di interesse strategico per la Regione e a valorizzare le realtà del settore più innovative sul territorio, sempre con l’obiettivo di dar vita a un polo regionale delle scienze della vita”. Per l’operazione le risorse previste a bilancio (15 mln) servono per la costituzione di una fondazione pubblico/privato finalizzata a favorire lo sviluppo delle startup sul territorio e la costituzione di un fondo per trasformare le stesse startup in aziende. A far da base economica all’accordo, finalizzato allo sviluppo delle startup, anche i 9 milioni dei fondi Fesr. A questi stanziamenti regionali, ha puntualizzato si andranno poi a sommare quelli del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Piatto ricco quindi tanto che l’amministratore delegato di Novartis Italia, Pasquale Frega, ha sottolineato come questo accordo, fondato sulla vicinanza ai cittadini e sull’innovazione digitale, rappresenti una prima importante tappa nel percorso della sanità italiana. “L’azienda – ha detto ancora – sosterrà questo progetto con tutte le sue risorse, in termini di esperienze che negli ultimi anni si sono arricchite di nuove e maggiori competenze informatiche”. Insomma i soldi li mette la regione l’esperienza la Novartis… Ma ricostruendo la vicenda si viene a sapere siamo al 13 0tt 2022 di un accordo fra Novartis Italia ed Engineering, accordo per rispondere alle sfide della Missione 6 del Pnrr e che vedremo essere funzionale anche alle operazioni “regionali”. L’accordo tra le due aziende è volto a cogliere le sfide lanciate dalla Missione 6 del Pnrr, dedicata alla tutela della salute, con un particolare focus alle Regioni e ai sistemi sanitari a livello territoriale. La collaborazione, che sarà triennale sperimenterà modelli data-driven nell’ambito della medicina predittiva e di prossimità, telemedicina e ottimizzazione modelli operativi intra-ospedalieri. Engineering e Novartis Italia hanno siglato un accordo strategico di collaborazione per lo sviluppo di iniziative e soluzioni finalizzato ad accelerare la transizione digitale della sanità italiana attraverso tecnologie all’avanguardia nei servizi di cura, nell’assistenza ai pazienti e nella gestione delle strutture sanitarie, ambito in cui entrambe le aziende vantano una lunga esperienza e un percorso virtuoso di collaborazioni consolidate. Questa partnership, della durata di tre anni, prevede l’impegno di Engineering e Novartis nel tavolo di lavoro congiunto “PNRR e salute connessa”, che farà leva su competenze diversificate, relative a quelle aree che rivestono un ruolo particolarmente critico e prioritario all’interno del PNRR e che possono giocare un ruolo di punta nella costruzione della sanità del futuro. In particolare, le aree di collaborazione riguardano, come accennato, la sperimentazione di modelli data-driven. “Oggi l’Healthcare è l’avamposto dell’innovazione, dove tecnologie all’avanguardia permettono di sfruttare il potere del dato per dare vita a ecosistemi digitali orientati alla cura e al benessere delle persone – osserva Maximo Ibarra, CEO di Engineering – Engineering si è guadagnata un ruolo importante di collaborazione con le Regioni nella digitalizzazione della Sanità a beneficio dei pazienti e della sostenibilità economica del sistema sanitario. L’accordo siglato con Novartis ci permetterà di disegnare processi di trasformazione digitale ancora più mirati e soluzioni che, garantendo anche la sicurezza del dato sanitario e il rispetto della privacy, miglioreranno la qualità e la tempestività dei percorsi di cura, così da generare un benessere diffuso e inclusivo per il Paese”. Insomma tutti dei buoni samaritani anche se dimenticano che i dati di cui si parla sono di proprietà dei cittadini. I modelli di business data driven (o DDBM, Data Driven Business Model) si basano sulla creazione, raccolta analisi e aggregazione di dati di prima parte. Milioni di numeri e informazioni che, se sfruttati al meglio, permettono di prendere decisioni ponderate e supportate da una base scientifica. Dati che riguardano i cittadini che verrebbero ceduti ai privati nell’ambito di: medicina predittiva e di prossimità, telemedicina al servizio delle cure domiciliari e ottimizzazione dei modelli operativi intra-ospedalieri, a beneficio, ad esempio, della riduzione delle liste di attesa. Ma cerchiamo di capire cosa significa essere data-driven. Data-driven significa essere “guidati dai dati”, ossia prendere decisioni in base ai dati, alle informazioni di cui si dispone, e non in base a dinamiche soggettive e a sensazioni personali: è questo, in estrema sintesi, il significato di “approccio data-driven”. In lienea di principio non è negativo a patto che il valore generato resti di appannaggio pubblico, infatti per un’organizzazione, adottare un modello di questo tipo si traduce, in sostanza, nel fare dei dati la base di appoggio del processo decisionale – oltre che di tutti i livelli di operatività – e della scoperta di nuove opportunità, che per il pubblico è funzionalità del sistema per i privati non può essere che implementazione del business. Andando più in profondità, essere “guidati dai dati” significa sapere sfruttare la vasta mole di informazioni che si ha a disposizione. Come? Avvalendosi – ad esempio – di strumenti di analisi avanzati, di soluzioni di intelligenza artificiale e di sistemi di data management. L’obiettivo è prendere e fare prendere, decisioni basate sulla raccolta e sull’analisi dei dati, automatizzare i processi aziendali, rendere più attraente la propria offerta, affinare le strategie di marketing e molto altro.
La cosa che lascia di stucco che normalmente qualsiasi azienda paga profumatamente i dati per costruire i propri data driven, invece il Fvg non solo fornisce i dati sanitari dei cittadini gratis, ma addirittura paga fior di milioni (una quarantina in tre anni) perchè qualcuno li sfrutti. A pensar male…..
Fabio Folisi