Regione Fvg con figli e figliastri. Comuni di centrosinistra quasi totalmente esclusi dai finanziamenti per l’appartenenza politica. Fedriga “governatore” amato ma… nell’ignoranza
Vogliamo fare una premessa prima di entrare nel merito di quanto di davvero scandaloso è emerso questa mattina grazie alla conferenza stampa convocata dal Gruppo consiliare del Patto per l’Autonomia – Civica FVG dove si è dimostrato, dati alla mano, che la Regione Autonoma Fvg e il suo slogan “Io sono Fvg” vale solo per chi ha una determinata appartenenza politica che, riceve ogni sorta di prebenda con i soldi che dovrebbero essere per tutti e non solo per chi vota a destra. Ed allora vale la pena chiedersi: Chissà se i mille corregionali sentiti dai sondaggisti erano a conoscenza che i soldi ai Comuni in Fvg sono dati in via discrezionale sulla base di un unico parametro, l’apparteneza al centrodestra. Pochi sanno infatti che sono mille i soggetti che con le loro interviste alla Noto Sondaggi per conto del Sole 24 Ore hanno decretato essere Massimiliano Fedriga presidente della giunta regionale Fvg il miglior “governatore” (carica farlocca ndr), insomma il più amato fra le Regioni . Come già da noi espresso più volte, i sondaggi sul “gradimento”, lasciano il tempo che trovano. Sono solo cartucce di stampa per l’inchiosro dei giornali che con superficialità disarmante, si prestano a diventare cassa di risonanza di statistiche che, per la loro scarsa attendibilità, meriterebbero solo di essere cestinate. Ma si sa, accarezzare il vello dei potenti , anche quando è fetido, è cosa molto amata da chi, anzichè cane da guardia del potere, diventa scodinzolante cane da compagnia, garantendosi così i favori personali e magari succulenti contratti pubblicitari milionari con denaro pubblico. Questo per intenderci vale sia per i governatori che per i sindaci, dato che lo “studio” dei sondaggisti si basava sul semplice quesito: «Confermerebbe il suo voto al governatore o al sindaco?» insomma il gradimento dell’amministratore è basato sulla risposta a questa domanda che in molti casi ricorda il clasico quesito all’oste se il vino e buono, se non altro perché la numerosità campionaria in ogni Regione è stata appunto di solo 1.000 soggetti e di 600 elettori in ogni Comune, disaggregati, viene comunicato, per genere, età e area di residenza. Moi che siamo maliziosi, visti i risultati, temiamo anche per appartenenza politica. Insomma anche se la bella iniziativa di Patto per l’Autonomia tenuta oggi racconta con dati e dovizia di particolari una realtà di pesante utilizzo del potere per fini di parte, il vero problema che le opposizioni continuano a non comprendere fino in fondo, è quello della comunicazione che per essere efficace deve essere convincente quanto costante. Non basta un “colpo di teatro e via”. In sostanza quanto detto oggi in conferenza stampa da Patto per l’Autonomia , alla fine, scivolerà via nelle pagine dei giornali come classica una tantum da dare all’opposizione. Ci sarà forse il fuoco di fila delle repliche che troveranno ogni sorta di motivazione per dimostrare il contrario e che troveranno egual eco mediatico in base al famoso “sentire le due campane”, guai a spiegare dove stanno le note stonate. Per questo nella politica autodistruttiva del terzo millennio l’importante è negare, tanto in assenza di stampa che faccia le pulci alle dichiarazioni, tutto si può raccontare. Poi tornerà il silenzio e al massimo qualche scaramuccia nell’aula consiliare troverà tiepida eco nelle ben poco lette cronache delle agenzie di stampa della Regione, buone però a tutti (o quasi) i consiglieri per soddisfare la loro bulimia d’immagine pubblica.
Ma veniamo alla cronaca dell’incontro che si è svolto, come accennato in apertura, questa mattina nella sede della Regione Fvg di Udine. In calce le slide che dimostrano con dati precisi quanto affermato nel corso della conferenza stampa convocata dal Gruppo consiliare del Patto per l’Autonomia – Civica FVG per analizzare la situazione del sistema delle autonomie locali del Friuli-Venezia Giulia, con particolare riguardo agli effetti sulle stesse della riforma Roberti (legge regionale 29 novembre 2019, n. 21, “Esercizio coordinato di funzioni e servizi tra gli enti locali del Friuli-Venezia Giulia e istituzione degli Enti di decentramento regionale”). Si sono alternati al microfono Massimo Morettuzzo Enrico Bullian, Giulia Massolino e Marco Putto. «La riforma Roberti, approvata dalla maggioranza nel 2019, dopo 5 anni non ha portato a nessun miglioramento nel funzionamento delle amministrazioni locali, che anzi in moltissimi casi fanno sempre più fatica a garantire anche l’erogazione dei servizi di base. I numeri ne certificano il fallimento: sono solo 4 le Comunità volontarie che si sono costituite finora, nella maggior parte dei casi hanno condiviso pochissimi servizi e, dunque, non hanno raggiunto l’obiettivo di facilitare le attività dei Comuni aderenti che la riforma si era proposta». Lo ha evidenziato il capogruppo Moretuzzo. Le consigliere e i consiglieri di Patto per l’Autonomia – Civica FVG hanno quindi denunciato la disparità di trattamento riservata dall’esecutivo ai Comuni non “allineati” politicamente che si è tradotta nell’esclusione dai finanziamenti della concertazione pur nella condizione di una inedita disponibilità di risorse finanziarie pubbliche. Basiliano, Chions, Fiumicello-Villa Vicentina, Romans d’Isonzo, Zoppola, Sesto al Reghena, Mereto di Tomba sono solo alcuni dei Comuni “puniti” per la loro appartenenza politica; altri (da Palmanova a Turriaco) devono accontentarsi di briciole. Al contrario, c’è chi fa festa: il Comune di Trieste è il primo a brindare con la copertura del 118% rispetto a quanto richiesto. Una discriminazione inaccettabile alla luce della quale le consigliere e i consiglieri Enrico Bullian, Simona Liguori, Giulia Massolino, Massimo Moretuzzo e Marco Putto hanno presentato, con spirito collaborativo, il disegno di legge che integra la legge regionale 21/2019, introducendo la clausola valutativa per poter procedere periodicamente con una verifica sul funzionamento delle Comunità volontarie. Poiché qualsiasi provvedimento preso per i singoli Comuni è insufficiente, l’unica strada percorribile è quella dei processi aggregativi, prevista dalla L.R. 21/2019, rispetto alla quale dopo 5 anni è necessario capire cosa funziona e cosa invece va modificato. «Per questo auspichiamo un’ampia condivisione di questo progetto di legge che consta di un unico articolo volto proprio a prevedere una valutazione periodica dei risultati raggiunti (dapprima dopo 4 anni dall’entrata in vigore della legge regionale e, successivamente, con cadenza annuale) in particolare riguardo allo stato di realizzazione degli interventi previsti dalla norma stessa, con attenzione ad una serie di aspetti puntuali elencati in norma». All’incontro erano presenti anche altri consiglieri delle forze d’opposizione( Furio Honsell di open, Serena Pellegrinino Avs, Manuela Celotti e Massimiliano Pozzo del Pd) in questo caso tutti concordi nell’evidenziare l’intollerabilità della gestione by Roberti dei rapporti con i comuni. Nei mesi scorsi hanno ulterriormente spiegato dal Patto, a seguito di una interrogazione del Gruppo alla Giunta, è emerso che i fondi a disposizione dei Comuni per la realizzazione di opere pubbliche non ancora utilizzati sono in crescita costante (l’ultimo dato fornito a gennaio 2024 vede l’avanzo vincolato relativo al 2022 pari a oltre 354 milioni di euro, 62 milioni in più del 2021, con un aumento di circa il 18%, a cui si sommano i dati sul Fondo pluriennale vincolato, per un totale superiore ai 760 milioni di euro) e che tali risorse a disposizione dei Comuni sono in gran parte ferme da anni perché gli stessi non sono in grado di spenderli, soprattutto a causa della situazione disastrosa in cui si trovano molte delle strutture tecnico-amministrative degli enti locali. Questi numeri evidenziano in modo oggettivo le tante criticità nell’implementazione della riforma degli enti locali approvata nel 2019. «Di fronte a questa situazione – ha affermato Moretuzzo –, depositeremo a breve una interrogazione per sapere quante risorse sono ferme nei cassetti dei Comuni e se l’amministrazione regionale intende avviare un’attività di monitoraggio complessivo delle risorse erogate e del loro effettivo utilizzo per individuare i Comuni con maggiori difficoltà a spendere i fondi a disposizione e di sanare le problematicità alla base del loro uso ritardato». In sede di assestamento di bilancio, «proporremo di incentivare in modo serio i processi di aggregazione degli enti locali, dentro o fuori dalle Comunità. Questa è l’unica strada per risolvere le criticità esistenti. Ci auguriamo che la Giunta Fedriga riconosca quanto prima il fallimento delle politiche finora messe in atto e cambi rotta, prendendo atto delle richieste che arrivano dai Comuni e delle proposte che da tempo portiamo dentro l’aula consiliare».