Report scenari economici in Friuli Venezia Giulia secondo l’Ufficio Studi di Confindustria Udine
Il Pil del FVG, secondo le analisi dell’Ufficio Studi di Confindustria Udine su dati Prometeia aggiornati a gennaio, è previsto aumentare in volume dello 0,5% nel 2024 (rispetto allo 0,6 stimato lo scorso ottobre) e dell’1% nel 2025 (0,9% la stima tre mesi fa), in misura leggermente superiore al dato nazionale (+0,4% nel 2024, +0,9% nel 2025). Alla fine del prossimo anno il Pil regionale potrebbe segnare una variazione del +5,8% rispetto al 2019, pre-covid.
Il quadro macroeconomico quest’anno risente ancora dell’irrigidimento delle condizioni monetarie e creditizie per famiglie ed imprese conseguente al rialzo dei tassi di interesse (5,6% tasso medio sui nuovi prestiti bancari alle imprese, 4,5% tasso medio su nuovi mutui per le famiglie per l’acquisto di abitazioni). Il prossimo anno il Pil è stimato in leggero rialzo rispetto al 2024 (e +5,8% sul 2019) per effetto anche dell’auspicato taglio dei tassi.
Per quanto riguarda le componenti della domanda, i consumi delle famiglie (CF) dovrebbero continuare ad espandersi ad un ritmo superiore a quello del Pil, +1,5% nel 2024 e +1,2% nel 2025, beneficiando del parziale recupero del potere d’acquisto delle famiglie, superando già quest’anno di 2,2 punti percentuali il livello pre-pandemico.
Gli investimenti (IFL), dopo essere cresciuti nel quadriennio 2019/2023 del 21,7%, sono previsti frenare, -1,2%, nel 2024, risentendo degli elevati costi di finanziamento e dell’esaurirsi degli effetti legati agli incentivi nel settore edile. Un leggero aumento il prossimo anno, +1,5% deriverebbe dagli interventi del PNRR che dovrebbero dispiegare i massimi effetti.
Le esportazioni (EXP) di beni in volume, nonostante l’andamento ancora deludente della domanda tedesca, sono previste in recupero (+2% nel 2024, +2,8% nel 2025), coerentemente con un quadro del commercio internazionale più favorevole.
Dal lato dell’offerta, il valore aggiunto dell’industria è previsto solo in parziale ripresa ( -1,5% nel 2023, +0,1% nel 2024, +0,8% nel 2025), subendo la debole fase congiunturale dei principali partner, in particolare della Germania. In contrazione il comparto delle costruzioni ( -0,4% nel 2023, -4,4% nel 2024, -3,4% nel 2025), mentre si stima prosegua l’espansione in quello dei servizi (+1,8% nel 2023, +1% nel 2024, +1,3% nel 2025).
Il mercato del lavoro resta solido. L’occupazione, misurata in termini di unità di lavoro, si incrementerebbe dello 0,7% quest’anno e dello 0,9% il prossimo. Il tasso di disoccupazione è previsto in ulteriore calo, passando dal 4.9% del 2023 al 4,7% del 2024 (era al 6,2% nel 2019, pre-pandemia).
Il contesto e le prospettive economiche restano molto incerte, dominate da tensioni internazionali per le quali non si prospetta una risoluzione imminente.
A gennaio il traffico di navi nel Mar Rosso è calato di oltre il 50% rispetto agli ultimi mesi del 2023. Per l’Italia il 54% degli scambi è via mare, il 40% tramite il canale di Suez. La prosecuzione degli attacchi navali, con conseguente ulteriore incremento dei costi nell’utilizzo dei container e dei noli, se non sarà risolta a breve, avrà un effetto negativo aggiuntivo sulle catene del valore e sulle esportazioni italiane e regionali.
Al momento i prezzi del petrolio e del gas (28 euro/MWh al Tft) non ne hanno risentito, beneficiando di un’offerta mondiale superiore alle attese, di stoccaggi (70% al momento in Italia) sopra la media e di una domanda, anche industriale, più contenuta. Decisivo, inoltre, l’aumento della capacità da rinnovabili, con record lo scorso anno di installazioni nel solare fotovoltaico e nell’eolico.
L’inflazione al consumo è scesa lo scorso dicembre al +1,3% annuo in FVG. Era +10,6% a dicembre 2022. Si mantiene più elevata, viceversa, in Germania (+3,8%), Francia (+4,1%), Eurolandia (+2,9%). L’inflazione di fondo continua a seguire un percorso di rientro più graduale e si porterà in Italia sotto il 2% soltanto nel corso del prossimo anno.
Un primo taglio dei tassi BCE di 25 punti base (attualmente 4,50%) è atteso non prima di aprile (complessivamente si attende un calo di circa 150 punti base entro la fine del 2024).