Restaurata la macchina a vapore dell’Amideria Chiozza grazie al contributo concesso da FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano

È stato presentato questa mattina il risultato del restauro della macchina a vapore contenuta all’interno dell’Amideria Chiozza di Perteole (Ruda – UD), ora di nuovo lucente e perfettamente funzionante. Il recupero è stato reso possibile grazie al contributo concesso dal FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano con Intesa Sanpaolo nell’ambito de “I Luoghi del Cuore”, il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare. Le autorità, la stampa e i cittadini, hanno ammirato quello che fu il cuore pulsante del complesso industriale di origine ottocentesca attivo nell’estrazione dell’amido, dopo un intervento di recupero conseguente alla sua lunga inattività e al generale abbandono del sito manifatturiero a partire dagli anni Ottanta. Il restauro del macchinario, inserito in una rara testimonianza della Prima rivoluzione industriale che è l’unica fabbrica di amido in Europa a oggi ancora in possesso del sistema produttivo originale, è stato realizzato grazie al grande impegno dei volontari dell’Associazione Amideria Chiozza, costituitasi nel 2014, e al supporto tecnico – scientifico del Museo della Tecnica di Brno, nella Repubblica Ceca, in cui si conserva la documentazione originale delle macchine della Ernst Brunn, ditta che realizzò l’apparato nel 1901.
All’appuntamento sono intervenuti: Franco Lenarduzzi, Sindaco del Comune di Ruda, Raffaele Antonio Caltabiano, Presidente dell’Associazione Amideria Chiozza, Tiziana Sandrinelli, Presidente Regionale FAI – Friuli Venezia Giulia e Diego Bernardis, Presidente V Commissione Cultura Consiglio Regionale Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.

La Macchina a Vapore – La macchina a vapore monocilindrica orizzontale con valvola collettore e regolatore centrifugo verticale dell’Amideria venne prodotta dalla Fabbrica Erste Brunner di Brno in Repubblica Ceca, nello stabilimento di Wannieck e porta la matricola 2486. La macchina era alimentata da due caldaie modello Cornovaglia prodotte nel 1901 dalla Skoda. La Fabbrica Brunner fondata all’inizio del 1800 era una delle fabbriche più grandi e importanti dell’Impero Austro–Ungarico e fu attiva nella produzione di macchine di generazione di energia sino al 1939, diventando poi fabbrica di armamenti sino alla caduta del muro di Berlino nel 1989.
La macchina dell’Amideria fu installata nel 1902 e il vapore prodotto dopo il primo utilizzo per le necessità energetiche dello stabilimento, veniva riutilizzato nel reparto essiccazione della fabbrica.

Il censimento “I Luoghi del Cuore” – Nel 2016 l’Amideria Chiozza si posizionò al 21° posto nella classifica nazionale dell’ottava edizione de “I Luoghi del Cuore”, il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare promosso dal FAI in collaborazione con Intesa Sanpaolo. 13.288 i voti raccolti, grazie al lavoro dell’Associazione Amideria Chiozza insieme al Comune di Ruda, che seppero coinvolgere non solo la comunità di Ruda ma tutta la popolazione dell’area della ex Provincia di Udine. Grazie al piazzamento, il Comune di Ruda presentò un progetto di recupero della macchina a vapore, custodita all’interno dell’Amideria Chiozza, sul Bando “I Luoghi del Cuore” che FAI e Intesa Sanpaolo lanciano dopo ogni edizione del censimento, ottenendo così un contributo di 26.000 euro. Attraverso il censimento e con la restituzione alla fruizione pubblica del manufatto, è stato raggiunto l’obiettivo di dare nuovo impulso e attenzione a tutta l’antica fabbrica, testimonianza storica dello sviluppo imprenditoriale e sociale del territorio e della sua comunità.

Il recupero – I lavori per il restauro si sono svolti secondo un percorso di ricognizione, smontaggio, pulizia, restauro e rimontaggio, la cui durata era inizialmente stimata tra i 6 e gli 8 mesi. L’intervento ha visto l’avvio il 24 maggio 2019, in seguito al completamento dei lavori di sistemazione e messa in sicurezza del solaio e della copertura del vano che ospita la macchina, sostenuti dal Comune di Ruda con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia.

Durante l’estate 2019, con il supporto dei tecnici del Museo della Tecnica di Brno, si è provveduto allo smontaggio di tutte le parti che prevedevano un restauro o una pulizia direttamente nella località della Repubblica Ceca, il loro conseguente imballaggio e trasporto. Ben 5 pallett per un totale di 550 Kg.

Parallelamente, a Perteole, i volontari dell’Associazione Amideria Chiozza hanno continuato a lavorare con impegno e con passione nella pulizia e restauro delle parti più grandi. L’ingegno e la competenza tecnica di Giovanni Perissin hanno permesso di affrontare positivamente i problemi di diversa natura che venivano incontrati e la caparbietà dei volontari, che operavano in un ambiente non riscaldato e impegnativo, ha consentito di completare gran parte della pulizia entro febbraio 2020.

L’emergenza Covid-19 in Italia e il lockdown conseguente hanno poi costretto i volontari a sospendere i lavori, che, dopo la pausa forzata, sono ripresi non appena le norme in vigore lo hanno consentito, fino ad arrivare al completamento tanto atteso.

L’Amideria Chiozza. La storia – L’Amideria Chiozza sorse nel 1865 lungo la roggia denominata La Fredda sui resti di un vecchio mulino, nella omonima frazione di Perteole, località nel Comune di Ruda, inaugurando il ciclo chimico-industriale dell’estrazione dell’amido dapprima dal frumento, poi dal mais e a partire dal 1872 dal riso. Il complesso, molto esteso, comprende la fabbrica, la villa del direttore e le case degli operai e costituisce un unicum nel patrimonio industriale in Friuli Venezia Giulia. Il sito nacque su progetto del chimico e imprenditore Luigi Chiozza (Trieste 1828, Scodovacca 1889), uomo capace di rivoluzionare le tecniche agricole dell’epoca coniugando agricoltura e industria in un unico filone in quella che diventò una tenuta modello. La fabbrica utilizzava infatti un metodo di lavorazione brevettato da Chiozza e i macchinari adoperavano come forza motrice l’acqua di risorgiva che veniva trasformata in vapore, generando, per quasi un secolo (1902-1986) l’energia necessaria. Luigi Chiozza fu in grado di dare il via al progetto grazie alle sue profonde conoscenze scientifiche, apprese a L’ècole de chimie pratique di Parigi, dove tra i suoi compagni di studi ci fu l’illustre chimico Louis Pasteur, che per un periodo (novembre 1869 – luglio 1870) si stabilì nelle vicinanze di Ruda recandosi quotidianamente nel laboratorio dell’amico per effettuare esperimenti e studi.

Fin dal 1875 l’Amideria vide il perfezionato con procedimenti industriali il sistema di estrazione dell’amido dal riso e dal mais, ottenendo dal Ministero Austriaco del commercio il “privilegio esclusivo per la durata di 6 anni nell’erezione di un metodo particolarmente atto a separare l’amido dalla parte oleosa del grano turco, rendendola con ciò di durata maggiore e di un colore bianco perfetto”.

Nel 1889 la direzione della fabbrica passò al figlio di Chiozza, Giuseppe, e poi nel 1902 a una nuova società con capitali triestini: “La nuova Pilatura Triestina”. A questo periodo risale la grande ristrutturazione della fabbrica con l’introduzione di nuove caldaie e macchine per aumentare la produzione, oggetto del restauro. L’edificio mantenne intatto l’accesso anteriore orizzontale, sviluppandosi nella parte retrostante in maniera longitudinale: a Nord c’erano i locali per la produzione e a Sud i magazzini e le officine nelle quali si lavoravano tutti i pezzi di ricambio originali, indispensabili per garantire l’autosufficienza del ciclo produttivo.

Nel 1928 l’Amideria fu rilevata dall’imprenditore triestino Dario Doria, già dipendente della Prima Pilatura Anonima di Riso, che ne ampliò i mercati di riferimento, collocando la fabbrica tra le maggiori realtà italiane del settore e prima per la qualità dei prodotti. L’Amideria arrivò a contare 100 dipendenti, diventando una delle maggiori della regione.

Nel 1941 la fabbrica venne dichiarata di “interesse nazionale in periodo bellico”, acquisendo finanziamenti per la produzione amideria dal COGEFAG prima (Commissariato generale per le fabbricazioni di guerra) e in seguito dall’IMI. Nel 1959 furono prodotti all’interno dello stabilimento di Ruda amidi industriali per il fissaggio dei tessuti, amido alimentare, collaggio (caramelle e affini), gelateria, coni gelato, pasticceria, confetti; amido al borace per stireria a lucido; destrina e leganti per fonderie (acciaio e ghisa); glutine da riso per la preparazione di estratti per brodi; residui secchi per preparazione di mangimi.

Nel 1976 Dario Doria, dopo quasi 50 anni di attività, cedette l’Amideria, segnando di fatto la fine dell’attività dell’opificio. Successivamente il complesso fu acquistato dall’agente immobiliare Silvano Martin che proseguì la produzione sino al 1986.

L’Amideria tra ieri e domani – Con Decreto del Ministro per i Beni Culturali e ambientali del 23 giugno 1989 venne riconosciuto l’interesse particolarmente importante dell’area industriale. Nel 1991 il complesso fu poi acquistato dal Comune di Ruda al fine di garantire la tutela di una delle più significative testimonianze legate alla storia dell’industria presenti in Friuli Venezia Giulia che rappresenta la prima fabbrica sorta nella bassa friulana, un vero esempio di “Industrial heritage” da recuperare, valorizzare e rendere nuovamente fruibile.

Dal 1994 in poi il Comune di Ruda dunque iniziò, grazie anche a risorse messe a disposizione dalla Regione Friuli Venezia Giulia, a occuparsi della manutenzione straordinaria di parti della copertura al fine di evitare un inevitabile depauperamento di quel patrimonio industriale.

L’Amideria è in questo momento al centro di un vasto progetto di completa riqualificazione, possibile grazie alla collaborazione amministrativa tra il Comune di Ruda e il Segretariato Regionale del MiC – Ministero della Cultura – per il Friuli Venezia Giulia, che permetterà di attivare la progettazione e la relativa realizzazione di lavori per un valore di 1,8 milioni di euro, cui si sommano altri 4,8 milioni di euro destinati dal CIPE per la sistemazione di una parte da adibire a Museo del Patrimonio industriale interattivo e ulteriori 300.000 euro dalla Regione Friuli Venezia Giulia per la rivitalizzazione e riqualificazione dei centri urbani.