Riccardi ottiene la fiducia dal centrodestra, non passa la censura delle opposizioni. Fedriga dal canto suo annuncia “mi ricandido”, più una minaccia che una promessa

La mozione di censura nei confronti dell’assessore alla salute Riccardo Riccardi, sottoscritta da tutti i gruppi di Opposizione e ampiamente argomentata da 12 diversi interventi di consiglieri in Aula, è stata respinta dal voto compatto della Maggioranza di centrodestra. Obiettivamente non poteva essere che così perchè diversamente la soluzione sarebbe stata, con ogni probabilità, la fine della consiliatura e il ricorso ad elezioni anticipate. Riccardi infatti è anche il vice di Fedriga al quale lo legano, non tanto vincoli di partito dato che uno è leghista e l’altro di Forza Italia, ma una serie di informazioni e interessi che non consentono l’affondamento di uno senza che l’altro lo segua. Riccardi oggi è stato silente e,  da vero cuor di leone,  ha lasciato agli altri la sua difesa. Un dibattito utile comunque perchè resteranno agli atti quelle difese improbabili davanti all’evidenza. Non siamo a “Ruby nipote di Mubarak” ma poco ci manca. Comunque è il gioco della democrazia , che diventa malata, quando è interpretata per “blocchi” d’interesse e non come dovrebbe essere nell’interesse esclusivo dei cittadini. Del resto la libertà d’azione dei singoli consiglieri di maggioranza  di esprimersi in maniera difforme dai capi bastone è assolutamente vietata, pena il ricatto sulla futura ricandidatura. Così spetterà ai cittadini mandare a casa Riccardi alle prossime elezioni e con lui anche Fedriga visto che, stizzito per il fatto che le opposizioni abbiano osato disturbare il suo manovratore, ha annunciato la sua ricandidatura con l’obiettivo, dice, di portare avanti il lavoro svolto negli ultimi quattro anni. Insomma più una minaccia che una promessa. Così per la sanità del Fvg sembra non esserci speranza a meno di un auspicabile ravvedimento dell’elettorato. Non dovrebbe essere impossibile dato che lo sfascio della sanità pubblica è sotto gli occhi di tutti e si possono truccare le carte, anche aiutati dai media amici, ma  fino ad un certo punto perchè quando devi prenotare una visita, fare un prelievo, predisporre per un ricovero, o peggio avere soccorso, le incongruenze del sistema emergono tutte . Tornando al dibattito, anche guardandolo a distanza, si percepiva un clima da sfida all’ok Corral, una radicale contrapposizione politica ma con le opposizioni che partivano ovviamente svantaggiate dalla legge dei numeri che purtroppo spesso mortificano la verità. Così il dibattito si è concluso con 26 voti contrari alla mozione e 20 favorevoli, quelli dei consiglieri di Opposizione e dell’intero gruppo Misto. Le tesi dell’accusa sono state sostenute dal gruppo del Pd, attraverso il primo firmatario della mozione. Alla base della richiesta di sfiducia – è stato detto – ci sono una serie di casi, a partire dalla recente vicenda degli Atti aziendali, per proseguire con la gestione del concorso Sores, lo scambio tra direttore generale dell’Asfo e direttore Arcs, i cambi di guida alla direzione centrale, la petizione per la sanità pubblica che ha raggiunto in breve tempo le 16mila firme, il troppo ampio turnover del personale. Il gruppo del Movimento Cinque Stelle ha invece parlato di palesi omissioni e falsità nel rievocare le argomentazioni della Giunta dopo la diffusione del report ministeriale sugli ospedali di Palmanova e Gorizia, a proposito del numero di posti letto e della situazione dei Pronto soccorso. Al vicepresidente viene rivolta l’accusa di non aver lavorato con la necessaria trasparenza. Dal Gruppo misto sono arrivati rilievi anche sulla politica del personale, in quanto è stato sottolineato l’aumento delle fughe quando invece ci sarebbe la necessità di attrarre professionalità. Nel mirino anche la gestione del Covid da parte dell’assessorato, che avrebbe messo in luce incongruenze nei piani, indicazioni tardive alle strutture per anziani, inefficienze in fatto di mascherine e sistemi di controllo. Ribadite anche le critiche per la mancata riforma della Rete di emergenza. Il Patto per l’Autonomia ha precisato che la mozione di censura non mette in discussione il rispetto per l’impegno del vicegovernatore, ma ha puntato il dito contro quelli che ritiene errori di impostazione della governance e difficoltà di rapporto con le sigle sindacali. Il gruppo è perplesso per le recenti nomine che toccano il Friuli occidentale e l’Arcs. Da parte dei Cittadini è stato sottolineato il malcontento degli utenti, sempre più diffuso: il senso della mozione sarebbe proprio quello di fermarsi a riflettere per comprendere come migliorare la situazione nell’ultimo anno di legislatura, guardando innanzitutto alla sofferenza degli ospedali, ai servizi che si stanno sguarnendo e alla fuga dei professionisti della sanità. Ancora dal Pd è stata espressa la preoccupazione per il 50 per cento di visite ed esami sostenuti a pagamento – una scelta obbligata per tanti cittadini che non vogliono attendere i tempi lunghi del sistema pubblico – e il problema del nomadismo sanitario che riguarda le prestazioni e gli stessi professionisti. Di tutt’altro tenore ovviamente le considerazioni dei gruppi di Maggioranza. Secondo Progetto Fvg/Ar è la pandemia che ha pregiudicato il decollo della riforma sanitaria, costringendo l’assessore a un impegno straordinario. Non si può e non si deve dunque intentare alcun processo. Della stessa opinione il gruppo di Fratelli d’Italia, che ha ricordato come il problema del personale medico tocchi tutte le regioni e tutti Paesi europei. Da parte di FdI dunque massimo sostegno alla Giunta e al vicepresidente, con il quale c’è da sempre – è stato spiegato – una normale dialettica politica. La Lega ha parlato di due anni Covid incredibili, che hanno costretto l’assessore a barricarsi a Palmanova con impegni e incontri anche sabato e domenica. Il Carroccio respinge quella che considera una denigrazione personale senza, alle spalle, una visione generale della sanità. Forza Italia ha parlato poi di atto inutile, assurdo e scorretto, presentato senza la minima volontà di raggiungere obiettivi costruttivi per i cittadini. L’intervento più lungo e articolato è arrivato infine dal Fedriga che ha innanzitutto risposto a quanti avevano parlato di management sanitario non all’altezza, con poca esperienza, scelto perché più facile da controllare. Il presidente della Giunta ritiene profondamente sbagliato offendere e umiliare professionisti della sanità che hanno tutti i titoli per ricoprire i loro incarichi e che sono stati in prima linea a combattere la pandemia. Nel ricordare il precedente relativo all’assessore alla Cultura e dunque nel prendere atto che le mozioni di censura sono diventate un’abitudine per l’Opposizione, il presidente ha poi espresso solidarietà al suo vice, ringraziandolo per il lavoro svolto in questi anni e per il percorso di riforma avviato. Le repliche, fa notare l’agenzia di stampa del Consiglio regionale,  hanno approfondito il solco politico tra Maggioranza e Opposizioni. Il Pd per parte sua  ha respinto l’accusa di voler denigrare i professionisti della sanità. Il gruppo dem ha ricordato che le figure apicali delle aziende sanitarie sono di nomina politica e come tali devono essere soggette a giudizio politico, e ha ripreso il tema della commissione d’inchiesta sul Covid, decisa anche in Regioni governate dal Centrodestra. Sempre dal Pd è arrivato anche un duro attacco alla gestione della Sanità nel Pordenonese, e il rammarico per non aver sentito alcun mea culpa da parte della Maggioranza, nemmeno sull’idea di una nave-lazzaretto ai tempi dell’emergenza Covid. Nel commentare l’ufficializzazione della ricandidatura di Fedriga il M5S si è detto convinto che questo presupponga la conferma dell’attuale vicepresidente nella gestione della Sanità. Del resto è ovvio che nel centrodestra pensino il classico “squadra vincente non si cambia”, ma come ci raccontava  il commissario tecnico  della nazionale Roberto Mancini prima che gli azzurri venissero eliminati dai mondiali,  la regola potrebbe essere fallace.