Salute: Celotti (Pd), su case di riposo si va avanti senza confronto

«Come sempre, anche sulle case di riposo si va avanti senza alcun confronto. Il credito dato dal Consiglio regionale rispetto alla sperimentazione di forme di gestione in partenariato delle case di riposo a dicembre 2024 non si è trasformato in alcun tipo di condivisione. Ma una domanda va fatta: quali garanzie si pensa di dare ai cittadini rispetto alla qualità del servizio offerto in rapporto al costo della gestione?». Lo afferma la consigliera regionale Manuela Celotti (Pd) intervenendo nel dibattito sulla case di riposo in regione.

«Se già oggi molte famiglie fanno difficoltà a sostenere le spese delle case di riposo, cosa avverrà un domani, visto che il privato, se è profit, oltre al pareggio delle spese punta a ottenere anche un utile dalla gestione?» si chiede ancora Celotti secondo la quale «sarà interessante capire se i contributi regionali per l’adeguamento delle case di riposo gestite dai Comuni o dalle Asp verranno garantiti solo a fronte della sottoscrizione di un partenariato pubblico privato (ppp) o anche a quei Comuni che dovessero decidere di non applicare questo nuovo modello, perché magari le loro case di riposo funzionano e non hanno problemi di bilancio». E poi c’è il nodo personale, che già oggi è in parte pubblico, e in parte dipendente delle cooperative cui vengono appaltati pezzi di servizio: «Come si pensa che i Comuni possano gestire dal punto di vista amministrativo passaggi così complessi, vista la carenza di personale e di competenze che li contraddistingue? La Regione metterà a disposizione un apposito ufficio? Tutte domande che non abbiamo avuto ancora nemmeno l’occasione di porre». Inoltre, continua Celotti «questa spinta sui partenariati pubblico-privato va letta anche in relazione alla volontà di cambiare l’impianto dell’abbattimento retta, che oggi viene garantito dalla regione a circa 8.000 posti letto convenzionati e che vale circa 35 euro al giorno per ogni posto. Passando da un trasferimento che oggi viene garantito alle strutture, e che è fondamentale per la tenuta dei bilanci dei comuni (circa 5.500 posti convenzionati sono pubblici), ad un contributo che nelle intenzioni dell’assessore verrà dato ai cittadini affinché lo spendano dove vogliono, si creerà uno smottamento nella tenuta del sistema, che i comuni non riusciranno ad affrontare, se non condividendo parte del rischio d’impresa con soggetti terzi. La preoccupazione è che il prezzo di queste scelte lo paghino i cittadini, molti dei quali non possono già oggi permettersi l’inserimento in casa di riposo». In Veneto, dove questo modello è attivo da tempo, conclude Celotti, «si sta viceversa tentando di cambiarlo, perché i contributi garantiti dalla Regione non bastano per tutti e le strutture sono incentivate ad accogliere persone con livelli di autosufficienza superiori a fronte di contributi uguali per tutti. Se, come dice l’assessore, la non autosufficienza è la partita delle partite, allora non credo che si possa prescindere dal condividere le scelte, su una rete di servizi che sono e saranno fondamentali per tutti e tutte».