Sanità Fvg, continua la fuga personale, 2.643 dimissioni volontarie in 5 anni
«Con 2.643 dimissioni volontarie in cinque anni, la fuga dal sistema pubblico di personale sanitario, tra medici, infermieri e operatori, continua. Questo dimostra che la ricetta di Fedriga e Riccardi per curare un sistema malato ormai da tempo non ha sortito alcun effetto. E a subirne le conseguenze sono sempre i cittadini che di fronte a tempi di attesa insostenibili spesso sono costretti a pagare visite ed esami o, quando non se lo possono permettere, rinunciano alle cure». Lo afferma il consigliere regionale Nicola Conficoni (Pd) commentando i dati relativi alle cessazioni dei rapporti di lavori dei dipendenti del servizio sanitario regionale.
«Lo scorso anno le dimissioni sono state 548, in lieve calo rispetto al 2023 quando se ne registrarono 565, ma di fatto non si può certo parlare di quell’inversione di tendenza promessa dalla Giunta Fedriga che non ha solo deciso di investire sul personale troppo tardi, ma lo sta facendo anche in maniera inadeguata» continua Conficoni.
«Nel 2024, infatti, l’Asugi ha perso altre 107 unità, l’Asufc 252, l’Asfo peggiora ancora con 139 uscite, il Burlo 15, il Cro passa da 9 a 24 e l’Arcs da 5 a 11, per un totale di 548 uscite volontarie, ben superiori alle 381 quiescenze» rende noto l’esponente dem. «Ma quello che risulta inaccettabile è l’atteggiamento dell’assessore Riccardi che cerca di far credere che la gestione della salute pubblica funziona. La realtà è che sulla carenza del personale, siamo difronte a una programmazione inesistente del fabbisogno, aggravata da questa fuga di massa e dalle scelte di tagliare alcuni reparti ed esternalizzare sempre più fette di salute pubblica al privato».
Alla fine dello scorso anno, a margine della legge di Stabilità 2025, denuncia ancora Conficoni, il rapporto sull’andamento del servizio sanitario regionale gennaio-settembre 2024 «evidenziava un buco della sanità regionale di circa 242 milioni, confermando le difficoltà di un sistema che rispetto al passato costa di più e da meno risultati, con un abbassamento della competitività. Sul personale, primo fattore di crisi del sistema salute, dopo avere assistito passivamente alla fuga di oltre 2.000 dipendenti, oggi arrivati a oltre 2.600, la Giunta ha agito in ritardo, inseguendo in modo ancora insufficiente le proposte che il Pd ha avanzato dall’inizio della legislatura per cercare di rendere più appetibili i corsi di formazione e trattenere i professionisti in servizio, anche attratti dal privato spinto dalla Regione». In definitiva, conclude, «il centrodestra invece di fidelizzare medici e infermieri, preferisce razionalizzare i servizi».