Sanità Fvg in rotta. Arriva fuori tempo massimo il piano letti “covid”, intanto i malati sono parcheggiati in ambulanza
Pazienti febbricitanti in attesa all’interno di ambulanze in alcuni casi anche per diverse ore prima di poter accedere al pronto soccorso dell’Ospedale di Udine, mancanze di posti letto e perfino di barelle, non un episodio sporadico visto che la stessa cosa era avvenuta il 30 novembre dello scorso anno. Allora si disse non accadrà più, ed invece ecco un tragico replay. Se nei primi mesi pandemici del 2020 si poteva giustificare, almeno in parte, l’impreparazione del sistema sanitario dinnanzi ad un eventi per molti versi sconosciuti ma non certo imprevedibili, dopo un anno e con tutti gli allarmi che la maggior arte degli scienziati avevano lanciato alla fine dell’estate scorsa la mancanza di adeguata preparazione, di programmazione di quanto sarebbe potuto accadere diventa inaccettabile, perfino criminale. Davvero non si poteva fare prima quanto oggi viene annunciato dalla Regione Fvg che prosegue nella navigazione a vista? Davvero non si poteva prevedere che la terza ondata avrebbe rimesso all’angolo un sistema che il progressivo depauperamento ha reso fragile? Anche se sarebbe sbagliato addossare tutte le colpe strutturali all’attuale gestione della sanità regionale, almeno per le scelte ideologiche trasversali di progressivo smantellamento della sanità pubblica e accentramento ospedaliero avvenuto negli ultimi lustri, di certo la reazione di questi mesi non è stata all’altezza, è stata deludente, come certifica l’incazzatura di medici ed operatori sanitari e soprattutto l’aumento esponenziale di contagi e ricoveri che pone il Fvg ai vertici negativi delle zone rosse. Oggi, anzi ieri, l’assessore con delega, ahinoi, alla salute Riccardo Riccardi annuncia con roboante azione propagandistica il suo piano di battaglia, subito inoculato alla pubblica opinione dalle truppe cammellate di alcuni media locali. Parla di Riccardi di un piano per 200 posti letto aggiuntivi in Servizio sanitari regionale. Parla di una manovra capace di garantire posti letto Covid aggiuntivi per far fronte a un “eventuale” aumento di ricoveri. E lo dice mentre le strutture sono allo stremo i malati Covid sono “parcheggiati” nelle ambulanze e per la prima volta si assiste alla fuga massiccia di operatori. E’ stata predisposta una programmazione in due fasi, dice con evidente soddisfazione Riccardi, pensando che i cittadini siano dementi, la prima, a fronte di una situazione che riguarda Asufc appena rimodulata (372 posti letto di cui 39 intensivi tra Udine, Palmanova e San Daniele del Friuli), prevede per Asugi un ampliamento di 33 posti letto a Cattinara, 24 a Gorizia e ulteriori 15 nel privato accreditato. Relativamente ad Asfo sono 24 i posti letto riconvertibili in prima battuta.
Per la seconda fase l’Asufc ha pianificato una riconversione di 37 posti letto nel presidio di Palmanova e 5 terapie intensive a Udine, mentre per Asugi sono previsti ulteriori 30 a Gorizia (destinando l’attività chirurgica a Monfalcone) e altri 6 posti di Terapia intensiva a Cattinara. Nell’Azienda del Friuli Occidentale è fissata la riconversione di altri 40 posti letto, con la possibilità di espandere a ulteriori 25. In tutto saranno disponibili 200 nuovi posti letto. Un futuro che sarebbe dovuto essere già ieri e per il quale vi erano i tempi prima che l’ondata travolgesse il sistema. In questa guerra contro il virus la rotta di Caporetto è stata evocata più volte ed esattamente come la storia racconta le ragioni della disfatta oggi come allora non sono attribuibili alle truppe ma a chi era ed è al comando. Probabilmente da quella storia è nato il detto la guerra è una cosa troppo seria per lasciarla fare ai generali, e se quella al Covid è guerra, figuriamoci avere al comando un architetto (senza nulla togliere alla categoria ovviamente). Decidete voi quindi chi è il Cadorna di turno, noi l’idea l’abbiamo.