Sanità pubblica, fermare il declino: domani giornata di mobilitazione Cgil
«Difendere e rafforzare la sanità pubblica rappresenta una priorità per il Paese e per il Friuli Venezia Giulia. Purtroppo così non è stato per molti anni e la pandemia ha messo a nudo gli effetti di un declino evidente a tutti. Bisogna invertire questa tendenza e avviare una politica di rafforzamento strutturale della sanità, che vada dai servizi sul territorio fino agli ospedali: è quanto chiediamo a chi governerà la regione mei prossimi cinque anni ed è per questo che abbiamo deciso di dare un segnale forte». Il segretario generale Villiam Pezzetta annuncia così la “Giornata di difesa della sanità pubblica”, indetta per domani venerdì 10 marzo dalla Cgil, articolata su tutto il territorio regionale. In programma presìdi, a partire dalle 10, davanti al Consiglio regionale a Trieste, dove confluiranno lavoratori e pensionati anche da altre province, e agli ingressi degli ospedali di Pordenone, Udine, Tolmezzo, Gemona, San Daniele, Cividale, Palmanova e Latisana.
MANCANZA DI STRATEGIA «Potenziare la sanità pubblica – ha spiegato Pezzetta nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Udine – è una priorità per il Paese e un obiettivo che a parole è condiviso da tutti, tanto essere considerato uno degli assi portanti del Pnrr. Nei fatti è così: ce lo dicono le segnalazioni che raccogliamo quotidianamente nelle nostre sedi, la crescita delle liste di attesa, che rischia di escludere dalle cure decine di migliaia di cittadini a basso reddito, i pesantissimi vuoti di organico negli ospedali, la drammatica carenza di medici di base, un sistema dell’assistenza agli anziani e ai non autosufficienti sempre più in crisi». Se da un lato c’è la consapevolezza che si tratta di un’emergenza nazionale, il Fvg paga, secondo la Cgil, l’assenza di una programmazione capace di rispondere a fenomeni ampiamente attesi come i pensionamenti del personale medico, infermieristico e degli stessi medici di base. «Ma continua a mancare – ha dichiarato ancora Pezzetta – anche una politica di rafforzamento dei distretti e dei servizi sul territorio che è l’unica strategia possibile per rispondere all’invecchiamento della popolazione e alla crescita delle patologie croniche, allentando la pressione sugli ospedali e sui pronto soccorso».
I NUMERI DELL’EMERGENZA La mobilitazione della Cgil è anche la risposta alla «totale assenza di confronto» sulla gestione della sanità pubblica in regione. In cima alla lista delle criticità le carenze di personale: in base agli ultimi dati, datati maggio 2022, il totale degli assunti (20.284) risultava addirittura in calo rispetto al dicembre del 2021. «La difficoltà di assumere – ha affermato Pezzetta – è il frutto di anni e anni di mancata copertura del turnover e di disinvestimento sulla sanità pubblica. Se i dati 2021 parlavano di 345mila giorni di ferie non fruite e 700mila ore di straordinario, è evidente lo stress cui è sottoposto il personale: da qui la fuga di lavoratori, che si somma all’effetto dei pensionamenti. Se continueremo a drenare risorse verso la sanità privata, sostenendo che è l’unica maniera per arginare le liste di attesa, il fenomeno è destinato ad aggravarsi». Altrettanto grave è anche il quadro dei medici di base: in regione il rapporto medici assistiti è di uno a 1.476, con Pordenone, Trieste e Gorizia già oltre la soglia critica dei 1.500. «Il numero di cittadini senza curante – denuncia Pezzetta – continua a crescere e innalzare la soglia a 1.800 assistiti per medico è solo una foglia di fico, che non servirà a ridurre la pressione sugli ospedali. Se non si cambia rotta, varando un piano di rafforzamento dei servizi territoriali fatto anche di medici, infermieri e operatori, oltre che di muri, la pressione sugli ospedali rischia di diventare insostenibile» .