Serena Pellegrino: Giovane suicida al CPR di Gradisca d’Isonzo: quando i percorsi di immigrazione sono così difficili e ingiusti da indurre a rinunciare alla propria vita
“Lo sappiamo da quando i CARA sono stati trasformati in CPR: questi sono contenitori di prigionieri senza sentenza di condanna, dove tutto può accadere semplicemente perché sono la versione contemporanea dei ghetti di volta in volta utili per segregare qualsiasi tipo di emarginazione. Ricordo la disperazione negli sguardi dei giovani incontrati durante le mie ispezioni da parlamentare al Cara di Gradisca, a partire dal 2013: non servivano competenze professionali specifiche per comprendere che in quelle condizioni di sopravvivenza basta molto poco per cadere nell’abisso.” Lo afferma Serena Pellegrino, capolista in Friuli Venezia Giulia alla Camera dei deputati con Alleanza Verdi – Sinistra, commentando la notizia del suicidio del ventottenne pakistano poco dopo il suo internamento al CPR di Gradisca d’Isonzo.
Prosegue Pellegrino: “A 28 anni ci possono essere mille gravissimi motivi per essere terrorizzati di finire in quelle gabbie e una volta dentro può bastare un attimo per sentirsi travolti e perduti: questa dirompente fragilità è riscontrabile attraverso i previsti accertamenti sanitari sull’idoneità della persona ad affrontare la prigionia al CPR? Al sistema, nella sua interezza, interessa davvero la giustizia e l’equità, rispettare l’essere umano e garantire che non sia esposto a qualcosa che non è in grado di sopportare? ” E conclude: “Prima di valutare se e quale norma sia stata violata nelle procedure, ricordiamoci bene che l’intero meccanismo legislativo che disciplina l’immigrazione, inclusi gli interventi di due anni fa voluti dal Ministro Lamorgese, è concepito per costituire percorsi di illegalità e di esclusione, invece di corridoi legali e sicuri, senza aree grigie in cui è troppo facile smarrirsi.”