Si apra il sipario sulle trattative di pace
Niente da fare, le seppur deboli speranze che questa ignobile guerra (se poi uno vuole chiamarla operazione speciale, guerra rimane) si potesse risolvere in tempi brevi e con conseguenze in termini di morti e distruzioni limitati, si sono dissolte e le previsioni per il futuro immediato non sono certamente rosee. Ciò che di nuovo, anche se da tempo qualcuno lo sottolineava tirandosi addosso ogni strale ed accuse di filoputinismo, c’è che ora le figure coinvolte in questo dramma, non solo si stanno delineando con maggiore chiarezza, ma altrettanto chiaramente si cominciano a capire quali siano i veri obiettivi a cui questo conflitto, da un parte e dall’altra, vuole mirare.
Che la Russia intenda tenersi il terreno che bene o male (spesso molto male) è riuscita a prendersi nei due mesi e mezzo trascorsi dall’inizio dell’invasione e rinsaldare quelle posizioni, appare abbastanza evidente. Che poi ce la possa davvero fare, e’ tutto da dimostrare. Avere il controllo del Donbass e del Lugansk nonche’ degli sbocchi almeno sul mar di Azov, anche se non su quelli molto meno “acquisibili” sul mar Nero, è cosa possibile. Andare oltre, come appare piuttosto chiaro dalle dinamiche che questa invasione sta seguendo, diventa probabilmente molto, ma molto più complicato.
Che Putin & C. non si aspettassero di trovare una risposta militare come quella di fronte alla quale si sono poi dovuti confrontare, a questo punto sembra evidente. Probabilmente i piani iniziali si sono dovuti scontrare con una resistenza (e qui bisognerebbe essere cauti nell’uso di tale termine; la resistenza è quella dell’esercito e non come si vorrebbe proporre, civile) ben più e meglio organizzata rispetto al preventivato. Evidentemente, oltre all’esercito, anche l’intelligence di Mosca non funziona granché; ora risulta chiaro che le armi e l’organizzazione a disposizione di Kiev erano da tempo molto meglio strutturate ed in grado, appunto, di resistere e contrattaccare. E che gli stessi armamenti a diposizione degli ucraini (sostanzialmente armamenti occidentali) si sono rivelati decisamente più efficaci rispetto a quelli in dotazione all’esercito russo. Probabilmente i risultati ottenuti in altri contesti, tipo in Siria, dove le armi e soprattutto l’aviazione russa aveva ottenuto risultati notevoli dando l’impressione che questi mezzi rinnovati fossero davvero all’avanguardia, se confrontati con uno scenario differente come quello ucraino, hanno invece mostrato tutta la fragilità del sistema militare di Mosca. Non a caso, le maggiori perdite russe sono dovute alla annientamento principalmente dei mezzi corazzati (che ad esempio in Siria non sono stati impiegati in quantità) che a centinaia (alcune fonti parlano di migliaia, ma francamente appaiono troppi) sono rimasti distrutti soprattutto dai missili anticarro guidati (tipo ATGM) e dai droni forniti a man bassa dalla Nato e dai Paesi dell’alleanza. Sta di fatto che ora forse ci sarebbero gli spazi per cominciare a trattare sul serio. Naturalmente sulla base della situazione sul campo e di quanto da un lato e dall’altro, si possa pensare di rinunciare. Immaginare di tornare sulle posizioni precedenti all’invasione, mi pare del tutto fuori da qualsiasi possibilità. A parte che ricominciare dalle stesse posizioni significa per l’Ucraina, come pare Zelensky abbia capito, rinunciare in via definitiva alla Crimea; un sacrificio importante per quel Paese, ma allo stesso tempo vuol dire comprendere che la Russia alla Crimea mai potrebbe rinunciare. Le ultime dichiarazioni del presidente ucraino (nonostante più volte abbia detto tutto ed il contrario di tutto) pare vadano in quella direzione. Forse ha capito che all’occidente, Usa in testa, della disgrazie della popolazione civile e delle distruzioni materiali che poi rimarranno sul groppone degli ucraini, gliene frega davvero poco. E che i tanti miliardi in armi forniti dall’alleato Usa, non farebbe altro che protrarre la guerra a lungo moltiplicando sacrifici e distruzioni sofferte dagli ucraini.
Non a caso, la reazione della marionetta degli Usa, il portavoce della Nato Stoltenberg, è stata rabbiosa sottolineando che la cessione definitiva della Crimea alla Russia non può essere accettata…dalla Nato. Su quale principio si basi questa pretesa, non è affatto chiaro; su cosa significhi questa presa di posizione chiarisce una volta per tutte chi è’, a parte Putin, che ha voluto veramente questa guerra e quali siano i veri obiettivi del conflitto. Ora, che l‘Italia continui ad inviare armi e a sostenere piattamente la Nato (Draghi docet) senza neppure sentire il bisogno di un passaggio in Parlamento su decisioni di tale portata, non mi sembra corrisponda ad una scelta democratica nè tantomeno si identifichi con i nostri interessi. Forse cominciare a puntare su un’ipotesi prima di tutto di cessate il fuoco, poi di organizzazione di un possibile negoziato, non sarebbe male. Sicuramente prima di tutto, deve risolversi la questione del battaglione Azov (improvvisamente diventato un manipolo di eroi) asserragliato nelle profondità dei sotterranei della fabbrica Azovstel; difficilmente quegli uomini potranno essere trattati come i civili che finalmente sono usciti da quella trappola. Averli vivi e mostrarli al pubblico ludibrio, per Mosca sarebbe un colpo di teatro mica da poco… Certo, non sarà facile cambiare marcia, ma l’apertura da parte di Zelensky potrebbe rivelarsi importante. E’ veramente così difficile provarci? E’ tempo che si cambi registro e che dalle macerie che fino ad oggi hanno rappresentato la scenografia di quel dramma, si apra uno spiraglio, si alzi il sipario di una nuova possibilità. La stessa reazione di Israele in seguito alle davvero poco fortunate esternazioni di Lavrov (incredibile quel passaggio davvero insolito per una persona come il Ministro degli Esteri russo) decisamente blande, possono significare che il terreno potrebbe essere maturo per una svolta di carattere diplomatico del conflitto russo-ucraino. Provare a risolvere questa guerra, per quanto difficile, sul piano diplomatico non è più neppure una scelta ma un obbligo. Il prossimo passo non potrebbe essere altro che il coinvolgimento più diretto dell’occidente nel conflitto. Cosa che peraltro già avviene, visto l’atteggiamento prodigo nel fornire armi sempre più potenti e offensive spedite per colpire direttamente la Russia, all’Ucraina; la carne da macello ce la mettono gli ucraini, il resto noi. Che la Nato, e dunque l’Italia, non sia in guerra lo dice al massimo qualche formalità. Che la nostra Costituzione lo permetta, a questo punto invece, è chiaro il contrario. Vogliamo davvero andare a vedere il bluff del Cremlino per poi scoprire che magari bluff non è? O non è forse meglio fermarci, riflettere, discutere e vedere come saltare fuor da questo immenso pasticcio? Però, già, agli Usa questa soluzione non piace per nulla… e la regia, sfortunatamente l’hanno loro.
Docbrino