Si salvi chi può
Come si suol dire, al peggio non c’é mai fine. Trovarsi oggi con i presidenti delle due Camere, la seconda e terza carica istituzionale (mica balle), rispettivamente un nostalgico del fascio mai pentito ed uno che ragiona come un troglodita, certo non è un bel risveglio. Quasi peggio che qui, in Siria, dove se un giorno pensi che qualcosa vada meglio, il giorno successivo è lì, pronto a smentirti. Povera Italia, ma soprattutto poveri italiani. Pare comunque che ce li meritiamo in quanto li abbiamo votati; certo non io e molti altri che devono subire loro malgrado questa realtà. Sia chiaro che questa situazione non è altro che l’evoluzione di un processo cominciato da parecchio ed innescato da scelte che la cosiddetta sinistra da decenni ormai ha impugnato. Non è un caso che La Russa nel suo primo discorso abbia citato Luciano Violante… Comunque sia, così va la vita e da ora in avanti non è neppure detto che vada peggio rispetto a prima; le conquiste che le dure lotte del passato ci avevano garantito, sono state perse da tempo. Quelle in cui si sperava, saranno di certo compromesse. Il 10% degli italiani che vivono al di sotto della soglia di povertà già esistono ed in gran parte grazie alle politiche di chi ancora continua a dichiararsi di sinistra. Moderati, si intenda! Da queste parti, nel frattempo, la vita non va certo meglio, il caos è totale: si fatica a capire cosa succede oggi e cosa ci riserverà domani. Lo “zar” Putin e il “sultano” Erdogan continuano ad incontrarsi ma non pare che la pace o perlomeno l’accenno della possibilità di un percorso che si indirizzi in quel senso, sia all’ordine del giorno. Lo sono piuttosto gli affari che come al solito riescono ad andare oltre ai dissapori e ad interessi politici divergenti; se ci si scazzotta da una parte, prima o poi si troverà anche lì un compromesso mentre si andrà d’amore e d’accordo in altri contesti in cui gli interessi sono condivisi. Dove si può, bene, vediamo cosa si riesce a ricavare. Ed è così che tra l’ennesimo e ormai quasi quotidiano drone turco che “neutralizza” capi militari o politici del Nord Est della Siria (NES), i bombardamenti russi o dei governativi che si fanno sempre più serrati sulla regione di Idlib, le faide interne tra le varie bande che costituiscono il Free Syrian Army o Syrian National Army che si fanno quotidianamente a pezzi , gli Usa che combattono governativi e milizie filoiraniane (o iraniane) e Hezbollah libanesi (che a loro volta restituiscono volentieri) , l’SDF (Syirian Democratic Forces) che continua la sua lotta di difesa e appoggiato non si sa fino a dove e quando dagli Usa, russi, iraniani e governativi che cercano inutilmente di stanare dal deserto ciò rimane dell’Isis. C’è che di certo non ci si annoia.
Volendo possiamo continuare con gli omicidi mirati nel sud del Paese, nella zona di Daraa, con gli attentati che tipo oggi hanno mietuto una ventina di vittime tra i soldati di Damasco, col fatto che nei giorni scorsi gli Usa hanno eliminato uno dei capi rimasti dell’Isis che non si capisce come faceva a vivere in un villaggio filogovernativi (in realtà solo un’enclave all’interno di un territorio completamente sotto il controllo del SDF e degli Usa), poi, soprattutto nel sud ovest del NES con gruppi di appartenenti a clan diversi e spesso in disaccordo tra di loro che si sparacchiano allegramente lasciando sempre qualche cadavere a terra, ancora prendendo atto che anche in seguito alla “pulizia” effettuata da SDF e Asaysh (polizia del NES) all’interno del famigerato campo di Al Hol (quello comunemente chiamato dell’Isis), la situazione non e’ cambiata di molto. Ecco allora che si capisce perché’ la gente se ne voglia andare da qui. Ahh, dimenticavo di dire che il pound siriano in pochi giorni ha perso quasi un altro 10% sul dollaro. Già che ci siamo, un po’ come aggiungere il cacio sui maccheroni, ci mettiamo la disastrosa situazione ambientale. Ormai le piogge invernali indispensabili a far crescere il grano sono sempre più scarse, i sistemi di irrigazione sono spesso solo gli scheletri di una rete che un tempo in qualche modo garantiva l’acqua anche nelle annate più secche; poi, sarà anche una mia fissazione, ma a me pare che in quasi 5 anni di mia permanenza da queste parti, più ci si avvicina alle zone desertiche, ma in posti che fino a ieri erano coltivati, più quella sabbia finissima come il talco e tipica del deserto, si stia piano piano espandendo sempre più a nord ricoprendo il terreno fino a ieri fertile. Non certo un bel segnale. Nonostante tutto, compreso che recentemente I “gruppi di ribelli” controllati dalla Turchia e che governano le zone del NES occupate nel 2019 hanno di nuovo tagliato i rifornimenti di acqua alla zona di Hasake (il centro più grosso della regione) e vista la situazione della nostra politica, verrebbe quasi voglia di rimanere qui. Davvero, tutti hanno le loro disgrazie e le nostre certo non sono paragonabili alle loro, ma tornare a casa, cosa che peraltro succederà presto, in queste condizioni non mi eccita di sicuro. Ma poi, pensandoci bene, purtroppo questo nuovo governo non rappresenta certamente una buona novità nemmeno per la gente di qui. Si salvi chi può.
Docbrino