Speciale Tagliamento. Il futuro del fiume e delle genti che lo vivono, dalle sorgenti alla foce, in scena in Consiglio Regionale

Nel cinquantottesimo anniversario di “una data tragica, il 4 novembre 1966, che vide il territorio di Latisana colpito da una tremenda alluvione” – come ha ricordato in apertura di seduta con un videomessaggio il presidente del Consiglio regionale, Mauro Bordin, prima del minuto di raccoglimento in memoria delle vittime – la IV Commissione, sotto la presidenza di Edy Morandini (Fp), ha voluto approfondire ipotesi e progetti per la sicurezza idraulica del fiume Tagliamento con tutti i portatori d’interesse nel corso di una lunga giornata di audizioni. Il confronto pubblico era stato richiesto da Andrea Carli (Pd) per conto di tutti i consiglieri di opposizione. Questo resoconto è quanto diffuso dall’Arc Agenzia stampa ufficiale del Consiglio regionale .

Il dibattito e le audizioni

Sul tappeto, le due delibere della Giunta regionale che nel corso di quest’anno hanno preparato il terreno alla realizzazione di una traversa laminante in comune di Dignano, adiacente al ponte, per la creazione di un bacino di espansione. Un’idea che ha fin da subito generato due opposte tifoserie.

Da una parte, pronti a realizzare le opere, ci sono il Governo regionale (“che non ha alcuna intenzione di mandare la palla in tribuna”, come ha ribadito oggi l’assessore Fabio Scoccimarro), l’Autorità di bacino distrettuale delle Alpi orientali – che con la segretaria Marina Colaizzi ha ammonito: “Non possiamo permetterci altri 10 anni di confronti, visto quel che è successo di recente in Emilia Romagna e a Valencia” – e i sindaci dei comuni della Bassa. Dall’altra i primi cittadini dei comuni dell’area collinare, le associazioni ambientaliste ed esperti come Giorgio Damiano, già attivo nel Laboratorio Tagliamento, che vedono nella traversa laminante “un eco-mostro destinato a lasciare segni devastanti sul territorio”.

Si tratta in ogni caso di un tema complesso, tanto è vero che la prima parte delle audizioni è durata 4 ore e mezza, sforando di un’ora i tempi previsti. È stata lunga e dettagliata, in particolare, la relazione di Massimo Canali, direttore regionale dell’Ambiente, che con l’ausilio dei funzionari dell’Autorità di bacino Michele Ferri e Federica Moretti ha ripercorso l’intera cronologia e molti aspetti tecnici della vicenda, che ha vissuto una tappa importante nel momento in cui vennero proposte le casse di espansione tra Pinzano e Dignano, opere poi contestate con una serie di ricorsi.

La nuova ipotesi in campo, quella della traversa laminante a Dignano, si basa su un modello “che è stato validato in base ai più recenti eventi meteo avversi accaduti alla fine dell’anno scorso”. Si tratta comunque, è stato chiarito, di “proposte di interventi e non di interventi già progettati”. Canali ha poi precisato che l’Amministrazione ha deciso che la traversa laminante “farà da supporto per un ponte nuovo, dunque si tratta di un’opera unica e non di due diverse strutture”.

Nel caldeggiare questo tipo di soluzione, Scoccimarro ha invitato “a evitare barricate ideologiche e campanilistiche, perché intervenire è un nostro dovere umano e politico. L’ascolto e il confronto non sono mai mancati, ma chi oggi parla di diga mente sapendo di mentire: ci si sta orientando verso la realizzazione di un ponte moderno, che funga anche da opera di laminazione in caso di necessità. Chi dice che basterebbe lasciare il Tagliamento libero di scorrere – ha aggiunto l’assessore alla Difesa dell’ambiente – alimenta solo un’immagine da cartolina, un sogno che non è realistico. Se c’è qualcuno che ha alternative efficaci e sostenibili, le presenti e non si limiti alle parole”.

Sulla stessa linea Vannia Gava, viceministro all’Ambiente, che ha ricordato la dimensione del rischio idrogeologico: “Sono esposti a frane e alluvioni 7.200 comuni italiani, il 17 per cento dell’intero territorio. E a intensificare i fenomeni provvedono i profondi cambiamenti climatici, che provocano fenomeni meteo estremi. Bisogna dunque – ha sottolineato l’esponente del Governo Meloni – puntare sulla prevenzione, come in Veneto e in Lombardia dove di recente i bacini di laminazione hanno protetto i territori dalle piene del Bacchiglione e del Seveso”.

“Abbiamo considerato – ha spiegato poi Colaizzi, segretaria generale dell’Autorità di bacino – tutti gli interessi in gioco, che saranno valutati in fase di progettazione dell’ipotesi di opera selezionata, con la necessità di garantire la sicurezza dei territori a valle e di ridurre il più possibile l’impatto ambientale. Non c’è un ottimo assoluto per tutti, alla fine non tutti saranno pienamente soddisfatti, ma l’altra opzione sarebbe quella di affidarsi al fato”.

Il primo controcanto a questi ragionamenti è arrivato da Giorgio Damiano, già commissario del Laboratorio Tagliamento: “I costi sarebbero molto alti, almeno 200 milioni, senza contare le spese per la successiva manutenzione, tutto questo per un’opera destinata a entrare in funzione 1 o 2 volte ogni cento anni. Ed è sbagliato – ha aggiunto Damiano – immaginare opere trasversali al fiume che avrebbero un impatto negativo sul corso naturale del Tagliamento”. L’esperto ha poi proiettato una video-slide per mostrare il forte impatto ambientale dell’opera, insistendo sul fatto che “la soluzione è il ripristino delle golene, lasciando esondare il fiume in aree agricole”.

Il picco emotivo della giornata di audizioni in IV Commissione consiliare sul tema della sicurezza del Tagliamento è stato toccato con l’intervento dei sindaci. È in questa fase del confronto, infatti, che sono emerse sensibilità contrapposte tra i rappresentanti dei territori rivieraschi e quelli dell’area collinare, dove l’idea della traversa laminante dovrebbe essere realizzata.

Giambattista Turridano, primo cittadino di Dignano, si è rivolto all’assessore Fabio Scoccimarro che nel suo intervento aveva fatto riferimento “ai rischi anche legali a cui andrebbe incontro chi si oppone ideologicamente alle opere”. “Non ho paura – gli ha risposto – delle minacce di denunce o delle responsabilità penali. Continuo a sostenere che manca una proposta capace, da un lato, di dare sicurezza e, dall’altro, di essere condivisa sul piano socio-politico-ambientale. Dopo 58 anni persi, in cui non c’è stato niente di concreto, si potrebbe utilizzare ancora qualche mese per arrivare a soluzioni alternative da condividere con il territorio. Io capisco le esigenze della Bassa, ma l’opera non deve diventare un eco-mostro”.

A supportare questa tesi anche Enrico Sarcinelli, sindaco di Spilimbergo e delegato a intervenire anche dalla Comunità di montagna delle Prealpi orientali. Il primo cittadino si è soffermato sulla mozione votata congiuntamente dai Consigli comunali di Spilimbergo e Dignano: “Abbiamo sollevato diversi dubbi e ora chiedo alla Regione di spiegare se quel video-render mostrato in aula è fuorviante rispetto alla delibera di Giunta”.

Perplessità condivise dal presidente della Comunità collinare, Luigino Bottoni, che però ha aperto a possibili soluzioni di compromesso: “Ognuno deve mettere sul piatto qualcosa: Dignano e Spilimbergo non dicono no in assoluto al ponte laminante se si trattasse di un’unica struttura, ma vogliamo capire e approfondire, e lo stesso dovranno fare i Comuni rivieraschi. Non si può dire: non deve allagarsi Latisana ma che si allaghino pure Dignano e Spilimbergo. Forse un tavolo ristretto e meno formale rispetto a quello di oggi aiuterebbe a trovare soluzioni”.

Hanno auspicato condivisione anche Roberto Revelant, sindaco di Gemona – che ha ricordato “l’importanza delle manutenzioni” menzionando “diverse situazioni critiche nella mia area geografica” – e Alberto Bernava, sindaco di San Vito al Tagliamento, che ha lamentato “la mancanza di chiarezza sul progetto, che alimenta inaccettabili divisioni tra i territori”.

Ma nel corso dell’audizione moderata da Edy Morandini (Fp), che ha svolto le funzioni di presidente della Quarta in ragione dell’assenza di Alberto Budai (Lega), si sono sentite forti e chiare anche le voci dei sindaci del basso corso del Tagliamento.

“Ci sentiamo in difficoltà perché veniamo visti come gli antipatici, quelli che creano problemi – ha premesso Lanfranco Sette, primo cittadino di Latisana -. Immaginate la frustrazione della nostra comunità quando è tramontata la soluzione ipotizzata a Pinzano. Oggi però abbiamo sentito qualche novità incoraggiante e speriamo che quest’iter sia irreversibile”. “Ricordatevi – ha aggiunto Sette – che si parla di 100 possibili vittime in caso di grande piena a Latisana, e non possiamo assumerci questa responsabilità che è morale ma anche penale: il sindaco di Genova venne imputato per omicidio colposo plurimo ma ora, con le moderne capacità di previsione degli eventi meteo, saremmo nel campo del dolo”.

Tanto Sette quanto Laura Giorgi, sindaco di Lignano Sabbiadoro, hanno criticato “comitati e associazioni che raccolgono migliaia di firme chissà quanto consapevolmente sottoscritte. Noi abbiamo ospitato migliaia di terremotati e lo rifaremmo, ma chiediamo di non essere relegati a vittime sacrificali”.

“Nei banchetti dove si raccolgono le firme contro la traversa di Dignano – ha raccontato Giorgi con una voce carica di emozione – viene detto ai cittadini “che spostino le loro case, che spostino le attività produttive” e mi chiedo se si rendano conto del peso di quelle parole. Il parco-zoo e le altre attività di Lignano Riviera non sono situazioni singole, ci sono anche aree residenziali che sono già finite sott’acqua. Mi accorgo sempre più spesso che quando si parla di vite umane la solidarietà spesso è soltanto a parole”.

Posizioni ribadite dal sindaco di Precenicco, Andrea De Nicolò (“Forse siamo nati nel posto sbagliato¿ chiediamo di intervenire a tutela delle persone e delle attività produttive”), e dal primo cittadino di San Michele al Tagliamento, Flavio Maurutto (“Il mio territorio paga un prezzo elevato per il deflusso delle acque”) mentre Davide De Candido, vicesindaco di Varmo, ha chiesto alla Regione un maggiore coinvolgimento, “dal momento che da spettatori del fenomeno rischiamo di diventare protagonisti, con metà del territorio che potrebbe finire sott’acqua”.

A queste richieste di partecipazione, l’assessore Scoccimarro ha risposto ricordando “che il Piano alluvioni è stato condiviso con tutti già nel novembre scorso” mentre Marina Colaizzi, segretaria dell’Autorità di bacino, ha ribadito “la disponibilità al dialogo con tutti, ma non a riproporre un nuovo laboratorio Tagliamento che ci farebbe perdere altri dieci anni”.

 

Le audizioni in IV Commissione, presieduta da Edy Morandini (Fedriga presidente), sul progetto per la traversa laminante di Dignano e la messa in sicurezza del fiume Tagliamento hanno visto anche la partecipazione delle associazioni di categoria, ambientaliste e della comunità scientifica.

Per il Centro italiano per la riqualificazione fluviale (Cirf), promotore dell’appello firmato da oltre 800 ricercatori provenienti da 35 Paesi diversi per un Tagliamento libero di scorrere, “gli interventi strutturali previsti dalla Regione non sarebbero efficaci alla messa in sicurezza, né tanto meno all’adeguata mitigazione delle conseguenze di piene di maggiore intensità, senza contare poi l’impatto che l’opera avrebbe sul territorio”. Inoltre la “realizzazione delle opere di mitigazione violerebbe diverse direttive e regolamenti europei sull’ambiente, come la Direttiva quadro acque, la Direttiva uccelli e habitat, il Regolamento per il ripristino della natura e la Convenzione delle Alpi”.

Per il Cirf e per la comunità scientifica internazionale, dunque “possibili soluzioni più efficaci per il Tagliamento, sia dal punto di vista economico che ambientale, sarebbero la delocalizzazione di alcuni edifici ubicati nelle zone di maggiori pericolosità e interventi di laminazione soft in golena tra Pinzano e Latisana”, con l’appello alla Giunta “di effettuare una valutazione integrata di tutte le possibili alternative che tengano conto anche della ricchezza del territorio e che prevedano la restituzione degli spazi al fiume”.

La necessità di un approccio sistemico è stata rimarcata anche dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), che ha evidenziato la mancanza da parte della Regione “di approfondimenti relativi al trasporto di sedimenti, con la necessità di provvedere ad un aggiornamento del monitoraggio idrogeologico e morfologico”.

Il Presidio permanente sul Tagliamento ha portato in Commissione varie proposte, elaborate dal proprio comitato tecnico, tra cui “ricalibrare la portata del fiume, intercettandola dal canale del Cavrato; riprendere in considerazione il progetto di realizzazione del canale scolmatore di Latisanotta, già previsto nella Commissione ‘Laboratorio Tagliamento’ nel 2011 e valutare, nella sezione inferiore del fiume l’individuazione di possibili aree, circoscrivibili da basse arginature, ove permettere esondazioni controllate fuori alveo in caso di necessità, senza l’impiego di briglie o traverse in grado di interrompere la continuità fluviale e previo studio sul loro impatto ambientale”.

Le associazioni ambientaliste (Legambiente e Wwf) hanno ricordato che “la prevenzione del rischio idrogeologico parte anche dalla non costruzione in aree potenzialmente pericolose”, inoltre “è necessario, ove possibile, ripristinare precedenti situazioni di connettività fluviale, tenendo conto anche dei cambiamenti climatici”.

Dubbi sul progetto di Dignano sono stati espressi, a seguire, dalle associazioni di categoria degli agricoltori. Sia per Coldiretti che per Confagricoltura Fvg e CoopAgri, la preoccupazione “riguarda il futuro delle imprese agricole sul territorio che sarà interessato dagli interventi strutturali. La necessità, infatti, è quella di capire come sarà gestita l’acqua e che effetto avranno le casse di espansione sui terreni agricoli”.

Dall’associazione Agricoltori del Medio Tagliamento è arrivata la proposta di “rinaturalizzare la traversa di Pinzano, una valida alternativa al progetto di Dignano”, mentre il Coordinamento regionale proprietà collettiva Fvg ha evidenziato che “gli agricoltori, per legge, devono essere coinvolti in tutti gli interventi progettuali che riguardano il rischio idrogeologico, cosa che finora la Regione non ha fatto”.

Ripensare al progetto in quanto tale e prendere in considerazione soluzioni che lasciano più spazio al fiume, promuovendo un uso più consapevole e sostenibile del suolo, è stato l’appello dell’associazione Italia Nostra Fvg, un proposta condivisa anche dal comitato Assieme per il Tagliamento e dall’associazione Tagliamento libero.

Tutti gli auditi hanno convenuto sulla necessità da parte della Regione di gestire diversamente il progetto di messa in sicurezza del fiume e sull’evitare opere impattanti. Una necessità, questa, rimarcata anche dai consiglieri regionali.

Per Andrea Carli (Pd) “le audizioni sono state utili, ma il discorso sul progetto per il Tagliamento non è stato ancora del tutto esaurito”.

A detta di Furio Honsell (Open Sinistra Fvg) “il progetto è faraonico sia sul piano paesaggistico che su quello ambientale, con gravissime conseguenze e al momento non è ancora possibile fare valutazioni qualitative più approfondite”.

Per Rosaria Capozzi (M5s) “la sicurezza dei cittadini è fuori discussione, ma si deve preservare soprattutto la naturalità del fiume, scongiurando opere impattanti”.

Per Marco Putto (Patto per l’Autonomia-Civica Fvg) “la Regione deve favorire di più il dialogo e la partecipazione tra i territori”.

Maddalena Spagnolo (Lega) ha detto che “è necessario ed urgente eseguire le opere di laminazione a monte di Latisana, mettendo fine a tutte le discussioni sul tema”.

Per Manuela Celotti (Pd) “vanno approfonditi i contributi dati dagli esperti e poi decidere l’opera migliore per efficacia e costi”, con il collega Nicola Conficoni che ha chiesto alla Giunta “se, alla luce di quanto emerso dalle audizioni, non ritenga opportuno bloccare il progetto”.

Da ultimo, Serena Pellegrino (Avs) ha commentato che “mettere in sicurezza il ponte di Dignano, non edificare nelle aree golenali, ripristinare i vincoli idrogeologici e togliere i camion dal tratto stradale sarebbero una possibile alternativa al progetto regionale”.

Le note delle opposizioni

 CAPOZZI (M5S): NO OPERE IMPATTANTI, PREVALGA SICUREZZA
“Il fiume Tagliamento rappresenta un unicum in Europa: il concetto è stato ribadito anche dalla comunità scientifica presente in Consiglio regionale nel corso dell’audizione odierna. La sicurezza dei cittadini è fuori discussione, ma restiamo convinti che si debba preservare soprattutto la naturalità del fiume, scongiurando opere impattanti che non si rivelano risolutive né, tantomeno, rispettose dell’ambiente”. Lo evidenzia in una nota la consigliera regionale Maria Rosaria Capozzi (Movimento 5 Stelle) al termine dei lavori della IV Commissione consiliare, incentrati sul delicato tema legato alle opere da realizzare sul Tagliamento attraverso ipotesi e progetti per la sicurezza idraulica lungo il corso d’acqua, analizzati direttamente dai maggiori portatori di interesse. “Ormai è chiaro a tutti – aggiunge a Capozzi – come l’opera approvata nel mese di aprile sia soltanto un espediente per ottenere i contributi destinati alla messa in sicurezza del fiume e, grazie a quelli, costruire un ponte-traversa utile alla viabilità e non certo a salvare qualcuno. L’assessore regionale Scoccimarro sostiene che non si tratta di una diga. Tuttavia, che la si chiami traversa, diga oppure ponte-traversa, la sostanza cambia ben poco. Resta comunque un’opera impattante”.

“Inoltre, il rappresentante dell’Esecutivo regionale – prosegue la pentastellata – parla addirittura di barricate ideologiche e di malafede: in questi mesi, invece, abbiamo assistito a una Giunta persa nella confusione progettuale più totale. Chi ha cambiato tre volte idea in meno di un anno, quindi, non sono né i cittadini, né tantomeno i movimenti politici come il nostro che ha chiesto solo chiarezza, esprimendo l’auspicio di rispettare quanto affermato da oltre 400 scienziati a conforto della nostra posizione”. “Questa Giunta – sottolinea infine la rappresentante del M5S – ha avuto l’abilità di dividere i territori e anche oggi ne abbiamo avuto la dimostrazione. Attraverso il dibattito pubblico, da noi invocato più volte, si sarebbe potuta evitare quella contrapposizione tra Comuni cui abbiamo purtroppo assistito in Commissione”.

“In attesa di capire cosa ne sarà del nostro fiume (giacché, nonostante le otto ore di audizioni, nessuno può ancora saperlo), attendiamo sempre di ricevere una risposta – conclude la consigliera – all’interrogazione tematica da noi depositata in maggio che, già allora, avrebbe chiarito molti passaggi di questa incresciosa vicenda”.

MORETUZZO-PUTTO (PAT-CIV): GIUNTA ALIMENTA CONFLITTO
“L’11 aprile scorso, la Giunta Fedriga ha approvato una delibera con la quale è stato approvato il Documento preliminare alla progettazione per la realizzazione di una traversa laminante fra Dignano e Spilimbergo, affiancata al ponte esistente. Successivamente, dopo una serie di dichiarazioni contraddittorie come quelle dell’assessore Scoccimarro che addirittura ha parlato di rischio crollo per il ponte di Dignano in caso di piena del fiume, il 16 luglio scorso la Giunta ha cambiato direzione parlando di ponte-traversa, attraverso una generalità (che non ha la forza di una delibera). Le polemiche e le mobilitazioni che si sono verificate in questi mesi e le contrapposizioni fra territori che si sono palesate pure durante l’audizione odierna, sono frutto quindi anche della confusione che gli atti e le dichiarazioni della Giunta regionale hanno reso pubblici negli ultimi mesi”. Questa la posizione espressa dai consiglieri regionali Massimo Moretuzzo e Marco Putto (Patto per l’Autonomia-Civica Fvg) in una nota, in seguito all’audizione sul Tagliamento che si è svolta in IV Commissione.

“Questo rende ancora più complicato trovare una soluzione condivisa – proseguono Moretuzzo e Putto – a un tema che non può più essere rimandato. A 58 anni dall’alluvione di Latisana, è impensabile continuare ad evitare di intervenire in modo serio sul tema della mitigazione del rischio che vivono le popolazioni della parte bassa del fiume. Tutte le istituzioni oggi audite, compresi i sindaci della parte del medio e alto corso del Tagliamento, hanno ribadito l’urgenza di agire, senza ulteriori ritardi. Così come non sono state espresse posizioni pregiudiziali, con la disponibilità al confronto serio sulle idee progettuali che la parte tecnica porterà sul tavolo dei diversi portatori di interesse”.

“Di certo – concludono i due consiglieri – condividiamo la riflessione riportata in audizione da Alberto Bernava, sindaco di San Vito al Tagliamento, che ha ricordato alla Commissione come sia stato davvero spiacevole aver assistito oggi a una profonda spaccatura tra i Comuni che rappresentano le comunità di valle e quelli che rappresentano le comunità di monte: il Tagliamento, per il quale molti Consigli comunali friulani hanno chiesto il riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco, deve essere un fiume che unisce e che valorizza il nostro territorio, non che lo divide. La Regione favorisca di più il dialogo e la partecipazione tra i territori, anziché alimentarne la divisione”.

HONSELL (OPEN): EFFICACIA PROGETTO TRAVERSA NON GARANTITA
“Oggi in IV Commissione consiliare è stato discusso il progetto della Giunta Fedriga del valore di 200 milioni per la costruzione di una traversa di laminazione, con luci e paratie mobili, all’altezza di Dignano sul Tagliamento. Insomma una struttura che può all’occorrenza diventare una diga. L’assessore Scoccimarro ha sostenuto con un ragionamento, in verità non molto stringente, che ciò dovrebbe ridurre il rischio di inondazioni nei territori alla foce del fiume. Come Open Sinistra Fvg, riteniamo che l’efficacia di questo progetto non sia assolutamente garantita. Il progetto è faraonico sia sul piano paesaggistico che su quello ambientale, con gravissime conseguenze, ma non è nemmeno ben definito, figuriamoci quindi se si possono fare delle valutazioni quantitative”.

Così in una nota Furio Honsell, consigliere regionale di Open Sinistra Fvg, che aggiunge: L’assessore non è stato chiaro se la traversa sarà parallela al ponte, oppure sarà ottenuta ristrutturando il ponte di Dignano. Non è chiaro poi cosa si intenda fare all’altezza di Varmo. Con tante incertezze, il progetto della traversa a Dignano rischia di essere gigantesco ma inutile per risolvere il problema a Latisana. Molto grave è stata la conflittualità tra sindaci che questo progetto ha inutilmente suscitato. I fiumi da sempre uniscono i popoli, questo progetto invece ha distrutto la solidarietà tra sindaci nella nostra regione”.

 

GRUPPO PD, È ORA CHE GIUNTA CHIARISCA SU TRAVERSA DIGNANO

«A sei mesi dalla richiesta di audizioni sul progetto della traversa di Dignano sul fiume Tagliamento finalmente siamo riusciti a sentire in Aula tecnici, sindaci e soggetti coinvolti. Ora resta da capire cosa intende fare la Giunta a fronte di quanto emerso oggi, se tirare dritto con un progetto (peraltro cambiato nel corso di questi sei mesi) che vede la contrarietà di una parte del territorio oppure, come auspichiamo, rimettere le carte sul tavolo e valutare possibili percorsi alternativi sui quali crediamo sia necessario comunque un ulteriore confronto». Lo affermano i consiglieri regionali Andrea Carli, Nicola Conficoni e Manuela Celotti (Pd) a margine delle audizioni in 4ª commissione sul progetto per l’intervento di costruzione di una traversa laminante adiacente al ponte di Dignano, sul fiume Tagliamento.

«Ritengo necessario mettere ulteriormente a confronto le differenti posizioni tecniche emerse oggi in commissione» afferma Carli, primo firmatario della richiesta delle audizioni odierne. «Rispetto a quanto emerso oggi, inoltre, è importante che la Giunta chiarisca una serie di punti a partire dalla scelta ultima di intervento, che rispetto alle ipotesi elaborate all’interno del Laboratorio Tagliamento – spiega Carli – non era certo in cima alla lista tra quelle stilate». E inoltre, continua, «rispetto agli insediamenti di cui si è parlato in commissione, è importante che la Giunta chiarisca se la realizzazione del ponte laminante prevede il loro sgombero».

«Come sta accadendo in altre situazioni, come lo sghiaiamento del lago di Barcis o gli interventi sul fiume Meduna, anche con il Tagliamento si è perso tempo prezioso – afferma Conficoni – che ora si vuole recuperare trovando una soluzione definitiva al problema. Peccato che finora gli atti della Giunta abbiamo suscitato solo delusione e malcontento tra i territori: oggi i sindaci del medio corso hanno reiterato la richiesta di ritiro della delibera di Giunta, denunciando ricatti e ribadendo tutte le loro perplessità, quelli del basso corso, Lignano e Latisana, hanno confermato tutte le loro preoccupazioni. E a questo si affiancano le divergenze tra i tecnici, sia sul metodo, sia sul merito. A fronte di tutto questo la domanda è fondamentalmente una, ossia se l’assessore Scoccimarro intenda o meno ritirare la delibera come chiedono sindaci e comunità».

Anche la consigliera Celotti chiede «chiarezza sui cambi di prospettiva che in questi mesi ha avuto la Giunta rispetto all’intervento su Dignano. Le audizioni odierne hanno messo sul piatto fattori di cui va tenuto conto, a partire dalle considerazioni fatte dai tecnici, dalle quali emerge che la traversa non è l’unico progetto possibile, si approfondiscano le alternative, come sottolineato peraltro dall’Istra. I contributi di oggi vanno sviscerati, anche perché i tecnici intervenuti nella seconda parte della commissione hanno sollevato notevoli criticità riguardo all’efficacia dell’opera in termini di mitigazione del rischio, sui costi e sull’impatto paesaggistico e sull’ecosistema del fiume Tagliamento, perplessità peraltro sollevate anche dai sindaci del medio corso. Comprendiamo tutti la posizione delle comunità del basso corso, ma non può essere indifferente quello che si pensa di realizzare nel medio corso, anche perché il Tagliamento, oggi lo abbiamo sentito una volta di più, va considerato come un unicum».

PELLEGRINO (AVS): LE ATTIVITÀ ANTROPICHE NON POSSONO PIÙ PRESCINDERE DALL’EQUILIBRIO ECOSISTEMICO

“Dopo svariati mesi dalla richiesta della convocazione, oggi abbiamo potuto ascoltare in Aula l’illustrazione del documento preliminare dell’avvio della progettazione dell’intervento di costruzione di una traversa laminante sul Tagliamento a Dignano e i tantissimi stakeholder istituzionali e non.” Così in una nota la Consigliera Serena Pellegrino, Alleanza Verdi e Sinistra a margine delle audizioni della IV Commissione sul ponte di Dignano e del Tagliamento. “Quello che è emerso come primo impatto – prosegue la Vice Presidente della IV Commissione – è il pericolo di snaturare il corso del Tagliamento, il più importante fiume del Friuli Venezia Giulia e considerato unico nell’intero arco alpino, uno dei pochi in Europa a conservare l’originaria morfologia con caratteristiche di elevata qualità idromorfologica, nonché per l’unicità dell’ecosistema fluviale. Necessità ed esigenze contrapposte fra interessi diversi non possono non contemplare l’elemento umano. Quello che è mancato è la comprensione che l’uomo pur facendo parte integrante del sistema ecologico, e traendo benefici costanti dalle risorse messe a disposizione come essenziali per vivere, impone alla natura dei cambiamenti radicali: le sue opere possono essere considerate tra i più potenti agenti trasformatori dell’ambiente che possa esistere. L’ISPRA – Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – ha posto l’accento sulla gravità di una struttura che va contro l’adattamento climatico innescando meccanismi perversi declinando una serie di problematiche che motiverebbero qualsiasi amministratore regionale a desistere a procedere con tale opera. Ricordo – incalza Pellegrino – che le direttive europee spingono per un ripristino ambientale e per la salvaguardia della biodiversità e la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua. Quello che pare emergere è che comunque si progetti quest’opera la stessa non garantirebbe la salvaguardia delle vite umane presenti alla foce del Tagliamento, ma solo sperate mitigazioni che però in tempi brevi giustificherebbero l’ipercementificazione in zona golenale passando da essere a rischio P4 a P2 e magari anche P1, potendo in tal modo costruire e quindi antropizzare ulteriormente le aree rivierasche. Contemporaneamente, con la realizzazione della bretella di Barbeano, gemella di quella di Dignano già realizzata, si permetterebbe di collegare l’est e l’ovest della Regione ultimando la Cimpello-Sequals-Gemona tanto cara agli imprenditori Veneti. Dopo che 10 anni fa sono stata accusata di aver procurato allarme perchè ho denunciato che il ponte di Dignano, salvaguardato dalla Soprintendenza, era a rischio e quindi da mettere in sicurezza, oggi diventa pericolante per scopi che poco hanno a che fare con la tranquillità dei nostri corregionali, ma funzionale a interessi economici in barba a tranquillità antropica e benessere ambientale per giustificarne la sostituzione. Ho sperato – conclude la Vice Presidente del Gruppo Misto – fino all’ultimo di poter vedere uno straccio di progetto da parte dell’assessore Scoccimarro. Nulla ho avuto e nulla è stato detto.”