Studenti di fede islamica esonerati dallo studio della divina Commedia. Serracchiani, Dante è imprescindibile patrimonio dell’umanità

«Dante offende l’Islam». Con questa motivazione, i genitori di due studenti di una scuola media della provincia di Treviso hanno chiesto e ottenuto che ai propri figli non venga insegnata la  Divina Commedia di Dante Alighieri, da sempre studiata e approfondita nei programmi scolastici italiani. Le famiglie coinvolte ritengono che l’opera sia incompatibile con la loro religione: l’Islam. Pare tutto sia nato quando una insegnante di italiano a Treviso  ha chiesto agli studenti che non seguono le lezioni di religione cattolica di riportare sul diario una nota con la richiesta di un parere dei genitori sull’insegnamento dell’opera dantesca, fatto questo già bizzarro dato che l’opera letteraria è tale al di là delle logiche religiose che ne sottendono l’inserimento storico. Passasse il principio dei programmi on demand un pacifista potrebbe chiedere che non venga insegnata la storia o un “terrapiattista” che la geografia venga riscritta. Il problema è che aperto il varco dalla professoressa evidentemente  seguace del “Ucas” (il mitico ufficio complicazione affari semplici) due famiglie di fede islamica  hanno espresso la propria contrarietà, accolta sia dalla docente che dalla preside. I due studenti sono stati quindi esonerati dal seguire le lezioni sulla Divina Commedia, concentrandosi invece su un altro autore, Boccaccio.  Duro il commento della parlamentare Dem Debora Serracchiani: “Sono incredula che si possa mettere in discussione lo studio nelle scuole della Divina Commedia, un patrimonio dell’umanità imprescindibile per qualunque formazione culturale non solo italiana. E’ proprio compito della scuola dare a tutti gli studenti gli strumenti critici per distinguere tra lo specifico storico del Medioevo di Dante e il valore universale della sua espressione artistica. Posso auspicare che si tratti di un caso isolato e che come tale venga risolto contenendo le strumentalizzazioni”.