Sul “caso” Menia e il suo attacco alle lingue minoritarie, fuoco di fila anche dal Pd
La vicenda della proposta di legge del senatore di Fratelli D’Italia Roberto Menia sta, come era prevedibile, suscitando dichiarazioni in Fvg e non solo dall’opposizione. In particolare il Partito Democratico ha lanciato un fuoco di fila di comunicati.
Minoranze: Liva (Pd), culture linguistiche risorsa e libertà
“Nel Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia si può giurare e si può intervenire in aula in italiano, friulano e sloveno. Ciò in virtù delle nostre culture linguistiche, della nostra storia sul tanto tribolato confine. E‘ una ricchezza, una libertà e una risorsa per i nostri figli, cui è chiamato a essere garante il presidente Fedriga: da lui mi aspetto una chiara presa di posizione anche come presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome”. Lo chiede il segretario regionale Pd Fvg Renzo Liva, a fronte del ddl del senatore Roberto Menia (FdI) recante “Riconoscimento dell’italiano come lingua ufficiale della Repubblica”.
Il segretario dem ricorda “l’orgoglio di usare pubblicamente il friulano manifestato nel tempo da tanti consiglieri regionali e anche attuali assessori” e si chiede se “sono d’accordo con Menia o hanno qualche imbarazzo. Perché noi – conclude – abbiamo anche qualche brivido”.
Minoranze: Shaurli (Pd), a Fvg non servono crociate sen. Menia
“Meglio se Menia si occupa del ponente ligure dov’è stato eletto. In Friuli Venezia Giulia non ci servono le sue ammuffite crociate contro le lingue minoritarie o minorizzate. Penso neanche a Zaia e ai 18 deputati della Lega che hanno appena presentato un progetto di legge per aggiungere il veneto tra le lingue storiche tutelate dalla legge 482/99, Fedriga chiarisca se è quella di Menia l’autonomia e il futuro che ha in mente per la nostra Regione”. E’ il commento del consigliere regionale Cristiano Shaurli (Pd) al ddl del senatore Roberto Menia, che chiede di inserire in Costituzione la lingua italiana, ponendo paletti alle lingue minoritarie.
“Si comincia dai triti luoghi comuni – osserva il consigliere dem – dicendo che le lingue minorizzate basta parlarle a casa o nelle osterie, si passa al fastidio verso i cartelli stradali bilingui e si finisce vietando di usarle dalle Istituzioni fino alle funzioni religiose. Cupa storia già vista dalle vallate del Natisone passando per il Friuli fino a Trieste”.
“Per fortuna nostra e sfortuna di Menia e Fratelli d’Italia – continua Shaurli – siamo in Europa le lingue minorizzate sono tutelate ovunque, sono considerate un valore aggiunto e non un panda da difendere. Proprio in questi giorni si è tenuto ‘Suns’, il festival della musica in lingua minorizzata che per una volta pone Udine e il Friuli al centro dell’attenzione europea sulla crescita e promozione moderna di queste lingue”.
Minoranze: Pascolat (Pd), destra relega in casa lingua friulana
“E’ bastato aspettare qualche settimana e riecco la destra centralista, nazionalista e reazionaria. Chi vuole relegare al focolare domestico la lingua friulana e perfino quella slovena deliberatamente ignora l’importanza della diversità sul piano della democrazia, oltre che dal punto di vista culturale. E poi una società plurale dal punto di vista linguistico è un volano anche per l’economia. I friulani, gli sloveni e anche i germanofoni del Friuli Venezia Giulia non possono sottovalutare le parole del senatore Menia, che sono un vero e proprio attacco all’identità e al pluralismo”. Lo afferma il segretario del Pd provinciale di Udine Roberto Pascolat, in merito alle implicazioni del ddl del sen. Roberto Menia sulla lingua italiana in Costituzione.
“Altri esponenti della destra al governo in Regione vorranno minimizzare o suggeriranno di far passare la proposta del sen. Menia come posizione personale ma – ammonisce Pascolat – non bisogna farsi ingannare: questo è uno squarcio di verità da ricordare bene ai prossimi appuntamenti elettorali”.
Minoranze: Rojc (Pd), ddl italiano in Costituzione è inquinato
“La proposta di legge è inquinata alle radici da un pregiudizio discriminatorio nei confronti delle lingue minoritarie e quindi delle stesse minoranze, altrimenti nessuno si potrebbe opporre a inserire la lingua di Dante nella Costituzione italiana. Il senatore Menia non vuole statuire il dato di fatto che l’italiano è la lingua ufficiale del nostro Paese, vuole alzare steccati contro un inesistente attacco delle lingue minoritarie, parlate da piccolissime percentuali di cittadini e proprio per questo da difendere”. Lo dichiara la senatrice Tatjana Rojc (Pd), esponente della minoranza slovena in Friuli Venezia Giulia, in merito al disegno di legge costituzionale a firma Roberto Menia che modifica l’articolo 12 della Costituzione aggiungendo un comma che definisce l’italiano “lingua ufficiale della Repubblica” precisando che “tutti i cittadini hanno il dovere di conoscerla e il diritto di usarla”.
La senatrice richiama “le tutele della legge 482/1999 e la Carta europea lingue minoritarie e regionali”, e considera “rivelatore il riferimento al nostro confine orientale, dove Menia rispolvera il ‘pericolo slavo’. Ma non siamo più nel Novecento e – precisa Rojc – io stessa non potrei sopportare di sentirmi definire ‘alloglotta’ come in certi tempi passati”.