Tagliamento, via libera alla “traversa di Dignano”, stanziati nelle “segrete stanze” i primi 30 milioni dalla Regione che ora promette confronto “postumo”
Con l’approvazione della delibera di Giunta che prende atto dell’aggiornamento del Piano di gestione del rischio di alluvioni si dà semaforo verde al documento preliminare all’avvio, attraverso un primo stanziamento di 30 milioni, della progettazione della traversa sul ponte di Dignano finalizzata alla laminazione delle piene nel medio e basso Tagliamento. È questo in sintesi, si legge in una nota della agenzia di stampa regionale, il pensiero espresso dall’assessore regionale per la Difesa dell’ambiente Scoccimarro al termine della seduta di Giunta durante la quale è stato approvato il documento preliminare alla progettazione di una traversa laminante con luci mobili e paratoie piane, adiacente al ponte di Dignano per la creazione di un bacino di espansione in linea, in alveo attivo. A seguito del provvedimento, la Regione è pronta a partire con la progettazione dell’opera che avrà un costo stimato di circa 200 milioni. In particolare la spesa complessiva dell’opera è stimata in 200.698.906 euro. Attraverso la delibera si indica l’intervento previsto tra quelli a priorità regionale massima e si dà mandato al presidente della Regione, in qualità di commissario straordinario per il rischio idrogeologico, di destinare l’importo di 30.743.657 euro – resi disponibili dal ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica per l’anno 2024 – al finanziamento dell’opera stessa. Ciò, si legge ancora nella nota della giunta, fa seguito all’impegno preso con i sindaci, motivo per cui fin da subito ogni passaggio preliminare alla progettazione sarà condiviso con i territori proprio per garantire la massima compartecipazione delle comunità al fine di risolvere definitivamente i problemi della sicurezza idraulica del Tagliamento e della tutela ambientale del suo bacino e delle popolazioni che ci vivono.
Ed è proprio dai territori che arriva il primo deciso no attraverso una nota della “Campagna di Difesa Ambientale “Tiliment Libar (Tagliamento Libero”) costituita da singoli, comitati e associazioni attivi nella difesa ambientale e nella tutela della salute che annuncia che difenderà il territorio dalle Grandi Opere Inutili. “L’Amministrazione Regionale del Fvg, si legge nella nota, durante l’ultima seduta di giunta, ha dato il via libera alla progettazione della diga sul Tagliamento da realizzare presso Dignano, attraverso lo stanziamento di 30 milioni. Così facendo, ancora una volta la Regione sta procedendo nelle stanze chiuse della politica a progettare delle Grandi opere che prevederebbero la devastazione del fiume Tagliamento e del Medio Friuli a fronte di benefici molto dubbi per la comunità friulana. Di fronte a questo quadro, si spiega, nella serata di giovedì 11 aprile, si sono ritrovati proprio a Spilimbergo comitati, gruppi e persone provenienti da territori dell’intera asta del Tagliamento determinati a difendere il territorio in cui vivono dalle Grandi Opere Inutili. Da questo incontro è emersa la ferma intenzione di opporsi a questi progetti, di utilità dubbia a livello idrogeologico e di sicuro impatto devastante a livello ambientale.
La diga di Dignano, si legge nella nota, fa parte di un pacchetto di interventi che vede anche una trasversa laminante con annesse casse di espansione fuori alveo anche all’altezza di Varmo, ha una storia complicata e c’è bisogno di qualche passo indietro per fare la chiarezza necessaria a comprenderla. Tra novembre 2023 e febbraio 2024 La Regione ha organizzato incontri esclusivi, a cui sono stati invitati solo ad alcuni Sindaci, escludendo gli stessi consigli comunali dei Comuni interessati e la minoranza in Consiglio Regionale. Inoltre, la stessa popolazione locale, che gia’ da decenni si oppone a sviluppi simili lungo il corso del Fiume Tagliamento, è stata tenuta al di fuori di questi incontri.
L’obiettivo di questi eventi era di presentare le opere per mettere “in sicurezza” il Tagliamento, che da quando trapelato sono dei ponti diga sul Tagliamento all’altezza di Spilimbergo e Madrisio con annesse casse di espansione. In questa situazione confusa si sono susseguiti nei mesi numerosi articoli di giornale e servizi televisivi dove, nonostante non si sappia ancora nulla dei progetti, dalle dichiarazioni dell’Amministrazione Regionale tutto sembra già deciso. Tali opere non sono un fulmine a ciel sereno in quanto già contenute nei risultati progettuali dalla commissione regionale “Laboratorio Tagliamento”, che già nel 2011, aveva prospettato alcune soluzioni. In tali risultati però, le opere che ora sono state selezionate e finanziate dall’Amministrazione regionale erano state scartate per la scarsa efficacia, fattibilità e l’enorme impatto sul territorio. Infatti, analizzando la tabella allegata, si può notare come la stessa traversa laminante con paratoie mobili avesse ottenuto un punteggio negativo, diversamente da oltre soluzioni preferibili, come il canale scolmatore in sinistra Tagliamento. In definitiva non si capisce perché tali progetti scartati allora siano stati selezionati e vengano spinti adesso come uniche soluzioni possibili.
Le vittoriose lotte ambientali contro l’inceneritore di Spilimbergo e l’acciaieria della Danieli dell’estate 2023, e le lotte precedenti contro Grandi opere proposte lungo il fiume Tagliamento, hanno dimostrato come l’imposizione di opere impattanti su territori ignari e non consultati, oltre ad essere un sopruso inaccettabile, non possa funzionare. Nonostante questo la Regione ha deciso di non cambiare il proprio modus operandi, e procede a definire progetti in incontri a stanze chiuse dove comitati, gruppi e popolazione vengono sistematicamente esclusi. Ribadiamo con forza che il Friuli non è popolato da sudditi, e chiediamo che i dettagli di questi progetti vengano resi pubblici immediatamente attraverso incontri appositi aperti a chiunque voglia partecipare. Quello del fiume Tagliamento, conclude la nota, è un ecosistema fluviale che ad oggi è preso come modello a livello europeo per la conservazione delle sue caratteristiche morfologiche. Chiede e continuerà a chiedere invece modelli di adattamento ai cambiamenti climatici, e conseguenti fenomeni atmosferici estremi, che siano fondati sulla partecipazione attiva delle comunità locali e sulla giustizia climatica”.