Tavoli a Udine contro l’autonomia differenziata che mina l’unità nazionale

A Udine saranno allestiti tavolini per raccolta firme contro qualunque autonomia differenziata, per l’unità della repubblica e uguaglianza dei diritti. Il primo appuntamento venerdì 27 in Piazza Matteotti (fronte chiesa S.Giacomo), il secondo mercoledì 1 giugno in via Zanon (fronte Galleria Bardelli-Libreria Feltrinell) dalle ore 10.30 alle ore 13.30. Ad organizzare i banchetti i Comitati contro una indiscriminata autonomia differenziata. L’Autonomia Differenziata è l’applicazione del 3° comma dell’art. 116 della Costituzione, così come “riformata” nel 2001. Questo comma prevede che le Regioni possano chiedere maggiori poteri per “emanciparsi” quasi completamente dalla legislazione nazionale, costituendo una sorta di micro-Stati all’interno della Repubblica, in lotta e “competizione” tra di loro. Tenuta in sordina fino al 2018, con la fine del governo Gentiloni l’Autonomia Differenziata è riapparsa come pericolo concreto con le richieste di alcune Regioni: Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna in primis, ma anche il Piemonte. Proprio il governo Gentiloni ha accordato alle prime tre Regioni delle pre-Intese: oggi il governo Draghi, dopo i tentativi dei governi Conte, intende andare fino in fondo. Queste Regioni rivendicano pieni poteri in addirittura 23 materie, tra le quali istruzione, sanità, ambiente, rapporti con l’UE, infrastrutture, trasporti… Effetti prevedibili, spiegano dai Comitati, liquidare i contratti nazionali di lavoro, per “attirare” le imprese abbassando il costo del lavoro, per promuovere più precarietà… Ma anche per avere mano libera per …. privatizzare completamente i servizi pubblici, la sanità, fare entrare sempre di più i privati nelle scuole! Da tre anni esiste un Comitato Nazionale per il ritiro di qualunque Autonomia Differenziata, che conta 40 comitati locali in tutta Italia e che ha promosso assemblee, manifestazione, appelli per fermare questo attacco micidiale all’unità della Repubblica e alle conquiste sociali e democratiche.
Nei banchetti a Udine in particolare verranno raccolte le firme relative a una petizione indirizzata al presidente del consiglio regionale Fvg. La petizione ha per oggetto il NO alle “Norme di attuazione delle Statuto speciale della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia in materia di istruzione non universitaria”. Questo il testo:
In riferimento alla Mozione n. 288/2021 in cui si “impegna la Giunta regionale a promuovere con il Governo ogni azione possibile al fine di consentire che l’iter di regionalizzazione della scuola del Friuli Venezia Giulia avvenga in tempi rapidi in quanto risulta di rilievo strategico per lo sviluppo della nostra Regione”, ed alle Norme ad essa collegate, noi Cittadine e Cittadini residenti in FVG esprimiamo un forte dissenso sia verso l’idea di Scuola che viene veicolata dalle Norme in oggetto, sia in particolare verso il trasferimento alla Regione dell’Ufficio Scolastico Regionale, attualmente organo periferico del Ministero dell’Istruzione che è istituzionalmente chiamato a garantire unitarietà, coesione sociale, inclusività, rimozione di ogni forma di disuguaglianza, libertà dell’insegnamento, tutti principi costituzionali che la Scuola incarna. Allo stesso modo è il Ministero ad essere chiamato a garantire nelle Scuole il pluriinguismo e il multilinguismo che sono specifici della nostra Regione. La Scuola, nata per unire, non deve imboccare la strada della disarticolazione e della frammentazione in diverse scuole regionali, come da richiesta di “autonomia differenziata” avanzata da alcune Regioni. Le scuole regionalizzate, lungi dal rappresentare maggiore controllo democratico, sono invece la realizzazione del controllo da parte del potere politico, del privato e del mercato che così cancellerebbero in nome dell’interesse elettorale e del profitto le funzioni che la Costituzione assegna alla Scuola della Repubblica: culturale, educativa, di sviluppo dell’attitudine critica, di pratica della solidarietà e della libertà di pensiero. Dice il deputato costituente Concetto Marchesi: “L’istruzione non è problema di regioni o di comuni o di enti privati. È problema nazionale. (…) È interesse della Nazione che ognuno abbia modo di fecondare i germi del proprio destino e che possa sollevarsi non sugli altri ma in mezzo agli altri.” CHIEDIAMO pertanto alla Regione di sospendere il progetto normativo in oggetto e di portare l’argomento di tali Norme, così cruciale e delicato per le nostre vite e per quelle delle future generazioni, al dibattito pubblico che coinvolga in modo effettivo Cittadine e Cittadini, Studentesse e Studenti, personale della Scuola, realtà associative, politiche, sindacali nonché Enti Locali.