Terremoto del Friuli: La testimonianza dell’ingegnere sismico che nel ‘76 visitò i luoghi dell’epicentro. Il volume UNESCO
Conservato nella biblioteca dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS, “The Gemona di Friuli Earthquake of 6 May 1976” è un volume UNESCO di grande rilevanza storica e scientifica, con cui vogliamo ricordare il triste anniversario del terremoto del Friuli. 46 anni anni fa, alle 21.00 del 6 maggio, un terremoto di magnitudo 6.4 della scala Richter colpì il Friuli centro-orientale, provocando 990 vittime, 3000 feriti e danni per circa 4.500 miliardi di lire. A seguito del sisma quasi 200.000 persone persero la propria abitazione. Nicholas Ambraseys, uno dei massimi esperti di ingegneria sismica al mondo, visitò i luoghi dell’epicentro del terremoto nel giugno del 1976 e raccolse dati e testimonianze, che in questo volume ci regalano un’accurata fotografia della situazione post-sisma. Lo scritto di Ambraseys riporta, infatti, le osservazioni fatte direttamente sul campo, con accurate descrizioni dei danni riportati dagli edifici, storici e residenziali, in ogni comune colpito, e valutazioni sulle caratteristiche del terreno e sulla sismicità delle varie zone interessate dal sisma. Interessante anche la ricostruzione da dati bibliografici della storicità sismica del Friuli, che raccoglie tutti i terremoti avvenuti dal 1116 al 1976. La pubblicazione “The Gemona di Friuli Earthquake of 6 May 1976” raccoglie, inoltre, altri due contributi oltre quello di Ambraseys. Il primo è una sorta di censimento degli edifici storici del Friuli dopo il sisma, scritto da Pierre Pichard, della Scuola di Architettura di Nantes. Il secondo, opera dell’architetto G.N Ziogas, è invece l’elenco delle strutture educative e scolastiche distrutte dal terremoto. Scopo di questo volume, voluto dall’UNESCO, era quello di studiare gli effetti del terremoto e, in accordo con le autorità locali, sviluppare un piano di protezione e ricostruzione dei monumenti storici e delle abitazioni nelle zone colpite. L’OGS fu in prima linea nell’affrontare l’evento. Con la stazione sismometrica di Trieste contribuì alla prima localizzazione del terremoto e al monitoraggio della successiva sequenza sismica. Fu anche il catalizzatore dei primi studi, con la pubblicazione di un numero speciale del Bollettino di Geofisica Teorica e Applicata già nel corso del 1976. La rete di monitoraggio e il Centro di Ricerche Sismologiche dell’OGS nascono proprio in seguito a questo tragico evento. Il Centro di Ricerche Sismologiche dell’OGS ha, per sua legge istitutiva, il compito di “svolgere, in autonomia scientifica, con specifici progetti, ricerche sulla sismicità e sulla sismogenesi dell’Italia nord-orientale, gestendo e sviluppando inoltre la connessa rete di rilevamento sismico anche per fini di protezione civile”. Per tale ragione l’OGS si occupa del monitoraggio sismico di tutto il Nord-Est dell’Italia, utilizzando i dati registrati dalla rete sismometrica, che gestisce, e i dati delle reti limitrofe grazie ad accordi di collaborazione e cooperazione con tutti gli altri Enti interessati. La Rete per il monitoraggio sismico, che nel 1977, un anno dopo il terremoto del Friuli del 1976, era inizialmente costituita da 7 stazioni dislocate nell’area epicentrale del terremoto, si è poi progressivamente estesa al resto del Friuli Venezia Giulia e al Veneto. Attualmente comprende 45 stazioni, di cui 3 sono in comproprietà con altre istituzioni sismologiche, la maggior parte sono di proprietà OGS o state realizzate e vengono gestite da OGS per conto della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e della Regione Veneto. Gli sviluppi più recenti riguardano l’installazione di una densa rete di rilevatori sismici in contesto urbano. Questa attività, svolta in collaborazione con la Regione Friuli Venezia Giulia e con la Regione del Veneto, ha lo scopo di fornire un quadro più preciso e dettagliato dello scuotimento nell’immediato post-sisma, utile per organizzare al meglio gli interventi in soccorso della popolazione La Rete ha l’importante funzione di supporto alla Protezione Civile: i dati acquisiti dalle stazioni vengono continuamente analizzati da un sistema automatico di allerta che è in grado di fornire nel giro di pochi minuti una prima stima di localizzazione, magnitudo e scuotimento generato dagli eventi sismici avvenuti in Italia nord-orientale e nelle aree confinanti. In caso di evento significativo la comunicazione dell’evento viene inoltrata in automatico dal sistema alla lista di istituzioni interessate, in stretta collaborazione con le Protezioni Civili regionali. Successivamente viene effettuata un’analisi più dettagliata dai sismologi del CRS di turno in sede, organizzati per garantire reperibilità h24 – 7 giorni su 7, e i parametri stimati in automatico vengono eventualmente corretti.