Terroristi o alleati? Sulla recente evoluzione della questione siriana

Terroristi o alleati? La domanda non è affatto retorica se solo si prova a dare un occhio alla recente evoluzione della questione siriana. Ormai da qualche giorno il nord ovest della Siria è messo a ferro e fuoco da un’improvvisa (?) azione militare da parte dei “ribelli” che da quasi una decina di anni hanno trovato rifugio nella sacca di Idlib: HTS (Hayat Tahrir al Sham). Ognuno può chiamarli come vuole, ma rimane il fatto che il passato di questi soggetti, a partire del loro capo Mohammad al Julani, sono gli stessi che un tempo si chiamavano Al Nusra e prima ancora Al Qaeda. Naturalmente, come spesso succede in casi come questo e per una quesitone di convenienza, ci si racconta che HTS rinnega il suo passato, e dunque l’affiliazione a Al Qaeda; che rimane però una cosa assodata. aedaQQ
Se poi uno si va a guardare la storia recente e le tristi vicende che il Medio Oriente in “rifacimento” ha subito, ci si convince facilmente che quella canaglia tutto è fuorché quella presunta forza democratica di opposizione ad Assad e al suo governo iper corrotto e assassino, che i media tendono a spacciare come verità. Il modello di governo applicato nella sacca dove nel corso degli anni hanno trovato rifugio un paio di milioni (le cifre sono discordanti, ma alcuni parlano di 4 milioni) di sfollati provenienti dalle aree più ostili, e dunque maggiormente represse, al potere alawita che controlla da più di cinquant’anni la Siria, non è certo un esempio di democrazia. In varie fasi e da più parti, nella regione sono arrivati milioni di sfollati che non volevano saperne di sottostare al regime di Damasco ma anche di combattenti che durante ferocissimi scontri si erano opposti alla brutale repressione delle truppe governative appoggiate da Russia, Iran, Hezbollah e altre milizie sciite. la legge della Sharia interpretata in modo fanatico e radicale è sempre stata il riferimento di Julani e i suoi sgherri, per poi convincere i creduloni di una conversione a mezzi maggiormente liberali e del rispetto delle minoranze che invece hanno subito dure repressioni. Corruzione e violenza ed esecuzioni sono sempre stati e sono tutt’ora i loro metodi di governo.
Insomma, per farla breve, lo zoccolo duro di HTS è rappresentato da solenni tagliagole. Se poi qualcuno li vuole far passare per forze più o meno democratiche, appunto ribelli, che si oppongono al crudele regime di Bashar al Assad, dovrebbe rileggersi la genesi di quel gruppo di fanatici. L’Isis non è altro che una costola di Al Qaeda con cui in una certa fase della guerra civile si è scontrato violentissimamente soprattutto nella battaglia per il controllo di Raqqa, perdendo la guerra e migrando altrove; esattamente verso nord ovest.
Più a nord, al confine con la Turchia e all’interno della Siria per una trentina di Km, governa (si fa per dire) il SNA (Syrian National Army) che è formato da un’accozzaglia di gentaglia di provenienza varia (ci sono anche gli Uiguri del Xingjiang che in futuro potrebbero tornare utili…) che nulla ha da invidiare a HTS o ai loro colleghi dell’Isis. Il SNA è direttamente controllato dalla Turchia che con le sue truppe e in diverse fasi del conflitto, ha occupato buona parte di ciò che una volta era Rojava. Del Rojava (Kurdistan occidentale) ormai rimane meno della metà, Kobane, Menbij che rappresentano la zona più occidentale di quella regione con Kobane sulla sponda sinistra e Menbij su quella destra dell’Eufrate. Il resto del Rojava parte da Tel Abiad per arrivare fino a Derik (al confine con l’Iraq). Il resto del NES (North East Syria) a est dell’Eufrate, è governato da una coalizione kurdo-araba le cui forze armate sono le SDF (Syrian Democratic Forces), ma non è Rojava se non per una trentina di km di profondità e, appunto come si diceva, da Tel Abyad a Derk, al confine con la Turchia. Ci sarebbe anche, ma a quanto pare non più, una piccola enclave kurda appena a nord ovest di Aleppo (Tal Rifat) in cui si erano rifugiati i kurdi scacciati dalle loro case del cantone di Afrin occupato dai turchi nel 2018 e che ora dovranno trovarsi per l’ennesima volta una nuova e precaria sistemazione.
Bene, questo quadro per cercare di capire dove siamo e di chi stiamo parlando. Aggiungerei solo che tra HTS e SNA non è mai corso troppo buon sangue e dure battaglie sono servite a stabilire chi comanda e dove, pare invece che in questa azione i due gruppi si siano accorpati. Ultimo appunto, per dire che l’Isis non è affatto sparito dalla zona, ma opera ancora nell’area desertica a est di Homs e Palmira dove le loro “cellule dormienti” (nemmeno tanto sonnolente) continuano ad imperversare. Alcuni dei loro rappresentanti da un po’ di tempo hanno scelto di convivere con HTS proprio nella sacca di Idlib, tanto è vero che i vari ultimi capi di Isis “neutralizzati” dagli Usa si trovavano proprio da quelle parti. E questo per capire ancora una volta chi sono questi “ribelli”.
Ora, cerchiamo di capire cosa stia invece succedendo in questi drammatici giorni e magari com’è che questi tipacci siano riusciti ad avanzare con tanta rapidità ed efficacia tanto da occupare Aleppo, puntare su Hama e prendere possesso, cosa piuttosto importante, della M5 che con la M4 rappresenta la principale via di comunicazione del Paese e che collega Aleppo a Homs e Damasco e poi Latakia e dunque il Mediterraneo. Per cominciare sarà bene tenere presente che nella regione di Idlib sono presenti parecchie “torri di osservazione”, praticamente delle caserme con la presenza di truppe turche e che le uniche vie di rifornimento sia quella garantita alle Nazioni Unite (Bab Al Hawa) che altre minori per il traffico “normale” sono i confini con la Turchia. Dunque, da dove arrivano tutti i rifornimenti sia commerciali che di materiale bellico? Beh, direi che non ci sono alternative; tutto il traffico è controllato e stabilito da Ankara. E dunque, che gioco sta facendo la Turchia che recentemente aveva ammorbidito le sue relazioni con Damasco? Tra le altre cose, il SNA è direttamente controllato, finanziato e armato dalla Turchia e sicuramente dal Qatar, (persino Al Jazeera normalmente piuttosto al di sopra delle parti, stavolta si sbilancia in favore dei “ribelli”) entrambi sostenitori dei Fratelli Mussulmani a cui queste milizie (il SNA è una sorta di consorzio di vari gruppi spesso in lotta tra di loro per questioni di potere e dunque economiche) fanno riferimento. Senza l’appoggio della Turchia non sarebbero in grado di resistere e il famoso cuscinetto che Ankara vorrebbe realizzare a spese dei kurdi non si concretizzerebbe.
I bombardamenti continui che Israele porta sistematicamente a nell’ultimo periodo si sono moltiplicati ovunque ci sia Hezbollah, hanno sicuramente indebolito questa formazione dando maggiore libertà di movimento ad HTS e compagnia. I bombardamenti non hanno risparmiato neppure le altre milizie sciite irachene e iraniane che assieme a Hezbollah e alla Russia sono determinanti a mantenere a galla Bashar al Assad. La guerra tra Israele e Hezbollah in Libano ha limitato notevolmente il potenziale della formazione sciita più potente ed organizzata dell’area mediorientale che ha dovuto spostare molte delle sue risorse in Libano, lasciando sguarnita la Siria. Che ci sia un accordo tra Turchia e Tel Aviv pare abbastanza evidente, visto il vantaggio che un indebolimento del governo siriano va a favore di entrambi. Ma la Turchia ufficialmente nega ogni coinvolgimento. E dunque le armi, molte nuove di zecca, e le risorse da dove arriverebbero? Che gli USA ne sappiano qualcosa?
Altro soggetto impegnato e profondamente interessato alla questione siriana è la Russia che in questo momento bombarda senza tanti complimenti i “ribelli” cercando di interrompere la loro avanzata. Sembra di essere tornati indietro di quasi un decennio. Ma un dubbio a questo punto mi pare lecito; qual è veramente la politica di Mosca in Siria? Non c’è stato un solo singolo episodio in cui le forze russe abbiano reagito ai continui bombardamenti e omicidi che Israele ha effettuato in territorio siriano. Nonostante nel passato siano stati portati i potenti sistemi antiaerei S300, tra i più efficaci al mondo, questi armamenti non sono mai stati usati facendo ipotizzare un tacito accordo di via libera alle azioni dell’aviazione con la stella di David. Per Mosca, Damasco è veramente ed ancora un alleato indispensabile? Certo ci sono due basi russe a Latakia e Tartus che permettono alla Russia di mantenere una presenza costante nel Mediterraneo. Ma il fatto che sempre più nazioni del Nord Africa e del Sahel abbiano cacciato i francesi, sia militari che grandi aziende che da quelle parti hanno sempre deciso e fatto enormi affari, potrebbe far pensare che l’attenzione di Putin & C., che infatti stanno sostituendo i francesi sia in forma ufficiale che soprattutto attraverso i mercenari di Wagner (pardon, Africa Corps), si sti concentrando sui porti algerini, libici e probabilmente egiziani. Sicuramente la presenza russa in Africa non è ancora sufficientemente consolidata e per ora l’alleanza con Damasco però dovrebbe essere ancora una priorità.
In ogni caso, nei prossimi giorni si dovrebbe capire un po’ meglio da che parte penderà la sorte sia dei “ribelli” che di Bashar al Assad. Intanto gli USA continuano a tenere sott’occhio i giacimenti di petrolio dell’area di Deir ez Zor ed appoggiare più o meno i kurdi. Ma la sua presenza non è certo neutrale né, tantomeno, casuale. Bisognerà vedere se e quando Erdogan deciderà se ricucire con Mosca e Damasco oppure portare a termine il suo progetto, già in fase avanzata di realizzazione, di eliminazione dei kurdi dal confine nord della Siria. Gli USA hanno ancora troppi punti in sospeso e scambi da realizzare con Erdogan all’interno della Nato, dove Ankara ha dimostrato di essere decisiva con il suo potere di veto. A questo punto tutto sembra possibile, ciò che appare certo è che l’opera di distruzione di quello che fino ad oggi abbiamo conosciuto come Medio Oriente, sta andando avanti. Come si “stabilizzerà” è ancora lungi da immaginare. Per i kurdi si prospettano tempi duri mentre l’Iran non è lontano e appare come un attore militarmente sempre più debole….
Nel frattempo il cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah è sempre più debole, mentre a Gaza il massacro continua nell’inedia dell’occidente e nel disinteresse totale.
Ma non c’è problema, comunque vada, saranno sempre i poveracci a pagare il prezzo più alto.

Docbrino