Torna nelle librerie “La Carnia di Antonelli” a quarant’anni dalla prima edizione e a quindici anni dall’ultima ristampa
Nel giugno del 1980 veniva stampata la prima edizione del volume La Carnia di Antonelli. Ideologia e realtà. Non si può certo sostenere che si tratti di una pubblicazione come tante, dal momento che essa rappresenta probabilmente una delle più importanti produzioni culturali del nostro territorio montano e, insieme, come testimoniano le varie ristampe succedutesi nel tempo, uno dei libri più diffusi sulla Carnia e in Carnia.
Il successo editoriale che da subito ha incontrato questa iniziativa si deve innanzitutto alla bellezza e alla straordinarietà delle immagini del fotografo Umberto Antonelli (1882-1949): basti pensare alla sequenza relativa alla ardita costruzione del ponte in cemento ad arcata unica sull’orrido del Lumiei, opera indispensabile lungo la strada che da Ampezzo porta a Sauris; o alle caratteristiche strutture in legno delle case di Forni di Sotto, interamente distrutte nel 1944 a causa dell’incendio appiccato per rappresaglia dai tedeschi e dai fascisti; o alle riprese della fluitazione dei tronchi che si effettuava sul Degano, con le vedute del loro arrivo e della prima lavorazione presso la Segheria De Antoni di Villa Santina. Quello che, però, fa de La Carnia di Antonelli un prodotto ancora più originale, che continua a rimanere di attualità nonostante il passare degli anni, è l’innovativa impaginazione curata da Renato Calligaro, la scelta di “addentrarsi” nei particolari fissati sulle lastre e di commentare le immagini con testi ricavati da libri, giornali d’epoca e, oggi ancor più preziose, testimonianze orali.
Il libro è suddiviso in sette capitoli – lavoro agricolo e condizione della donna; trasporti e opere pubbliche; industria; cooperativismo; idroelettrica; scuola e acculturazione; l’uomo e la casa – ed è arricchito da una preziosa prefazione del poeta Leonardo Zanier.
Al Gruppo “Gli Ultimi” di Tolmezzo va riconosciuto, dunque, un duplice merito: in primo luogo, quello di aver salvato dalla distruzione ciò che restava dell’archivio del fotografo di origini padovane e, successivamente, quello di averlo fatto conoscere e reso disponibile attraverso la mostra fotografica e, soprattutto, la pubblicazione del libro, attività, queste, è bene sottolinearlo, interamente auto-finanziate con la collaborazione di altri circoli culturali e di privati, nella assoluta assenza delle principali istituzioni pubbliche, fatta eccezione per il Comune di Enemonzo, località nella quale Antonelli visse ed esercitò la professione di farmacista dal 1912 al 1949.
Con un certo orgoglio i curatori possono così sostenere che, ancora oggi, La Carnia di Antonelli continua a svolgere efficacemente quella che, fin dalla sua uscita, era apparsa essere una triplice funzione: offrire ai turisti e agli ospiti un bel “biglietto da visita” del nostro territorio; costituire un riferimento fondamentale per chi si avvicina allo studio della Carnia e della sua storia contemporanea; rappresentare una “guida” e uno stimolo per far riscoprire ai carnici e a chi dalla Carnia era stato costretto ad emigrare, le proprie radici.
A quarant’anni dalla prima edizione e a quindici anni dall’ultima ristampa, rispondendo a numerose richieste e sollecitazioni, il Gruppo “Gli Ultimi” ha deciso di ripubblicare questo libro che da tempo era esaurito.