Tornano le ronde padane e la polizia locale di ogni comune prenderà ordini da Trieste. Questo il modello sicurezza by Roberti/Fedriga

“Sul tema della sicurezza non ci dovrebbero essere barriere ideologiche, perché, al di là delle statistiche, fino a che viene commesso un reato e c’è un cittadino danneggiato la pubblica amministrazione deve fare tutto quello che è nelle sue possibilità per evitare che quel reato venga perpetrato”. Questa la ratio invocata dall’assessore regionale alla Sicurezza del Friuli Venezia Giulia, Pierpaolo Roberti per giustificare la sua proposta di legge “Disciplina in materia di politiche integrate di sicurezza e ordinamento della polizia locale” che di fatto oltre a centralizzare sotto “comando” regionale la polizia urbana, che viene così scippata dal controllo dei comuni, istituisce in forza di legge un must della narrazione leghista, le ronde padane di antica memoria che diventano ora volontari per il “controllo del vicinato”. Già la definizione fa rabbrividire e ci si può facilmente immaginare orde di trogloditi impegnati nel far rispettare le “leggi” dell’intolleranza e della bassa morale, non più muniti di manganello e olio di ricino, ma mossi sotto sotto dagli stessi ideali illiberali.
“Purtroppo – ha detto l’assessore – nella discussione odierna è emersa da parte dell’opposizione una mistificazione della realtà, con riferimenti fantasiosi su improbabili ronde armate o la creazione di fantomatiche truppe di poliziotti in borghese. Spiace francamente aver assistito a questa deriva, anche perché segnalo che, relativamente al tema dei volontari, in alcuni comuni governati dalla parte politica afferente alla minoranza in Consiglio regionale sono operativi ‘i volontari per il controllo del territorio’, i quali evidentemente, a differenza di altre esperienze analoghe, sono delle ronde buone”.  Nel dettaglio degli argomenti Roberti si è soffermato sul concetto della sicurezza percepita, sostenendo che se, cifre alla mano, il Friuli Venezia Giulia è una regione sicura, ciò non significa che esista un limite del numero di reati accettabile in base al quale l’amministrazione può rimanere inerte. Per questo la Regione ha inteso innovare e aggiornare la normativa in materia che risale al 2009. Una strana teoria quella di Roberti secondo cui se minaccia la pioggia non basta avere con se l’ombrello, ma bisogna aprirlo e girare  ostentandolo minacciando il cielo.
Sempre sulla questione del “controllo di vicinato”  l’assessore ha sottolineato che la legge “si limita a riconoscere valore morale a questo tipo di progetto, quindi niente di particolarmente eversivo”.  Dimentica però l’assessore Roberti che nella storia italica la presenza di milizie e squadracce è purtroppo nella memoria non solo di chi quelle tragiche vicende le visse ma anche e per fortuna, memoria storica condivisa grazie alla Costituzione repubblicana nata, guarda caso, sulle macerie di quel regime che i “volontari della sicurezza e i delatori di vicinato”  li utilizzò come squadre del terrore. Su questa legge pericolosa per lo stesso spirito ideologico che la ispira si sono espresse le opposizioni con parole dure, ma c’è da ritenere non saranno sufficienti e servirà una vigilanza democratica a costo di costituire volontari per il controllo sui “volontari del controllo del vicinato”.
II segretario del Pd Shaurli parla di cantilena leghista sulla sicurezza inopportuna anche perchè c’è la pandemia in atto: “In una pandemia che sta di nuovo colpendo in maniera durissima il Friuli Venezia Giulia, le famiglie e le persone sentivano davvero la necessità di una norma sulla sicurezza. Chiosa Shaurli, una legge che sostanzialmente reitera la cantilena leghista a base di telecamere e di controllo di vicinato alla ‘Stasi memoria’. Soprattutto una tiritera continua sul fatto che le nostre forze di polizia locale avranno un controllo centralizzato da parte della Regione. Invece di restare a disposizione dei Comuni, delle nostre comunità per fare la sicurezza sulle strade, per risolvere i piccoli problemi dei nostri paesi e delle nostre città, diventeranno l’ennesima forza di polizia. Il tutto per rincorrere un elettorato anche a dispetto di una crisi come quella che stiamo vivendo”.

Fortemente critico anche il Gruppo consiliare dei Cittadini, intervenuto con il capogruppo Tiziano Centis, che ha attaccato il centrodestra, autore di una legge che guarda più alla propaganda che alla reale risoluzione dei problemi. “Questa legge – spiega Centis – rivela l’intenzione di chi governa la Regione di esercitare un controllo sulla polizia locale svilendo il ruolo dei comuni. I nuclei specialistici regionali, mandati nei comuni a svolgere attività ad hoc, altro non sono che la rinuncia che i servizi di polizia locale siano espressione del territorio. E infatti per questa legge non hanno voluto audire i sindaci. Quello che invece serve è invece molto semplice: incrementare il numero dei vigili a disposizione del territorio, ma questo aspetto non è stato affrontato. Per presidiare al meglio il territorio è necessario 1 vigile ogni 1000 abitanti, ma siamo molto lontani da questo obiettivo. Per avere più sicurezza servono più vigili in dotazione ai Comuni, non un cambio delle regole”. Sul tema dei volontari Centis ha criticato la scelta della maggioranza di istituire il cosiddetto “controllo di vicinato”: “Una modalità di presidio territoriale che rischia di sfociare nelle ronde, vecchio pallino della Lega tanto anacronistico quanto pericoloso. Le ronde non servono, perché la sicurezza è una cosa importante che va garantita in modo professionale dai nostri corpi di polizia a cui vanno dati fiducia, supporto e risorse. L’esigenza di sicurezza è reale e tanti fatti recenti lo confermano, ma è un problema che va affrontato con più personale, mezzi e risorse”.
Una legge che non migliorerà la vita dei cittadini, anzi, creerà più problemi di quelli che ci sono. “Anziché semplificare – ha concluso Centis – si introducono nuove regole, nuovi nuclei, ulteriori coordinamenti. Tutto ciò non fa altro che complicare il sistema e non rende più agevole la vita dei cittadini. Per affrontare al meglio i problemi serviva un aiuto tangibile ai comuni e più personale, ma il centrodestra ha preferito una legge di propaganda ad una più seria e utile concretezza”. Duro anche il consigliere di Open Fvg Furio Honsell: “La legge sulla sicurezza partecipata voluta dalla Giunta Fedriga in corso di approvazione oggi è molto preoccupante. Decreta la fine della figura del vigile e agente della polizia locale al servizio dei cittadini e a disposizione del Sindaco come l’abbiamo conosciuto. Istituisce di fatto ancora un altro corpo con compiti di sicurezza, in aggiunta a quelli statali, sul quale la Regione svolgerà un ruolo di guida importante a scapito dei Sindaci.
La legge inoltre prevede il riconoscimento ufficiale di associazioni “comunque denominate” che si autodefiniscono paladini della sicurezza.” “Siamo fortemente contrari al proliferare di
gruppi e gruppuscoli di cittadini non professionisti, ai quali la Regione riconosce compiti di sicurezza e controllo su altri cittadini. La convivenza sociale andrebbe promossa con azioni positive e non solamente negative e repressive. Questa legge è una legge pericolosa perché nella foga ideologica e propagandista della Lega di fatto legittimerà atteggiamenti che non contribuiranno alla pacifica coesione sociale.”
Anche Patto per l’autonomia considera la proposta della giunta Fedrga «Una pessima legge che centralizza molte competenze a livello regionale a scapito dei Comuni e spalanca le porte alle ronde post padane»

«Questo provvedimento non dà risposte efficaci alle criticità in cui versa la polizia locale, effetto di una ormai cronica carenza di personale e mancanza di professionalità specifiche che rendono estremamente difficoltoso il presidio del territorio. Non è centralizzando molte competenze a livello regionale che si migliora il servizio. Vanno piuttosto rafforzate le forme di coordinamento tra i Comuni», afferma il capogruppo del Patto per l’Autonomia, Massimo Moretuzzo, «È necessario fornire i Comuni degli strumenti necessari per coordinarsi e gestire la funzione della polizia locale», evidenzia Moretuzzo, che sottolinea come il tema sia strettamente intrecciato a quello della «fallimentare» riforma degli enti locali.
Critiche alla norma «che spalanca le porte alle ronde post padane» arrivano anche dal consigliere regionale Giampaolo Bidoli. Il pacchetto di norme sulla “sicurezza partecipata” che affida l’attività di prevenzione e controllo del territorio anche alla collaborazione dei cittadini, attraverso il “controllo di vicinato” o l’impiego di associazioni di volontariato, «metterà in difficoltà i comandi di polizia locale, anziché supportarli, poiché si troveranno a gestire volontari impreparati», spiega Bidoli, per i quali immagina un intervento «eventualmente a supporto di eventi culturali, sportivi e cerimonie, per quanto, anche in questi contesti, sarebbe preferibile valorizzare i volontari della Protezione Civile, peraltro già formati e monitorati dal punto di vista sanitario e psicologico».

«Dal dibattito generale e dalle dichiarazioni dell’assessore Roberti è evidente che ci aspetta una pessima legge», conclude Moretuzzo, che si sofferma infine sull’articolo 16 della norma (“La Regione, avvalendosi degli uffici del Comune capoluogo (Trieste), attua il coordinamento tra i servizi di polizia locale per le seguenti finalità…)”. «Chi glielo dice al friulanissimo sindaco di Udine che i suoi compagni di partito stanno approvando una legge per cui per avere un intervento dei cosiddetti “nuclei specializzati” (formati anche dai suoi agenti) dovrà chiedere “per favore” al comandante della polizia locale di Trieste? Da “prima i friulani” a “prima il centralismo”, che sia romano, milanese o triestino poco conta», commenta Moretuzzo.