Tragedia di Mostar. 28 anni dopo, la stessa lotta contro la sofferenza trascurata
A 28 anni dalla morte a Mostar di Marco Luchetta, Alessandro Saša Ota e Dario D’Angelo, la Fondazione a loro intitolata, rinsalda il proprio impegno nella difesa e cura dei bambini, delle persone più deboli e a rischio dell’emarginazione sociale. “Sono passati 28 anni, che sono volati. In realtà si tratta di un tempo enorme, una generazione – osserva la presidente della Fondazione, Daniela Schifani Corfini Luchetta -. Mai più avremmo potuto immaginare che 28 anni dopo, in memoria di Marco, Alessandro e Dario, più di 800 bambini sarebbero stati aiutati, recuperando una vita. Questo è la cosa straordinaria che rimane, accanto a un ricordo ovviamente triste”. Dopo la pausa forzata che c’è stata con il Covid, le attività sono riprese a pieno ritmo, con l’arrivo di bambini che hanno dovuto aspettare che passasse la fase acuta dell’emergenza. Ma oggi la Fondazione si trova in prima linea anche nel dramma dell’Afghanistan, tornato nuovamente sotto il tallone dei talebani. Sta infatti evolvendo in un progetto l’attività di accoglienza di famiglie afghane fuggite dal Paese martoriato. Da ottobre scorso, la Fondazione Luchetta infatti ha accolto nelle proprie case già due nuclei, e altre 2-3 famiglie presto dovrebbero arrivare. Una tragedia, quella della popolazione afgana, aggiunge la Presidente, che viene trascurata oggi come lo era la tragedia della Bosnia negli anni ’90. “Quello che bisogna evidenziare purtroppo è l’atteggiamento dell’Unione europea verso i migranti. Stiamo assistendo a continue violazioni dei diritti umani e l’Ue ha deluso tutte le aspettative. La politica mira a ‘parcheggiare’ le persone, senza farsene carico. Per questo ci manca già David Sassoli che più volte si era esposto per far sì che l’Europa si responsabilizzasse”. Si tende a fare della “memoria” un esercizio retorico, continua la presidente: “Queste sono giornate particolarmente dolorose, attraversate da lutti inaccettabili. Ha senso celebrare se il ricordo diventa un monito per il presente. A questo proposito mi ha fatto particolarmente piacere ricevere il 25 gennaio un riconoscimento da Articolo 21, perché le parole che ho ascoltato valorizzavano il ricordo dei nostri cari in quest’ottica: la Fondazione è stata un modo per ribellarsi alla violenza e alla tragedia. Da un evento terribile è nato, nel loro ricordo, qualcosa di bellissimo”, conclude.