Due giovani trucidati con 11 colpi di pistola, crivellati nel solco dello slogan “la difesa è sempre legittima”. Ma loro non erano ladri ma semplici passanti

E’ stato fermato per duplice omicidio l’uomo che ha scambiato i due giovani per ladri e sentendosi minacciato, almeno questa è la versione data dall’uomo, ha sparato. 11 colpi esplosi  dalla sua beretta facendo diventare un colabrodo la panda dei due giovani “colpevoli” di essere nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Insomma anche se non sembrano proprio configurarsi elementi per la legittima difesa è molto probabile che ad armare la mano dell’uomo ci sia stata anche una convinzione legata allo slogan la “la difesa è sempre legittima”. Anche se i comportamenti individuali e le relative responsabilità sono individuali e quell’uomo non sembra avere alcuna attenuante,  una responsabilità politica e mediatica esiste per chi quello slogan per mesi ha pronunciato, facendo intendere che sparare è una opzione accettabile.  La Procura di Napoli in realtà ha pochi dubbi e parla di “condotta per cagionare morte” e sostiene che le “indagini contraddicono la tesi difensiva” cosi da identificare nel duplice omicidio volontario, il reato contestato a Vincenzo Palumbo, 53 anni, autotrasportatore di Ercolano (Napoli), dopo un interrogatorio durato quasi 24 ore. Il fermo per aver sparato e colpito mortalmente anche alla testa Giuseppe Fusella 26 anni e Tullio Pagliaro, 27 anni, due ragazzi che abitavano a Portici fermi a chiacchierare in auto nei pressi della del Palumbo che li avrebbe scambiati per ladri. Durante l’interrogatorio reso al procuratore aggiunto di Napoli Pierpaolo Filippelli, l’autotrasportatore ha riferito agli inquirenti di essere stato svegliato dal sistema d’allarme della sua abitazione, di avere preso la sua pistola, che custodiva sotto il letto dopo avere subito un furto lo scorso 4 settembre, per poi uscire sul terrazzo di casa con l’intenzione di respingere i ladri. Palumbo ha anche detto di avere visto un giovane scappare dalla sua proprietà: il ragazzo, dopo avere udito le sue grida, si è rifugiato nella Fiat Panda che lo attendeva con il motore accesso. A questo punto il camionista riferisce di avere sparato 4 o 5 volte malgrado la sua pistola si fosse inceppata dopo il primo colpo. In realtà non solo gli inquirenti non sono convinti fino in fondo del racconto dell’uomo e per questo hanno cercato di ricostruire anche con l’uso delle telecamere presento in zona e di altri riscontri la realtà dei fatti. I rilievi e l’ascolto di testimonianze dei residenti raccontano una dinamica più dettagliata dell’accaduto e diversa da quella di Palumbo. “Gli esiti delle indagini delegate ai Carabinieri della Compagnia di Torre del Greco contraddicono allo stato la tesi difensiva”, sottolinea la Procura di Napoli. “La dinamica dei fatti – sostiene la Procura – per il numero, la sequenza e la direzione dei colpi esplosi, così come ricostruita, appare rivelare una condotta intenzionalmente e senza giustificazione rivolta a cagionare la morte dei due giovani” A iniziare dal numero dei colpi esplosi 11 e non 5 come dichiarato dall’uomo. Intanto l’avvocato d’ufficio riferisce che “il signor Vincenzo Palumbo chiede scusa ai familiari, non voleva uccidere. Anche lui è profondamente addolorato. Aspettiamo che la magistratura faccia il suo lavoro”.