Tutti pazzi per la transizione ecologica. Della serie che affare l’acqua reflua “green”, ma sarà operazione di greenwashing?
Spingere la transizione energetica e incentivare il riutilizzo delle acque reflue depurate quale risorsa sostenibile per garantire una gestione più efficiente del sistema idrico. Questo nei titoli il progetto, ma è davvero tutto autenticamente green?
In un contesto attuale aggravato dagli effetti dei cambiamenti climatici e dalle crescenti pressioni sulla disponibilità delle risorse idriche, CAFC SpA si fa promotore attivo per spingere la transizione energetica e incentivare il riutilizzo delle acque reflue depurate quale risorsa sostenibile per garantire una gestione più efficiente del sistema idrico. Si apre così la nota stampa relativa al convegno organizzato venerdì 28 giugno scorso nella sede del CAFC di Udine in collaborazione con GSE – Gestore Servizi Energetici – sviscerando dati, progetti esemplari e strategie adottate e pianificate dalla Rete Smart Water Management FVG per far fronte all’emergenza idrica.
Sulla carta tutto bene, tutto giusto, se si partisse da situazioni di consolidate correttezze nella attuale depurazione delle acque. Sappiamo però che non è così, problemi ci sono anche se sempre negati anche davanti all’evidenza dal più classico del “tutto ben madama la marchesa”. Per questo pensare a nuovi investimenti innovativi senza aver risolto le attuali criticità sembra operazione più finanziaria che tecnica. Un “batter cassa” che potrebbe nascondere la più classica delle operazioni di moda, quel greenwashing che più che transizione ecologica vede la transizione di flussi monetari. Comunque per capire di più è bene valutare quanto è stato detto nel convegno perché c’è sempre la speranza, che nonostante tutto, ci possa essere un ravvedimento nelle politiche di gestione ambientale. Noi forse siamo inguaribili ottimisti, anche se dovrebbe fare scuola il pessimismo della ragione.
Nel convegno è stato il presidente di CAFC Salvatore Benigno a indicare la mission e le strategie per il futuro a cominciare dalla fondamentale e ottima collaborazione con un attore nazionale come il GSE (Gestore Servizi Energetici) a cui va dato merito, si legge nella nota di Cafc, di avere avviato un solida interlocuzione con gli Enti Gestori su base regionale. “Effettuare investimenti in tema di efficientamento energetico tramite progettualità innovative che implicano l’ottimizzazione dei consumi con l’acquisizione delle agevolazioni previste dai certificati bianchi, è al centro delle nostre priorità” – ha sottolineato Benigno. Titoli che premiano il risparmio di energia primaria nell’effettuare interventi di efficienza energetica in tutti i comparti e vengono utilizzati anche per abbassare i costi di investimento.
“Di transizione non si può solo parlare ma si deve fare” è il monito di Caterina Belletti – consigliere di amministrazione GSE – evidenziando che in Friuli Venezia Giulia il CAFC è una eccellenza. “Oggi si è fatto un passo importante – ha ribadito – perché sono stati avviati progetti di efficientamento energetico in tempi brevi dialogando con un organo dello Stato, il GSE, e si è dimostrato come in poco tempo si possono fare i progetti, si può efficientare e si possono ottenere dei benefici che lo Stato mette a disposizione”. Una buona pratica che nelle intenzioni del GSE va diffusa a livello nazionale. Sul fronte siccità è intervenuto anche il Commissario Straordinario nazionale per l’adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica, Nicola Dell’Acqua, il quale ha ribadito l’importanza dell’utilizzo delle acque depurate in ambito agricolo ed industriale quale soluzione fondamentale per garantire una gestione sostenibile del bene acqua. “In questo quadro così siccitoso tra le priorità nella scaletta per combattere la siccità c’è proprio l’uso delle acque reflue – ha sottolineato; sì, perché tutta questa acqua presa, depurata e poi scaricata a mare è acqua dolce buttata via e questo non possiamo permetterlo. Anche se abbiamo stagioni piovose questa acqua sicuramente ci servirà e quindi l’utilizzo delle acque reflue è una delle attività fondamentali per essere più resilienti”. Ed è qui che casca l’asino, ci permettiamo di puntualizzare noi perchè immettere nel ciclo alimentare le acque reflue, se non perfettamente depurate, sarà economicamente lucroso ma potrebbe apportare criticità importanti alla catena alimentare dato nelle acque reflue finiscono anche sostanze di natura industriale, le più difficili e costose da eliminare.
Una progettazione fondamentale (quella dell’uso delle acque reflue ndr) anche secondo Benigno: “per garantire una gestione sostenibile dell’acqua soprattutto in Italia, dove solo il 4% delle acque reflue prodotte viene riutilizzato nonostante un potenziale del 23% è urgente e cruciale promuovere una maggiore adozione di pratiche di riutilizzo delle acque trattate sia nel settore agricolo che industriale. Tuttavia per rendere effettivo questo passaggio è fondamentale superare le barriere economiche oggi esistenti. Attualmente, i costi associati all’utilizzo dell’acqua di riciclo sono spesso considerati meno convenienti rispetto all’approvvigionamento di acqua prelevata direttamente dall’ambiente; quindi, è essenziale un riassetto normativo e tariffario che tenga conto dei costi di investimento necessari per la realizzazione delle infrastrutture di trattamento, distribuzione e gestione, da riconoscere all’Ente Gestore”. Insomma, ci permettiamo di eccepire noi, si arriva al punto di tutta la questione: batter cassa. Una modalità che secondo CAFC preveda il recupero anche parziale dei costi di investimento in capo agli Enti Gestori del Servizio Idrico, da riconoscere in tariffa, garantendo al contempo una sostenibilità economica in capo agli utilizzatori finali attraverso incentivi da parte dello Stato (vedi crediti d’imposta o l’utilizzo di certificati blu sulla falsa riga di quanto fatto in campo energetico con i certificati bianchi) oltre che attraverso strumenti di collaborazione rafforzata con attori istituzionali quali i Consorzi di Bonifica, le Associazioni Industriali, il GSE e la Direzione Ambiente della Regione FVG. Ecco la strategia è dichiarato ed il piano è fatto. Resta solo l’avvallo politico che siamo certi arriverà acritico e corposo.