Ieri al Visionario di Udine in scena l’unità e le divisioni di una sinistra/sinistra in cerca del fantasma dell’anima comune

Ma quante sinistre ci sono in Italia? Una risposta se pur imperfetta la si poteva plasticamente vedere ieri nel corso dell’evento di Sinistra Unita Udine presso il Cinema Visionario, la compagine non ancora lista, ma propedeutica a creare in funzione delle prossime amministrative di primavera, delle realtà di liste più possibili unitarie a sinistra del Pd e forse, in coalizione con lo stesso.  Ma questo è certamente uno dei punti divisivi che ieri appariva in tutta la sua virulenza. A parte le sigle più classiche, Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana, Potere al Popolo, Risorgimento Socialista, era presente anche Furio Honsell con Open Sinistra Fvg che non ha riferimenti nazionali e forse per questo (alcuni suggeriscono a “microfoni spenti”) potrebbe muoversi più liberamente ingabbiando i vari veti incrociati che sono il vero problema a sinistra, diventando futuro catalizzatore e garante. Presenti all’evento anche associazioni come No Ad (no Autonomia Differenziata) rappresentato da Dianella Pez e comitato Ttip (contro i trattati di libero scambio) per il quale ha parlato Emilia Accomando. Restando nel resoconto dell’evento, ad aprire i lavori è stato Andrea Sandra, seguito da Giancarlo Velliscig e da Anna Manfredi che sono i portavoce di Sinistra Unita Udine e che, ognuno con sfumature diverse, hanno individuato nella necessità di superare diseguaglianze e mala gestione amministrativa, la linea guida dell’azione di Sinistra Unita nella ricerca di programmi condivisi.

Si sono poi alternati al microfono Ivan Volpi di Potere al Popolo, Marco Duriavig di Sinistra Italiana, Stefano Sirch di Risorgimento Socialista e il consigliere regionale Furio Honsell di Open Sinistra Fvg. Tutti hanno espresso quanto unisce e quanto divide, in un dibattito ricco nei contenuti ma con delle, non banali, contraddizioni alla base. Del resto era nelle intensioni degli organizzatori emergesse con chiarezza il punto identitario fra i rappresentanti dei partiti relativamente alla situazione politica nazionale alla vigilia delle prossime elezioni di settembre. “Un focus sulle scelte e gli scenari possibili delle forze politiche e sociali che hanno nei loro programmi i temi della sinistra” recitava infatti l’invito. Lodevole iniziativa ma estremamente complessa in una giornata dove, in realtà, i nodi nazionali non erano del tutto cristallizzati  e soprattutto perchè le numerose anime della sinistra/sinistra sono risaputamente tutt’altro che unite, almeno rispetto ai temi nazionali ed internazionali.

Se da un lato il Partito della Rifondazione Comunista, Potere al Popolo, assieme al gruppo parlamentare ManifestA e a Risorgimento Socialista, hanno già deciso di dare vita a una coalizione chiamata L’Unione Popolare guidata da Luigi De Magistris, Sinistra Italiana non ha ancora sciolto l’amletico dilemma (dovrebbe farlo oggi)  se essere o non essere in coalizione con il Pd e i Verdi. Verdi di Bonelli che invece hanno già trovato l’accordo con il Pd nonostante i veti del bullo Calenda e del suo partitino “Azione” che nelle intenzioni di Enrico Letta dovrebbe dare “copertura” al centro, ma che rischia invece, con i suoi veti mirati e soprattutto con alcuni irricevibili paletti programmatici posti a bella posta per non essere digeribili (come quello sul ritorno al nucleare), di fare abortire la coalizione prima ancora di vedere luce. Questo dilemma, nel quale si dibatte il partito di Fratoianni, aleggiava come una incompiuta anche nella sala del Visionario, come pesava il fatto che per rendere concreta ogni scelta nella realtà e non solo nei “desiderata”, L’Unione Popolare guidata da Luigi De Magistris dovrebbe raccogliere nazionalmente 40000 firme per la presentazione delle liste in meno di una settimana. Raccolta firme che riguarda ovviamente anche il Fvg. Insomma ancora una volta la galassia “sinistra” vede le proprie stelle e stelline brillare ma non diventare una costellazione unica e, rimanendo nella metafora astronomica, riuscire ad evitare che l’elettore finisca nel “buco nero” di Meloni & c,  e che  questa stella oscura di destra diventi un vortice irrefrenabile di antimateria, attrattivo e pesantemente lesivo delle conquiste sociali e della stessa Costituzione. Il vero pericolo infatti è che, raggiunta la maggioranza utile, la destra che del resto l’ha annunciato, metta mano alla Carta che potrebbe essere stravolta nella logica del presidenzialismo e di una autonomia differenziata delle regioni che palesemente le vuol trasformare in governatorati. Piccole repubbliche delle banane ma con tanti piccoli “Ras” in stile Fedriga, Zaia, ma anche De Luca o Bonaccini. Basterà questo pericolo molto reale per far appianare le “differenze”? Difficile perchè da sempre nella sinistra, al buon senso e al realismo, prevale la sindrome di Tafazi condita dalla più classica e incrollabile fede nella propria unica verità rivelata. Apprezzabile comunque il tentativo di Sinistra Unita Udine di aver mantenuto vivo, almeno localmente, quel laboratorio politico che riunendo intorno ad un tavolo varie anime della sinistra, al di là dell’imminenza delle politiche, possa gettare le basi per gli appuntamenti elettorali di primavera, comunali di Udine e regionali Fvg. Speriamo solo che anche localmente non si ripropongano magari imposti dai partiti,  i giochi dei veti di multipla natura, politici, ideologici e personali. Speriamo che il “triunvirato” Sandra, Velliscig, Manfredi riesca a domare almeno localmente le spinte centrifughe negative, determinante sarà fare tutto non a ridosso delle scadenze, quando le voglie di poltrone e seggi ad personam prevalgono su idee e programmi. Sarebbe bello che il Friuli fosse l’eccezione che conferma la regola.