Un Trump chiamato desiderio

C’è chi crede che i rapporti tra esseri umani debbano essere determinati da quelli, i rapporti, di forza. Non sono passati neppure due mesi dal suo insediamento, che il pianeta, per ora almeno solo una parte consistente, è stato spazzato dall’uragano biondo. Oddio, in effetti un precedente simile si era già manifestato, in forma di portata minore ma comunque indicativo della direzione che il mondo sta prendendo. Quella specie di australopiteco che non si capisce come sia diventato presidente dell’Argentina, al secolo Milei, aveva anticipato anche in modo (sempre che sia possibile) più grezzo a colpi di motosega, il modello a cui si riferisce anche il nuovo (anzi di seconda mano) presidente degli USA.
Abituati probabilmente in qualche bordello a fare i gradassi, questi due soggetti assieme ad altri loro soci, pretendono di governare, prima il loro Paese e poi il resto del globo terracqueo (giusto per citarne un’altra loro seguace), a colpi di machete tagliando ciò che a loro appare superfluo mentre per la stragrande maggioranza degli umani rappresenta invece le necessità di base. Gli Stati Uniti hanno un debito enorme che sta per diventare insostenibile anche per chi, come loro, può a piacere o quasi battere la moneta che è il riferimento della gran parte degli scambi commerciali e finanziari della terra? Bene, si impongono in forma mafiosa dei dazi sulle merci importate e si riduce parte del debito nei confronti degli altri Paesi. Il debito rimane ancora eccessivamente alto? Si svaluta il dollaro e dunque si riduce ulteriormente il valore degli investimenti in titoli di stato che i principali avversari degli States hanno comprato. Le spese relative al sociale, o perlomeno quanto di sociale rimane negli States, vengono drasticamente tagliate, tanto a chi servono? Ai poveracci? Beh, allora chissenefrega, il mondo deve essere nelle mani dei ricchi. Non che questa sia una grande novità, ma almeno qualche briciola rimaneva ad assicurare quel minimo di assistenza sanitaria, di scuola pubblica, insomma di ciò che garantiva la sopravvivenza alla maggior parte dei cittadini. Immondizia! va tagliata e i soldi risparmiati vanno destinati a banche, finanziarie e grandi società che garantiranno la stabilità economica del Paese. Quanto questo tipo di economia rimarrà stabile è tutto da vedere, ci sono parecchi dubbi sulla sua tenuta e a lungo andare un crollo appare inevitabile.
Ci sono problemi nell’accaparramento di minerali rari e indispensabili alle moderne tecnologie? Niente paura, si chiede a chi queste risorse le ha ed ha ricevuto consistenti aiuti per affrontare una guerra e difendersi dall’invasore. Che questi aiuti dovessero essere considerati a fondo perduto e destinati a difendere “la democrazia”, pareva assodato, ma a quanto pare si tratta di un equivoco, di un malinteso.
Serve cercare di allontanare la Russia dall’influenza della Cina? Qualche bella pacca sulle spalle di Putin dovrebbe servire, anche se poi fidarsi dello Zar non pare una grande scelta, anche se si ribalta la storia e si accusa l’Ucraina di aver provocato la guerra.
L’Europa? Ma quell’accozzaglia di stati che più che mettersi d’accordo stanno lì a litigare tra di loro ha la stessa consistenza dello stracchino e di conseguenza va trattata. Anzi, già che ci siamo vediamo magari di acuire le diversità e stringere alleanze con i Paesi che dimostrano maggiore attenzione nei confronti di Washington piuttosto che di Bruxelles o Strasburgo.
Già, l’Europa. Non si capisce bene se sia meglio di niente oppure se al contrario sarebbe meglio che collassasse e si ripensasse a mettere assieme un’entità almeno un po’ più seria, con una Costituzione che si spera più dignitosa del modello che era stato proposto qualche tempo fa e buttato nel cesso. Una Costituzione che si basi su una federazione e non su un insieme di Paesi che non condividono nulla se non il libero transito di merci (quello delle persone si è già perso da tempo), che abbia un sistema fiscale uguale per tutti, magari un parlamento che conti qualcosa e un governo che ne sia il riflesso e non composto da soggetti che nessuno ha votato. Vogliamo trovare spazio anche per una difesa comune? Ci può stare, ma naturalmente dando la precedenza al budget per il sistema sociale, senza contare che quanto i vari componenti dell’Unione spendono già per conto loro una cifra che basterebbe a coprire quelle spese. Parliamo di 400 miliardi di euro, una cifra superiore a quella che spende la Russia per i proprio sistema militare.
Sarebbe necessaria un’Europa che abbia finalmente una politica estera decente e che faccia valere quei principi di cui tanto si riempie la bocca senza poi tradurre in pratica le belle parole. Parole che spesso nemmeno vengono spese in modo chiaro; ne sia esempio l’assoluta assenza di condanna nei confronti di Israele che sta massacrando da un anno e mezzo i palestinesi nel silenzio totale di noi europei e anzi continuando a vendere armi a Tel Aviv. Arrivando addirittura ad ignorare trattati o le decisioni di soggetti sovrannazionali che i vari Paesi hanno firmato, come la Corte Internazionale di Giustizia che ha emesso un mandato di arresto per Netanyahu e Gallant ed anzi, in alcuni casi, ad invitare il criminale Netanyahu quando ci sarebbe l’obbligo di arrestarlo. Germania docet, ma pure la Francia e l’Italia sono su posizioni simili.
Quello stesso Netanyahu che ignora i trattati firmati con Hamas nemmeno due mesi fa facendone carta straccia con la complicità del socio Trump; che sta scatenando sempre in compagnia degli USA e del Regno Unito bombardamenti in mezzo Medio Oriente, dal Libano alla Siria, allo Yemen puntando alla fine al bersaglio grosso: l’Iran. Un delinquente che ha ordinato la ripresa dei bombardamenti su Gaza, cioè su quanto rimane della Striscia con l’intento di cacciare i suoi abitanti legittimi, i palestinesi. Forse era convinto che dopo aver disintegrato quel territorio e averne assassinati 60-70.000, quelle persone si sarebbero arrese all’evidenza ed avrebbero abbandonato quel che rimaneva delle loro proprietà. Non aveva calcolato che nonostante la distruzione delle infrastrutture più basilari come gli ospedali, i sistemi idrici, elettrici, le fognature ed avere proibito l’entrata a Gaza di tutti gli aiuti umanitari (anch’essi parte dell’accordo preso con Hamas) centinaia di migliaia di persone non ne vogliono sapere di andarsene. Ed allora, di nuovo bombe come non se ne erano viste neppure durante il periodo precedente. 429 morti in una sola notte! 700 in un paio di giorni. Un massacro annunciato da Trump e soci, mentre viviamo come in un incubo; abbiamo perso la ragione, anche noi che ci crediamo innocenti.
Non c’è purtroppo solo l’Europa ad essere assente ed anzi complice di quel macello; gli Stati arabi che anche loro a parole denunciavano la mattanza di palestinesi, non muovono un dito. Meglio guardare ad appetitose collaborazioni con Israele piuttosto che occuparsi della sorte dei “fratelli arabi palestinesi”. Solo che noi ci consideriamo più civili, più democratici e questo ci pone in una posizione ancora peggiore. Tanto democratici da venire impediti di dimostrare contro le infamie che Israele sta perpetrando contro milioni di persone inermi, private di tutto, assediate come i castelli medievali, peraltro senza nemmeno avere un castello. Siamo alla follia totale, governati da personaggi di infima caratura che se ne fregano delle sorti di coloro che quotidianamente crepano, non solo di bombe ma anche di stenti. Ci sono persone che ci raccontano quanto importante sia ogni forma di vita, anche quando di vita non si tratta ma di semplici embrioni e poi si gira dall’altra parte mentre si compie la mattanza di esseri umani tali e quali a noi. Ma forse è proprio questa la realtà; noi non li consideriamo come noi.
Ci stiamo avviando a lunghi passi verso un finale tragico come nel libro di Tennessee Williams senza neppure rendercene conto e con la massima incoscienza, al seguito di un tram di cui abbiamo perso il controllo. Fermiamoci o almeno vergogniamoci per tutto ciò che non facciamo.

Docbrino