Giorgia chiacchiere ed inadeguatezza: Una manovra del nulla da far dimenticare con la “madre di tutte le riforme” e i centri per migranti in Albania

Lo confessiamo, per un breve periodo dopo l’arrivo di Giorgia Meloni a palazzo Chigi avevamo sperato che il nostro paese potesse avere un centrodestra accettabile sul piano della gestione della cosa pubblica e soprattutto che potesse garantire una alternanza autenticamente democratica. Intendiamoci, dubbi li avevamo, sia per il pregresso “storico” della stessa Giorgia, sia per la presenza nel governo di tanti esponenti del suo partito cresciuti nella nostalgia delle camice nere. Ma non solo, la presenza nella sua maggioranza di Matteo Salvini non faceva sperare in un equilibrato governo di centrodestra simile ai tanti che nell’occidente hanno gestito i loro paesi senza tentativi autoritari o di stravolgimento della democrazia. Ed invece ecco che, all’inizio per la totale stupidità gretta ignoranza e faziosità di gran parte dei personaggi che si è portata dietro, poi per aver via via snocciolato la sua natura, Giorgia ha mostrato il vero volto di una destra che è rimasta ahinoi postfascista . Un volto quella di Giorgia fatto di inadeguatezza, come comprovano la vicenda della telefonata del “comico” russo-africano e le nostalgiche pulsioni che hanno trovato l’apoteosi in questi giorni con la proposta di riforma costituzionale. una annunciata “madre di tutte le riforme”  che in realtà vorrebbe portare la repubblica indietro nella storia, altro che terza repubblica, siamo ad una riedizione della repubblica di Salò dove l’uomo solo al comando era… per sempre. Ma c’è di più, nelle ultime settimane è stato un via via di annunci roboanti, mirabolanti provvedimenti con il cliché ormai caro alla Meloni. Una narrazione, tutta chiacchiere autoreferenziali, sulla bontà e originalità dei suoi provvedimenti infarcita dalla  sindrome dell’accerchiamento anche non è chiaro da chi. Una narrazione con annunci di provvedimenti che analizzati si dimostrano essere il nulla impastato con il niente, come l’annunciata manovra economica piena di contraddizioni e di elementi che collidono perfino con il velleitario programma di governo con il quale Meloni e soci avevano chiesto il voto agli italiani. Manovra che la presidente del consiglio pretenderebbe passasse in-emendata, al vaglio di un Parlamento ridotto al ruolo di notaio certificatore. Tralasciando il giudizio sui contenuti che come hanno fatto notare le parti sociali non sono stati discussi con nessuno, la debolezza sta anche nel fatto che il governo, quella manovretta, l’ha blindata vietando appunto gli emendamenti e per evitare che se ne parli, dentro e fuori dal Parlamento, ecco arrivare le sparate di distrazione di massa. Cosa meglio che rigirare la frittata introducendo il tema della “madre di tutte le riforme” con una proposta pasticciata di premierato all’italiana, non per risolvere il problema che il 50 per cento degli italiani non vota anche (ma non solo) perchè abbiamo una legge elettorale maggioritaria patetica quella si da riformare presto magari informa proporzionale, ma altresì per blindare una eventuale premier eletto senza maggioranza o meglio da una minoranza assoluta degli elettori. Altro che dare voce agli italiani, anziché ascoltarli e affrontare i loro problemi, si fanno o si provano a fare, scelte sbagliate sul piano istituzionale, come l’autonomia differenziata in una spartizione della torta con la Lega di Matteo Salvini, tanto per sfasciare definitivamente il paese, pardon la “nazione”. Meloni, non paga della sparata sulla riforma costituzionale ecco che ieri apre la nuova frontiera sul tema migrazioni, un colpo di genio che tanto geniale non è certo, se non altro perché, alla luce di mere dichiarazioni che poco spiegano dei meccanismi di funzionamento, lancia la suggestiva idea che l’Italia si avvalga di campi di “detenzione” in Albania con tanto di avvallo del presidente Edi Rama. Annuncio infarcito di propaganda, fra l’altro facilmente smontabile. Secondo Giorgia Meloni l’accordo con l’Albania sui migranti può diventare «un modello di collaborazione tra Paesi UE e Paesi extra-UE sul fronte della gestione dei flussi migratori», anzi di più, in un’intervista rilasciata al Il Messaggero (quello vero non quello Veneto ndr), la premier parla di un’intesa «che rafforza il partenariato strategico tra Italia e Albania e si pone sostanzialmente tre obiettivi: contrastare il traffico di esseri umani, prevenire i flussi migratori irregolari e accogliere in Europa solo chi ha davvero diritto alla protezione internazionale». In sostanza secondo la premier italiana «l’Albania darà la possibilità all’Italia di utilizzare alcune aree in territorio albanese, segnatamente il porto di Shengjin e l’area di Gjader, nelle quali l’Italia potrà realizzare, a proprie spese e sotto la propria giurisdizione (????) due strutture dove gestire l’ingresso, l’accoglienza temporanea, la trattazione delle domande d’asilo e di eventuale rimpatrio degli immigrati. L’accordo si applica agli immigrati soccorsi in mare ad eccezione di minori, donne in gravidanza e soggetti vulnerabili»,  non dalle Ong che non si potrebbero di certo costringere a fare rotta verso il pase delle aquile. Ora è evidente trattasi di una sparata priva di reale efficacia e fra l’altro dai costi economici altissimi, dato che la di là della vigilanza armata demandata alle forze di sicurezza albanesi, la gestione dei campi così come tutta la trattazione delle pratiche di controllo, identificazione e valutazione dell’esistenza della protezione internazionale ed eventualmente dei respingimenti è a carico dell’Italia con proprio personale che quindi lavorerebbe, in trasferta , a meno che non si pensi a modelli “innovativi” di smart working. In realtà l’operazione, fra l’altro in forte odore di incostituzionalità, ha come unico scopo quello di agitare lo spauracchio verso i migranti che la loro destinazione non sarebbe l’Italia e quindi la Ue, ma l’Albania che dell’unione non fa parte, nella speranza, ovviamente non dichiarata, che l’impossibilità di operare i respingimenti lasci poi liberi i migranti in territorio albanese. Si tratta però solo di uno spauracchio dato che lo stesso presidente Rama ha subito chiarito: «Se l’Italia non riuscirà a fare i rimpatri, dovrà riprenderseli». In sostanza il premier Edi Rama fa chiarezza su come funziona l’accordo firmato con Giorgia Meloni. Il principio che regolerà le strutture di Shëngjin e Gjadër dovrebbe infatti essere analogo a quello delle sedi diplomatiche e le unità navali in acque straniere spiega in sostanza il presidente albanese, anche se si dovranno definire i limiti di giurisdizione tra giudici albanesi e italiani (nel caso di reati commessi all’interno dei centri o in territorio albanese dato che non dovrebbe trattarsi di centri di reclusione) e le regole d’ingaggio delle forze dell’ordine (albanesi) nella vigilanza esterna delle strutture. Ma soprattutto la competenza e la procedura nei trasferimenti e nei rimpatri del richiedente asilo in caso di no alla richiesta di asilo, per non parlare del tema degli eventuali ricorsi (garantiti da Roma a chi si troverà nei Centri di Permanenza e Rimpatrio). In sostanza se si pensa che Rama si tenga la “sola” per dirla alla romana, Giorgia ha fatto male i conti…. a meno che sotto sotto ci sia qualche inconfessabile accordo o che non abbia esagerato con gli aperitivi  agostani durante la sua visita vacanziera a Tirana.

Fabio Folisi