“Uniamoci per salvare l’Italia” questo l’appello nazionale per un’alleanza antifascista promosso da 29 sigle del mondo politico, sindacale e sociale
“Uniamoci per salvare l’Italia” questo il titolo dell’appello per un’alleanza antifascista promosso da 29 sigle del mondo politico, sindacale e sociale. L’appello è stato sottoscritto dall’Associazione nazionale partigiani d’Italia, da Aned, Anppia, Fondazione Cvl, Arci, l’Istituto Alcide Cervi, Legambiente e Libera. Ma anche dalle tre grandi confederazioni sindacali, Cgil, Cisl e Uil dagli studenti universitari dell’Udu e dalla Rete della conoscenza. Uniti nell’appello anche alcuni partiti. Hanno aderito Articolo1, Pci, Pd, Rifondazione comunista ma anche il Movimento 5 stelle e Sinistra Italiana ma anche il movimento delle 6000sardine. L’obiettivo è quello di costruire un’alleanza che promuova “una nuova cultura politica dell’ascolto e dell’incontro, ma guardi anche al futuro, affinché l’Italia del dopo Covid non sia la restaurazione dei vecchi e fallimentari modelli economici e valoriali, ma si avvii verso il cambiamento sulla strada tracciata dalla Costituzione”.
“Per sconfiggere la pandemia, ricostruire il Paese, promuovere una democrazia più ampia e più forte, si legge nell’appello, urge l’impegno delle forze migliori della società. Occorre una nuova visione per il nostro Paese. Cambiare per rinascere, ricomporre ciò che è disperso, unire ciò che è diviso, donare vicinanza dove c’è solitudine, vincere la paura costruendo fiducia“. Insomma la società civile che si compatta di fronte alla crisi istituzionale al buio aperta da Italia viva. Nell’appello si ribadiscono i valori dell’antifascismo, dal rispetto della dignità della persona umana al lavoro come fondamento della Repubblica. Oggi più che mai, si legge, è necessario contrastare “l’insopportabile crescere delle diseguaglianze” e “l’avanzare incessante delle mafie e della corruzione“, rimettendo al centro la scuola, la libertà di informazione, “il valore e la cultura della differenza di genere“. “Un’alleanza che unisca giovani e anziani, donne e uomini, laici e religiosi, persone di diverse opinioni, ma unite sui principi dell’antifascismo, per un Paese che torni a progredire pienamente, su basi nuove, sulla strada della democrazia e della partecipazione e dove l’economia sia finalmente al servizio della società e della persona, come più volte ricordato anche da Papa Francesco“.
La società civile rappresentata dalle 29 sigle ritiene “non negoziabili” i valori “della pace e dei diritti umani“, per cui va fermata “l’escalation dei focolai di guerra che generano una insensata corsa alla produzione di armamenti”. In agenda deve esserci inoltre la “difesa dell’ambiente” e di un’Europa che sia vista “come una risorsa e non come un nemico”. Per farlo, va assicurata la centralità del Parlamento nei processi politici e decisionali. “La democrazia infatti non è un bene acquisito per sempre, ma richiede cure quotidiane, come dimostrano i drammatici fatti di Capitol Hill e le gravissime responsabilità di Trump”, si legge. L’auspicio è di trasformare nei fatti il manifesto, arrivando a una “inedita, pacifica e potente mobilitazione nazionale“. “Abbiamo alle spalle una straordinaria esperienza di valori chiamata Antifascismo e Resistenza. È giunto il momento di promuovere con lo sguardo di oggi un impegno democratico e antifascista che viene da lontano: uniamoci per salvare l’Italia, uniamoci per cambiare l’Italia”.
Fin qui l’appello ed è innegabile che i contenuti sono talmente generici da essere condivisibili da una larga platea. Ma purtroppo la storia del centro sinistra italiano racconta di tanti tentativi poi miseramente naufragati. Certo la speranza è l’ultima a morire, ma alcuni dubbi sulla effettiva efficacia di un tal caravanserraglio di forze è più che legittimo. Certo è la prima volta che a fare da collante non c’è solo un pericoloso “avversario” politico ma un nemico molto più subdolo e mortale, non pensiamo ovviamente a Salvini, Meloni e Renzi, ma al coronavirus. Chissà che non sia la volta buona, ma ovviamente tutto è legato ai numeri parlamentari, basterà non raggiungere il quorum di maggioranza al Senato per fare naufragare tutto, perchè come è noto la strada dell’insuccesso è lastricata di buone intensioni, ma certi vizi perniciosi sono difficili da cancellare perchè a sinistra si confonde la memoria storica con la necessità di vendicarsi di presunti torti subiti nel passato e dell’incapacità di “tirare una linea” sulla quale ricostruire alleanze. Vorremmo tanto essere smentiti…..