Violazione dei diritti umani è “on demand”. La Turchia bombarda in territorio Curdo e in occidente continua il velo di colpevole indifferenza
La notizia che ancora bombardamenti turchi stanno martellando da tempo infrastrutture civili nella regione curda della Siria, reti elettriche e centrali di pompaggio dell’acqua comprese, non trova cittadinanza nella gran parte dei media italiani. Non ci meraviglia e non solo perché tutta l’attenzione è focalizzata sulla situazione israelo-palestinese tanto da oscurare perfino le notizie dall’Ucraina che per mesi hanno campeggiato sulle prime pagine di media e Tv, ma perché c’è un problema di coscienza nel parlare di certe situazioni. Anzi la nostra preoccupazione è quella di bloccare le frontiere non si sa mai che questi disperati arrivino ad ammorbare con le loro tragedie il nostro quieto tran tran quotidiano. Meglio non parlare del massacro dei Curdi, dopo averli sfruttati nella lotta contro l’Isis o degli Afghani abbandonati alla macelleria sociale dei Talebani. Tutti popoli “rei” di essersi fidati dell’occidente. Una situazione comunque non dissimile da quella in cui vivono i palestinesi che, al netto di Hamas e delle altre bande di terroristi in azione in quei territori, restano le principali vittime della azione dei fondamentalisti. I conflitti e l’oppressione si stanno trasformando in aperta violenza in un mondo sottomesso alla logica delle armi. Serve a poco elencare quelli che, con asettico distacco, la diplomazia internazionale, Onu in testa, chiama “i punti di crisi” dove già cantano i cannoni o potrebbero presto farlo: Azerbaigian e Armenia, Serbia e Kosovo, il Sahel, Yemen, Israele- Palestina e appunto Turchia e Siria settentrionale. Ricordiamo che la Turchia è Paese aderente alla NATO, che colpisca di nuovo con forza brutale le aree curde democratiche autogestite nel nord della Siria, è azione criminale contro l’umanità, avvallata dal fatto che quasi tutti gli armamenti in mano ai turchi, F16 compresi, sono fornite da paesi occidentali, Germania e Stati Uniti in primis. Ebbene in questi giorni in aperta violazione del diritto internazionale sono stati attaccate infrastrutture vitali per la sopravvivenza della popolazione civile. Al contrario degli eventi in Israele e Palestina, in questo caso silenzio di tomba, silenzio imbarazzato e imbarazzante. È più che mai evidente che andiamo oltre alla più classica asserzione di “due pesi e due misure” nel caso dei Curdi l’indifferenza è colpevole correità. Come colpevole correità è quella di gran parte della stampa italiana che, tutta o quasi, è prona nell’avvallare la propaganda governativa. Così scopriamo nel giro di poche ore che non è più la rotta mediterranea quella di ingresso dei “terroristi” ma invece quella terrestre “balcanica”. Eppure qualcuno aveva lanciato proiezioni (ridicole) secondo cui ogni 10 migranti sbarcati a Lampedusa due sono a rischio terrorismo. Fosse così e prendendo solo i dati del Viminale degli ultimi tre anni, 2022, 104.061 persone, 2021 67.034 e 34mila del 2020, avremmo oltre 41mila terroristi pronti a sgozzarci. Ed invece ora dinnanzi alle assolutamente inefficaci politiche di contenimento a sud (blocco navale in testa) ecco che si sposta l’attenzione mediatica sui 238 km di confine con la Slovenia, di cui parte boschiva, che vigileremo con un uomo delle forze dell’ordine schierato per ogni km. Chiacchiere e propaganda ma disagi ai tranfrontalieri e indebolimento dell’Europa in nome del sovranismo e della islamofobia.
Guerra ai Curdi. L’esercito turco bombarda ancora nel nord-est della Siria