Welfare familiare sempre più a rischio. Appello alla regione dai sindacati pensionati Cgil e Uil
«I dati demografici mostrano chiaramente i profondi cambiamenti che già oggi, ma ancor più nel prossimo futuro, metteranno in crisi il welfare familistico: nuovi elementi quali l’ingresso nella vita adulta sempre più tardivo, le famiglie monogenitoriali, il crescente numero di coppie senza figli pongono interrogativi seri su quale contributo saranno in grado di offrire domani le nuove famiglie. Anche in questa ottica, è urgente analizzare i temi determinanti per tutelare la salute delle persone, soprattutto delle più fragili, mettere in evidenza le criticità del sistema socio-sanitario ed elaborare le proposte atte a migliorarlo». È quanto si legge nella premessa della piattaforma di contrattazione unitaria sulla sanità, elaborata dalle segreterie regionali dei sindacati pensionati di Cgil e Uil. Il documento, sottoscritto da Magda Gruarin (Uil pensionati) e Roberto Treu (Spi-Cgil), affronta le principali incognite e criticità che incombono sul sistema socio-assistenziale: centralità della sanità pubblica, liste di attesa, rapporti con il privato e fuga di personale, ruolo dei distretti, carenza di medici di base, contrasto alla fragilità degli anziani, rapporto i comuni e l’associazionismo. «Nodi e criticità – spiegano Treu e Gruarin – che i sindacati intendono affrontare in maniera costruttiva con l’assessore, in linea con quanto da lui stesso dichiarato. In questo senso la richiesta di incontro che gli invieremo nei prossimi giorni».
«Centrale – dichiara Treu – la richiesta di un deciso passo indietro delle politiche tese ad aumentare il peso del privato. Va invece privilegiato il concetto della continuità assistenziale tra ospedale e territorio, dei percorsi personalizzati, questioni che possono essere affrontate solo dal servizio sanitario pubblico». Dito puntato anche sulla crescita delle liste di attesa, che costringe un numero consistente di cittadini – il 9,8%, secondo l’ultimo rapporto ministeriale sui Lea – a rinunciare alle cure. Da qui la richiesta, prosegue Treu, di «un piano strutturale, concreto e misurabile per riportare i tempi delle prestazioni almeno alle rilevazioni 2019». Un recupero che passa anche attraverso il rafforzamento degli organici, potenziando i finanziamenti e le politiche della formazione.
Urgente anche far fronte alla «gravissima carenza di medici di base, che nega a molti cittadini la principale porta di accesso alle cure primarie». Per riuscirci «vanno accelerati tutti gli interventi previsti dal Pnrr in materia di organizzazione, dotazioni e rafforzamento della sanità territoriale». Devono essere inoltre adottate «soluzioni flessibili e accessibili nelle aree prive di servizi, con particolare attenzione alla montagna e alle aree interne, e va affrontata con urgenza la programmazione della formazione dei medici di base, che nel corso degli ultimi anni è risultata del tutto inadeguata al fabbisogno».
Basilare per Spi e Uilp il ruolo dei distretti, «che se debitamente sostenuti – spiega Magda Gruarin – sono in grado di espletare un ruolo di regia nei rapporti con gli ospedali, con i medici di base, con i privati convenzionati, con le strutture residenziali, con la rete dei consultori, e di creare sinergie con i servizi sociali, analizzando la domanda di salute e pianificando le risposte più appropriate». Nell’ottica di un rafforzamento dei servizi territoriali anche la richiesta di rilanciare il percorso dei Piani di zona, «in primo luogo – spiega ancora Gruarin – potenziando i punti unici di accesso per una presa in carico integrata del paziente». Altro tema chiave della piattaforma il ruolo dell’assistenza domiciliare e del sostegno all’invecchiamento attivo come architravi delle politiche di contrasto alla fragilità di anziani e non autosufficienti. Un capitolo specifico è dedicato all’area della salute mentale, «che deve raggiungere l’operatività 24 ore su 24 in tutta la regione». Ultimo ma non meno importante il confronto con gli enti locali e l’associazionismo. Gli organismi associati dei Comuni, in particolare, per Spi e Uilp «devono avere parere obbligatorio e vincolante sui principali atti delle Aziende sanitarie, a partire dai piani e dagli atti aziendali».