La maggioranza di centrodestra in Fvg si scopre improvvisamente centralista. Le norme sul fine vita solo statali
C’è del surreale nella posizione della maggioranza di centrodestra in consiglio Regionale Fvg, sempre pronta a richiedere maggiore autonomia decisionale praticamente su ogni tema, tranne evidentemente su quello del fine vita, sua quale, pur di non decidere, hanno insistito sulla non competenza regionale ma solo statale. Un ritrovato centralismo romanocentrico che qualifica. Posizione strana anche se si considera che nel vicino Veneto (dove non governa come è nto un pericoloso rivoluzionario) hanno invece deciso, come ha ricordato Enrico Bullian di Patto per l’Autonomia-Civica Fvg primo firmatario della mozione in discussione, di “garantire che ogni persona sia libera di scegliere senza condizionamenti esterni in presenza di patologie irreversibili e senza possibilità di cura, che procurano loro sofferenze insopportabili». Diciamo che il concetto di autonomia per alcuni è evidentemente ideologicamente orientato. Molti comunque gli interventi nel dibattito iniziando da quello di Bolzonello e Bullian, primi firmatari delle due mozioni sul fine vita, e quello del governatore Fedriga che hanno orientato il dibattito in Aula. Più di tre ore di intenso dibattito hanno preceduto il voto espresso in modo palese dopo che la Giunta per il regolamento aveva bocciato la richiesta delle Opposizioni di procedere con lo scrutinio segreto.
Carlo Bolzonello (Fp), in qualità di presidente della III Commissione, ha riassunto l’esito delle audizioni, elencando le diverse posizioni espresse dai 24 esperti convocati in aula nel corso di due sedute, prima di spiegare le motivazioni della mozione che lo vedeva come primo firmatario. “Vogliamo promuovere – ha detto l’esponente di Maggioranza – la cultura delle cure palliative e assieme monitorare l’applicazione della legge che rigetta l’accanimento terapeutico. Per questo invitiamo il Parlamento a potenziare questo tipo di cure, destinandovi adeguate risorse economiche”. Sull’altro fronte politico, Enrico Bullian (Patto-Civica) ha ricordato gli obiettivi della sua mozione, in campo fin dal mese di luglio: “Il punto di partenza è garantire la libertà di scelta alle persone che si trovano in una situazione di estrema sofferenza e che chiedono il suicidio medicalmente assistito, possibile grazie alla sentenza della Corte Costituzionale”.
Un’iniziativa che corre parallela alla legge di iniziativa popolare promossa dall’associazione Luca Coscioni, auspicata da Bullian in quanto “il Parlamento finora è rimasto inerte e dobbiamo costruire un percorso uniforme per i casi che arrivano all’attenzione delle Aziende sanitarie del Fvg”. Subito dopo Bullian ha lanciato la sua proposta di mediazione – poi rigettata dalla Maggioranza alla fine del dibattito – assicurando la disponibilità a ritirare la mozione nel caso il Centrodestra avesse accolto due emendamenti al testo di Bolzonello: l’auspicio di applicare in modo uniforme in Fvg quanto previsto dalla sentenza della Corte e l’appello al Parlamento non solo a potenziare le cure palliative, ma anche a “legiferare in modo chiaro e univoco nella materia del fine vita”.
A indirizzare la successiva discussione anche l’intervento del governatore. “Non entro nel merito dei testi – ha premesso Massimiliano Fedriga – ma la mozione Bullian introduce di fatto un nuovo Lea, che è materia di competenza nazionale, e questo sarebbe incostituzionale. La mozione di Maggioranza rientra invece nelle nostre competenze e parla di cure palliative e sedazione profonda, il binario che possiamo percorrere. Sarebbe invece sbagliato brandire bandiere che non possiamo portare”.
Il Dibattito
Alessandro Basso (FdI) è andato sulla scia del presidente della Regione ribadendo il no a una legge regionale “perché non si possono immaginare posizioni diverse su questo tra Fvg, Veneto e gli altri territori” e rivelando la sua “personale posizione rispetto a questo tema bioetico” citando Papa Ratzinger con la preoccupazione che “luoghi in cui si cerca il benessere della persona possano trasformarsi in luoghi in cui si cerca di far terminare la vita”. Sulla stessa falsariga Carlo Grilli (Fp), convinto che la proposta di legge di iniziativa popolare dell’associazione Coscioni conduca “al concetto di scarto riguardo alle persone, mentre ogni essere umano è prezioso in tutti i momenti della sua vita, anche nella fase finale”.
La leghista Maddalena Spagnolo ha ribadito da parte sua che “la Regione è incompetente a legiferare su questi aspetti” e che “non esiste un vero e proprio diritto al suicidio medicalmente assistito, piuttosto la non punibilità”. Concetti riproposti dal capogruppo del Carroccio, Antonio Calligaris: “Grazie a questi mesi di approfondimento abbiamo capito che la Regione non può affrontare il tema”.
“La risposta al dramma del fine vita è nelle cure palliative – gli ha fatto eco il capogruppo di Forza Italia, Andrea Cabibbo -, dove l’uomo è accompagnato nel morire e non a morire. Qui noi dobbiamo decidere se la sanità pubblica deve sostenere la vita o agevolare la morte. La posizione del mio partito è chiara: la vita va tutelata sempre”. Una sottolineatura che è venuta dopo che il collega di gruppo Roberto Novelli, precisando di parlare “a titolo personale”, aveva ammesso la sua “difficoltà a prendere posizione, perché in Parlamento nel 2022 votai a favore della legge che introduceva il suicidio medicalmente assistito, senza avere paura di andare controcorrente rispetto al giudizio prevalente del mio gruppo. Io credo che vada garantita la libertà di scelta per un fine vita dignitoso”.
Claudio Giacomelli, capogruppo di FdI, ha allargato il discorso al piano politico-giuridico, sostenendo che “con la sentenza della Corte Costituzionale il togliersi la vita entra nell’ambito dei valori sociali della nostra Costituzione, ed è una frattura profonda con la nostra cultura, laddove i valori sociali avevano sempre l’obiettivo di garantire e migliorare la vita delle persone”. “Il Parlamento – ha aggiunto Giacomelli – non può comunque restringere né allargare i criteri stabiliti dalla Corte”. Quanto al futuro, il capogruppo di FdI è convinto “che il modello è l’Olanda e i prossimi passi sono già scritti”.
Dall’altra parte della barricata politica, Simona Liguori (Patto-Civica) si è detta convinta che “cure palliative e terapia del dolore siano necessarie ma non sufficienti a soddisfare il desiderio del malato di autodeterminarsi per un fine vita dignitoso”. “E bisogna dare risposte agli 8mila cittadini – ha aggiunto Furio Honsell (Open) – che in Fvg hanno firmato la proposta di legge popolare. Né mi convincono gli argomenti di Fedriga: siamo legislatori, se lo Stato dovesse impugnare una nostra legge casomai resisteremo in giudizio”.
Serena Pellegrino (Avs), dopo aver sottolineato che “ogni persona è un universo a sé e nessuno di noi sa come reagirebbe in determinate situazioni”, ha messo in evidenza che “la legge da noi auspicata non potrebbe mai sovrastare la volontà delle persone”. “E una nostra posizione unitaria – ha aggiunto – potrebbe aiutare il legislatore nazionale”. Rosaria Capozzi (M5S) ha invece fatto notare che “le cure palliative sono complementari al suicidio medicalmente assistito. E la legge che vorremmo non tutela il diritto alla morte, ma all’autodeterminazione”.
A spingere per la mediazione suggerita da Bullian sono stati soprattutto Roberto Cosolini e Massimo Moretuzzo. Il consigliere del Pd ha osservato “che gli emendamenti proposti sono perfettamente accoglibili”, dopo aver ricordato che “sul suicidio medicalmente assistito nessuno può decidere al posto di altri, sono casi molto diversi dalla morte di Stato paventata da qualche audito in Commissione”. Il capogruppo del Patto per l’autonomia-Civica Fvg è anche entrato nel merito: “Si parla di rispetto per la vita, ma quale vita? Biologica, fisica, spirituale? La vita psichica deve piegarsi a quella biologica?”, prima di citare il teologo Vito Mancuso.
Dissonanti rispetto alle posizioni del gruppo i consiglieri Pd Russo e Carli. “Io non credo allo spezzatino di 20 diverse leggi regionali – ha spiegato Russo – e dico no al turismo del fine vita che creerebbe cittadini di serie A e di serie B. Intravvedo il rischio degli spalti opposti e ho sempre pensato che in questi campi meno si legifera meglio è: impossibile una norma che preveda tutte le fattispecie”. Carli dal canto suo ha auspicato “un potenziamento delle cure palliative anche attraverso l’hospice al Burlo Garofolo, che da tempo viene richiesto dalle famiglie”.
Il capogruppo dem, Diego Moretti, ha ricordato infine “l’evoluzione della sensibilità sui diritti civili, anche a livello politico” invitando tutti “a essere laici” e citando la mozione approvata dal Veneto con le parole di Luca Zaia, nell’auspicio di trovare un punto di intesa con il Centrodestra.