A volte ritornano, eccovi nuovamente il CETA. Rispunta l’accordo economico tra UE e Canada

I Trattati di libero commercio hanno visto nascere e sviluppare la nostra contrarietà; di fatto, già da diversi anni, come Comitato Stop TTIP di Udine, siamo osservatori attenti dell’argomento, di cui abbiamo svelato e sveliamo la pericolosità. Ora, in questi ultimi mesi, nuovamente i poteri forti e gli interessi delle multinazionali stanno riprendendo fiato per condurci verso la firma di uno dei più pericolosi trattati commerciali, il CETA (Trattato UE -Canada), col rischio di indebolire la competitività del nostro Paese, minacciando interi comparti produttivi nazionali, i diritti dei lavoratori, l’agricoltura, la protezione dell’ambiente. Parallelamente, continua la strategia della Commissione europea per l’approvazione del CETA, complice in Italia la Commissione esteri della Camera. Ma un colpo di scena in Francia scombussola i giochi.

Con il CETA, trattato UE-Canada, ci saranno delle ricadute sulle limitazioni dei combustibili fossili?
Il CETA indebolisce la Direttiva sui combustibili fossili (progettata per ridurre del 6% le emissioni di CO2) e favorisce le importazioni del petrolio estratto in Canada da scisti bituminose con emissioni climalteranti del 23% più alte rispetto a quelle del petrolio convenzionale (secondo lo studio affidato dalla Commissione europea alla Stanford University). Come se ciò non bastasse, è stata organizzata una Campagna di pressione per smentire i dati forniti dallo stesso Governo canadese, Campagna guidata, non potevamo dubitarne, da BP e Shell, le multinazionali del settore. Risultato: dalla nuova versione del CETA è stata esclusa la richiesta di pubblicare l’origine del combustibile.

Si è espresso un voto pro CETA in Italia?
Il CETA è stato attivato in silenzio in forma provvisoria nel 2017, tenendo coperte e nascoste le trattative in corso tra UE e Canada e violando tutte le regole guida di tutela dell’ambiente e dei lavoratori. Tra le carenze evidenziate, c’è il fatto che il Ceta non coinvolge le parti sociali e le organizzazioni della società civile, una mancanza di trasparenza inaccettabile. Nel settore dell’agricoltura si permette un ampio uso di glifosato sulle distese di grano, glifosato usato come disseccante, necessario per la maturazione considerata la collocazione geografica del Canada. Ricordiamo anche il meccanismo vincolante con l’istituzione di Tribunali speciali ISDS, che garantiscono piena immunità delle multinazionali per la soluzione delle controversie, nel caso in cui le normative sociali e ambientali vengano violate. Si rischia un aumento dei casi di violazione dei diritti sociali e ambientali e una spirale al ribasso delle condizioni di lavoro nella Ue e in Canada, secondo CGIL.
Chi sarà garantito?
Evidentemente i grandi investitori esteri che potranno citare in giudizio gli Stati per politiche che minacciano i profitti e gli interessi commerciali delle grandi società. “In questo modo le multinazionali continuano a beneficiare di una posizione di preminenza – sostiene la Cgil – e quindi di diritti speciali rispetto ad altri gruppi della società civile e alle imprese nazionali”.
E il CETA porta un attacco spaventoso anche all’agricoltura sana, compromessa da uso di glifosato e pesticidi con un modello agricolo di grande scala che sarà devastante per molti, con uso di OGM, senza alcun rispetto per la salute umana e parallelamente con una garanzia di guadagni esorbitanti per le multinazionali dei settori coinvolti.
Cosa prevede l’iter europeo per la definitiva approvazione del CETA?
Sebbene la parte puramente commerciale dell’accordo sia già in vigore già dal 2017, l’Unione europea necessita dell’approvazione di tutti i 27 Stati membri affinché il CETA sia pienamente ratificato. Finora hanno dato il via libera 17 paesi dell’UE, compresa la Germania. Francia e Cipro hanno rifiutato per ora la ratifica.
Ma eccovi alla sorpresa, il diavolo ci ha messo la coda!
Registriamo un’incredibile votazione di contrarietà al CETA da parte della Francia, proprio per le sostanziali critiche provenienti dal mondo agricolo, dagli ambientalisti e da tutti quelli che credono nella priorità di tutelare innanzitutto la salute dei cittadini.
In Francia il disegno di legge sugli aspetti economici e commerciali del CETA è stato respinto dal Senato francese con 211 voti favorevoli al Trattato e 255 contrari. A votare contro non solo il gruppo dei senatori comunisti, orientati a rifiutare la logica dei Trattati “… che inaspriscono la concorrenza tra i popoli”, ma anche il gruppo di conservatori, Les Républicains LR, partito di destra fondato da Nicolas Sarkosy nel 2015.
“A pesare sulla scelta, spiega Monica Di Sisto, profonda conoscitrice dei Trattati, che ben conosciamo per le sue presenze in FVG, ritroviamo sia le proteste dei trattori che la volontà di parte del Parlamento francese, tutti decisi a lanciare un messaggio di ‘contenimento’ al Presidente Macron”. Come ricorda Euractiv, che riporta la notizia della messa in minoranza dei favorevoli al CETA, “…dall’inizio delle proteste degli agricoltori in Europa, gli accordi di libero scambio sono stati additati come uno dei principali colpevoli, accusati di sacrificare l’agricoltura europea a favore di prodotti e servizi industriali”. Certamente in difficoltà Macron, che non si aspettava questa reazione, proprio lui, sostenitore del libero commercio senza regole.

CETA, il voto in Italia
In Italia il disegno di ratifica, presentato da Italia Viva, è stato incardinato nella Commissione Esteri della Camera, presieduta da Giulio Tremonti. “Il voto della Francia – spiega Di Sisto – potrebbe avere effetti anche in Italia. C’è da capire se rallenterà l’iter o se Giorgia Meloni, per rimarcare una sorta di contrapposizione con Macron, vorrà accelerare sull’approvazione. “Sta di fatto – continua Di Sisto – che è singolare come a bocciare il CETA in Francia sia stata la parte politica che corrisponde alle stesse forze di maggioranza di centro destra e destra anche nel nostro paese, spesso alleate a livello europeo”.
Nel nostro paese, le rappresentanze agroalimentari, ad eccezione della Coldiretti, si sono espresse favorevolmente al CETA, spinte ma soprattutto illuse dai numeri favorevoli dell’export. “Ma i numeri sono dati in valore assoluto, in realtà parliamo di aumenti risibili e di vantaggi che riguardano pochissimi comparti di produttori, mentre noi ci siamo presi in cambio il grano con glifosato” commenta Di Sisto, che cita a tal riguardo le analisi di Fair Watch, organizzazione nata a tutela dei cittadini e dell’ambiente.

Conclusioni
Nelle conclusioni, per non ripeterci, sottolineiamo un altro silente e minaccioso aspetto del CETA, il sistema extragiudiziale ISDS (Investor to State Dispute Settlement), sistema di composizione delle dispute fra investitore e Stato, creato apposta per favorire le multinazionali.
“Si tratta di un meccanismo costruito su misura per gli investitori esteri, a scapito della sovranità degli Stati e dei diritti dei cittadini – aveva in passato già spiegato Monica Di Sisto – Abbiamo dimostrato nel rapporto “Diritti per le persone, regole per le multinazionali: Stop ISDS”, che la creazione di una Corte speciale per gli investimenti, inserita nel CETA su proposta della Commissione europea, rappresenta una minaccia per la democrazia e l’ambiente, una Corte che permetterebbe agli investitori stranieri di portare in giudizio gli Stati che non garantiscono gli interessi di quegli investitori, un Tribunale sovranazionale che permette di aggirare le regole nazionali ed europee.
Chiediamo che il Parlamento si attivi immediatamente per bocciare il Trattato in blocco, così da aprire in tutta Europa un fronte critico verso il commercio senza regole e senza rispetto dei diritti.
Emilia Accomando