Acciaieria Danieli-Metinvest a san. Giorgio di Nogaro, la posizione del partito animalista
Da qualche mese viene ipotizzato, con prese di posizione di polici regionali, un’ insediamento per un polo siderurgico, della Danieli Metinvest, a San Giorgio di Nogaro -Ud, nella punta Sud della zona industriale (Ferraul), a ridosso della laguna di Marano. Tale industria verrebbe costruita in prossimità di un’area di grande pregio ambientale. Si tratta di un S.I.C. (Sito di interesse comunitario) tutelato sia come Z.P.S. (Zona di protezione Speciale) in base alla Direttiva Uccelli (ora 2009/147/CE che ha modificato la precedente 79/409/CEE) in considerazione delle più di 300 specie di uccelli che transitano nell’area tra migratori, svernanti e nidificanti. Quest’area è tutelata anche come Z.S.C. (Zona di speciale conservazione) per quanto riguarda la Direttiva Habitat (92/43/CEE, si veda art. 6) che si occupa di conservare gli habitat naturali e tutela le altre specie viventi
presenti (diverse dagli uccelli): mammiferi, pesci, anfibi, rettili e specie vegetazionali.
L’insediamento previsto avrebbe una produzione di 2,4 – 4 milioni di tonnellate di acciaio annue, con dimensioni simili a quelle dell’Ilva di Taranto (dove si registra il record europeo di tumori e gravi casi di malformazione nei bambini nati in quell’area). Il Presidente Fedriga nega ci sia un progetto ma la Regione ha già fornito impegni di spesa sullo studio di fattibilità, per sondaggi e carotaggi, per escavazioni ed altro, inoltre l’assessore Bini ha parlato entusiasticamente di grande opportunità per il Friuli sia in termini di occupazione che di Pil. Infine il Presidente e Ad della Danieli ci fa sapere quasi ogni giorno nuovi dettagli
sull’investimento. Un teatrino imbarazzante. Quali sono secondo noi le principali problematiche per tale insediamento:
1) i dragaggi del fiume Corno ed in alcuni tratti lagunari fino a 12 metri di profondità, con interventi sulle bocche di porto ed in mare aperto per consentire la manovra a navi fino a 20.000 tonnellate di stazza, mettendo a rischio gli equilibri lagunari caratterizzati da acque basse;
2) i dragaggi dovranno essere permanenti, visto che arriveranno decine di navi all’anno, con rimescolamento dei fanghi, che come sappiamo non sono privi di elementi inquinanti, visto che in quell’area abbiamo le tristi eredità delle industrie chimiche della Caffaro e della Cogolo;
3) tra l’altro dove effettuare la collocazione dei fanghi visto che parliamo di quantità imponenti;
4) l’ aumento della salinità dell’acqua lagunare a seguito di questi interventi, fenomeno già in atto per la siccità degli ultimi anni, che sta producendo effetti molto negativi sul canneto e sulle specie che vi nidificano (Basettino in primis);
5) un inquinamento acustico non indifferente;
6) un aumento di inquinamento di polveri pesanti e nocive ci sarà a prescindere dalla miglior tecnologia adottata: le scorie annuali che un impianto di queste dimensioni produce si stimano in centinaia di migliaia di metri cubi che, in genere, sono
accatastate sul perimetro dell’azienda, ma anche polveri captate dai fumi del processo, con contenuto di metalli pesanti;
7) ingenti consumi d’acqua visto che per una produzione di una tonnellata di acciaio servono 1,5 milioni di litri d’acqua;
8) per questi livelli di produzione si stima un consumo di metano, (comprendendo anche quello al forno elettrico e al laminatoio a valle) che potrebbe superare 1.5 miliardi di metri cubi all’anno, che è circa il 2% del consumo nazionale. Il metano non è una risorsa rinnovabile e il suo impiego genera CO2. Metano perché l’uso dell’idrogeno di cui vanno cianciando non sarà
possibile (a detta di tecnici) prima di una trentina d’anni almeno;
9) la manodopera qui in loco non l’abbiamo, visto che le maestranze fanno fatica a trovarla anche per le imprese già insediate, questo significa che dei 1000 nuovi assunti stimati, per la maggior parte saranno famiglie di immigrati per i quali bisognerà creare anche abitazioni ad hoc con un impatto sociale non indifferente sulla comunità di San Giorgio in considerazione che vi saranno circa 4000 persone da inserire nello stesso Comune;
10) nessuno ha fatto stime su quanti posti di lavoro verranno compromessi nei settori della pesca, del turismo, dell’enogastronomia tra Marano, Lignano e Grado;
11) nessuno ha fatto sapere di quanto si svaluteranno gli immobili nelle località turistiche dopo l’insediamento di tale acciaieria che avrà anche un camino dell’altezza di almeno 90 mt., con un impatto visivo allucinante.
Per questa serie di fattori la popolazione dell’area interessata è totalmente contraria a questo insediamento che metterebbe a repentaglio gli equilibri ambientali della laguna di Marano e Grado oltre a compromettere Lignano.
Claudio Masotto Coordinamento PAI FVG