Al via la campagna di raccolta fondi per aiutare il giornalista Sayyid a sfuggire alle persecuzioni dai taliban
È stata lanciata da qualche giorno la campagna di raccolta fondi ICS per aiutare il giornalista Ahmed Sayyid a raggiungere l’Italia, sfuggendo alla persecuzione dei taliban che nell’agosto 2021 hanno preso il potere in Afghanistan. Sayyid, giornalista della Samshad TV, è al momento bloccato in Pakistan con la moglie. ICS si è fatto garante verso le autorità italiane del loro arrivo e dell’accoglienza in Italia e stiamo attendendo, purtroppo già da alcuni mesi, il rilascio del visto da parte delle autorità italiane. La raccolta fondi servirà a sostenere la coppia in queste settimane difficili e per contribuire a pagare loro il volo per l’Italia. Per tutelare la sicurezza di entrambi dalla violenza dei taliban, abbiamo cambiato il loro nome. È possibile partecipare alla raccolta fondi sulla piattaforma Gofundme, al seguente indirizzo:
https://www.gofundme.com/f/aiuta-ahmed-sayyid-a-salvarsi-dai-talebani
Questa la lettera appello di Ahmed
Il mio nome è Ahmed Sayyid, sono un giornalista afgano della Samshad TV. O meglio lo ero: fino a quando i talebani non sono tornati a Kabul nell’agosto 2021. Sono riuscito a fuggire dall’Afghanistan il 23 febbraio di quest’anno, dopo un pericoloso viaggio in auto. Da allora vivo nella capitale del Pakistan, Islamabad, insieme a mia moglie Sabira, attivista per i diritti umani. Ma il visto pakistano che ci hanno concesso è di breve durata e in scadenza, inoltre è molto difficile che venga rinnovato: viviamo in una situazione precaria e molto difficile, con il cibo che spesso manca e il minimo necessario per sopravvivere, in attesa del Visto italiano che è stato richiesto per noi dal Consorzio Italiano di Solidarietà – Ufficio Rifugiati di Trieste, onlus disposta ad accoglierci e sostenerci. Quando i talebani entrarono a Kabul ero in ufficio: corsi a casa e contattai i miei colleghi, anch’essi molto spaventati. Dopo due giorni mi recai all’aeroporto che era affollatissimo, passai là un giorno e una notte ma non riuscii a imbarcarmi su alcun aereo. Riuscirono a imbarcarsi molti miei colleghi, alcuni sono riusciti a raggiungere l’Europa o gli USA con l’aiuto di Reporter Senza Frontiere, IFJ, CPL e altri. Dopo l’arrivo dei talebani ho vissuto per mesi in una povertà estrema. Non avendo più potuto lavorare, ho venduto il mio computer e vissuto nascosto con mia moglie fino alla partenza per Islamabad. Durante la guerra tra l’Afghan National Army e i Talebani ho cercato di supportare la democrazia e i diritti
umani, e per questo i talebani mi hanno picchiato e incarcerato durante le proteste delle donne afghane del 7 settembre. I talebani volevano arrestarmi e uccidermi anche a causa dei miei servizi sull’uccisione degli impiegati del precedente Governo e sui loro maltrattamenti nei confronti della popolazione. Ho lasciato gran parte della mia documentazione in Afghanistan, sono partito solo con il passaporto e grazie all’aiuto di una giornalista italiana che ha raccolto il mio appello su twitter. Ora ho bisogno del vostro aiuto: sono in attesa di un Visto italiano per lasciare il Pakistan dove non posso più rimanere (il Visto pakistano sta infatti per scadere). Io e Sabira abbiamo difficoltà a trovare il cibo, siamo in una situazione disperata e se il Visto dovesse arrivare non abbiamo neppure i soldi per raggiungere l’Italia.
Grazie se vorrete accogliere l’appello, la speranza di salvarci e avere ancora un futuro e una vita nella pace non ci ha ancora abbandonati.
Ahmed Sayyid