Allarme Unicef: Covax, che dovrebbe garantire vaccini verso paesi a basso reddito è sottofinanziato. Solo 65 milioni le dosi di vaccino consegnate

Mentre si attende che la vicenda della liberalizzazione dei brevetti diventi più concreta anche la cosiddetta “ Covax Facility – l’iniziativa globale per l’equità del vaccino contro il covid che a detta dei contrari alla cessione dei brevetti dovrebbe essere l’alternativa per garantire le aziende farmaceutiche, sembra segnare il passo, infatti Covax consegnerà nei prossimi giorni solo la sua 65 milionesima dose, ma in realtà avrebbero dovuto essere almeno la 170 milioni. Il mese prossimo, quando i leader del G7 si riuniranno nel Regno Unito, e mentre una seconda ondata mortale di Covid-19 continuerà probabilmente a colpire l’India e molti dei paesi vicini dell’Asia meridionale, il deficit si avvicinerà a 190 milioni di dosi”. A dichiararlo, con preoccupazione, è stata in queste ore Henrietta Fore, Direttrice Generale dell’Unicef.
“Abbiamo lanciato ripetuti allarmi sul rischio di abbassare la guardia e di lasciare i paesi a basso e medio reddito senza un equo accesso ai vaccini, alla diagnostica e alle terapie – ha aggiunto Fore -. Siamo preoccupati che il picco mortale in India sia un avvertimento di ciò che potrebbe accadere se questi allarmi rimarranno inascoltati. La situazione in India è tragica, ma non è unica. I casi stanno esplodendo e i sistemi sanitari sono in difficoltà nei paesi vicini – come Nepal, Sri Lanka e Maldive – e lontani, come Argentina e Brasile. Il costo per i bambini e le famiglie sarà incalcolabile. Più a lungo il virus continuerà a diffondersi incontrollato, più alto sarà il rischio che emergano varianti più letali o contagiose. Il percorso più sicuro per uscire da questa pandemia è una distribuzione globale ed equa di vaccini, strumenti diagnostici e terapeutici. Covax, guidata dall’OMS, Gavi e CEPI, con l’UNICEF come partner di implementazione, rappresenta un percorso di questo tipo. Ma Covax è sottofinanziata”.
“Tra le conseguenze globali della situazione in India – ha evidenziato ancora la direttrice dell’Agenzia Onu per l’infanzia -, un centro globale per la produzione di vaccini, c’è una grave riduzione dei vaccini disponibili per Covax. L’impennata della domanda interna ha fatto sì che 140 milioni di dosi destinate alla distribuzione ai paesi a basso e medio reddito entro la fine di maggio non saranno accessibili a Covax. Altre 50 milioni di dosi probabilmente mancheranno a giugno. Questo, aggiunto al nazionalismo dei vaccini, alla limitata capacità di produzione e alla mancanza di fondi, è il motivo per cui il lancio dei vaccini contro il Covid è così indietro”.
Fore ha poi ricordato che “i leader del G7 si incontreranno il mese prossimo con una potenziale misura d’emergenza per fermare il gap immediatamente disponibile. Una nuova analisi dei dati fornita da Airfinity, struttura di ricerca sulle scienze della vita, e commissionata dal Comitato britannico per l’UNICEF, indica che le nazioni del G7 e il gruppo “Team Europe” degli Stati membri dell’Unione europea potrebbero donare circa 153 milioni di dosi di vaccino se condividessero solo il 20% della loro fornitura disponibile nei mesi di giugno, luglio e agosto. Soprattutto, potrebbero farlo rispettando i loro impegni di vaccinare le proprie popolazioni. Mentre alcuni membri del G7 hanno una fornitura maggiore di altri, e alcuni hanno un’implementazione nazionale più avanzata, un impegno collettivo immediato per mettere in comune la fornitura in eccesso e condividere l’onere della responsabilità potrebbe rafforzare i paesi vulnerabili evitando il rischio di diventare il prossimo hotspot globale”.
“In definitiva – ha spiegato infine -, la corsa globale alla vaccinazione sarà vinta quando gli Stati membri realizzeranno piani sostenibili per finanziare e approvvigionare completamente il COVAX Advance Market Commitment, sostenendo al contempo l’espansione della capacità di produzione del vaccino, anche attraverso la concessione proattiva di licenze di proprietà intellettuale e il trasferimento tecnologico. Queste misure sono fondamentali, ma non cambieranno nulla dall’oggi al domani. Condividere le dosi in eccesso immediatamente disponibili è una misura minima, essenziale e serve per fermare il gap, ed è necessaria adesso”. In sostanza il progetto COVAX sembra essere un gigantesco alibi utile a non affrontare il problema nell’unico modo effetivamente possibile, lo sblocco dei brevetti.