Altro che accoglienza. In Fvg tenuti nella semiclandestinità oltre 2000 migranti. Pubblica amministrazione (non a caso) incapace di lavorare le pratiche
Domani si terrà a Udine una manifestazione della popolazione immigrata. Sarà una marcia pacifica di protesta, una semplice camminata dalla 9.30 alle 12.00 con la quale il popolo degli immigrati vuole evidenziare i problemi che vivono soprattutto nei rapporti con la pubblica amministrazione e non a caso la manifestazione avrà come punto di ritrovo la Questura e punto di arrivo il Comune. Bisogna dire che quanto lamentato dagli immigrati cozza e non poco con il riconoscimento prima città per qualità della avviata assegnato al Capoluogo friulano, a dimostrazione che il concetto di “qualità” varia a secondo dall’angolazione dalla quale si guarda la situazione. Se poi aggiungiamo che nel caso degli immigrati c’è una precisa volontà politica di rendere loro la vita difficile tutto trova una spiegazione. Spiegazione che ha evidenziato il Tgr Rai che ci fa sapere dati alla mano quello che era evidente in particolare sulle richieste d’asilo, la pubblica amministrazione va a passo di lumaca. 2Mila le pratiche di asilo in arretrato perché mancano gli operatori, in Fvg sono 9 gli addetti: 3 a Udine, 6 a Trieste. Motivo non casuale, negli anni organici dimezzati. Così vedersi analizzare la pratica per gli immigrati è una missione impossibile. Particolarmente critica è la valutazione relativa al diritto di protezione internazionale. Sono i funzionari del ministero degli interni delle commissioni territoriali delle Prefetture a stabilire chi ha diritto alla protezione internazionale dopo un colloquio approfondito. Colloquio che può durare anche tre ore. Anche al ritmo di tre interviste al giorno, in 9, si è accumulato negli anni un arretrato di 2mila pratiche. Senza contare le nuove domande d’asilo.
Un migrante che arriva oggi, riesce ad verbalizzare in questura anche dopo 4 mesi. Da quel momento, altri mesi prima di essere ascoltati dalla commissione territoriale. Poi altri 2 mesi tra l’intervista, e la comunicazione dell’esito della domanda. In caso di rigetto, si può fare ricorso; ma in tribunale, a Trieste, si stanno facendo ancora udienze per i ricorsi del 2019. Nel frattempo cosa succede all’immigrato lo vediamo tutti i giorni nelle strade delle città, vivono in una sorta di sospensione, non possono lavorare (se non a nero) non possiedono diritti e tutto sommato manco doveri, sono anime sospese che rischiano di diventare perse. Solo pochi trovano un posto in accoglienza diffusa, dato che questa è stata ridimensionata dalle scelte del governo. La sensazione, forse la certezza, è che si vogliano esacerbare gli animi, quelli dei migranti certamente, ma anche quelli dei cittadini che non conoscendo il calvario dei migranti tendono, non tutti per fortuna, a considerarli dei parassiti da cui difendersi. I realtà quella da cui difendersi dovrebbe essere la politica della non inclusione che attraverso il “diritto all’odio” cerca di racimolare voti sulla pelle della disperazione di chi avrebbe avuto diritto ad una vita minimamente di qualità.