Amara constatazione: le orribili azioni di Putin stanno realizzando, come effetto collaterale involontario, l’inizio di una svolta energetica virtuosa

Si potrebbe pensare che tutti i mali non vengono per nuocere, ma in questo caso il prezzo è davvero alto, troppo alto. L’invasione russa dell’Ucraina, le politiche imperialiste del nuovo Zar di tutte le Russie faranno forse realizzare quella svolta virtuosa che Greta Thunberg non è riuscita a ottenere perché, la scarsità energetica, non solo sta rimescolando le carte della geopolitica economico finanziaria mondiale, ma costringerà a sprecare meno elettricità, gas e petrolio con possibili benefici sul piano ambientale che non dovranno essere “temporanei”. Venerdì prossimo si svolgerà l’ennesimo sciopero climatico del movimento “Fridays For Future” perchè la crisi climatica richiede provvedimenti strutturali e non solo emergenziali e giustamente i giovani del movimento ambientalista vogliono marcare la politica da vicino, affinché non ci si limiti a diffondere appelli al risparmio o a limitare il riscaldamento, raccomandando temperature massime negli uffici e nelle case. Provvedimenti, come quelli di passare ai led nell’illuminazione pubblica (e privata) che non ci sarebbero stati, o almeno non con la rapidità  che serve,  solo spinti dalle giuste rivendicazione dei giovani che oggi, almeno in Italia avrebbero lo strumento del prossimo voto elettorale per premiare le forze politiche più ambientaliste. I giovani giustamente hanno capito, e pretendono di vivere in un mondo dove acqua, aria e clima non siano ostili all’uomo agli altri esseri viventi, ma per farlo non bastano manifestazioni e cartelli, ma incalzare chi le decisioni poi deve prenderle in termini legislativi. È quindi triste notare che senza Vladimir Putin non ci sarebbero stati questi appelli governativi a ridurre il consumo di combustibili fossili e magari azioni tese ad una transizione ecologica vera e virtuosa, anche se, come era prevedibile, la grande lobby energetica sta già scrivendo il nuovo programma vampiresco che vede promozionare, ad esempi,  l’anacronistica e pericolosa scelta nucleare come panacea di tutti i mali e soprattutto come nuova frontiera del profitto. Per gli scienziati del clima e gli attivisti climatici è deprimente che ci sia voluta la guerra della Russia contro l’Ucraina e Putin che chiude i rubinetti del gas per arrivare ad una consapevolezza dei rischi e ad attuare misure, fra l’altro ancora modeste e insufficienti, ma che almeno potrebbero innescare una scintilla virtuosa. Servirà però impegno e vigilanza e soprattutto la consapevolezza che i cittadini, ma anche la politica, reagisce ai rischi a breve termine, come una possibile carenza di elettricità in inverno. C’è il rischio che l’auspicabile  progressivo superamento dell’emergenza porti ad un ritorno al passato anziché allo sviluppo di un futuro virtuoso. Soprattutto la politica, alla quale spetterebbe il ruolo di programmazione, risponde invece con troppa lentezza a rischi ben più gravi che si sviluppano in modo meno evidente, anche quando minacciano catastrofi irreversibili. L’alluvione nelle Marche è l’ultimo episodio di un lunghissimo elenco che dimostra in maniera evidente come la più grande minaccia per l’umanità, a parte una guerra nucleare, è il crescente riscaldamento climatico che è molto più pericoloso dal punto di vista esistenziale di una crisi energetica temporanea che prima poi “passa”. Eppure è chiaro che le cause sono di origine antropica: in primo luogo, il crescente consumo di combustibili fossili e la continua deforestazione, che dipendono direttamente dalle politiche e, perchè no, dai comportamenti individuali. In questo contesto, le autorità raccomandano ora di fare solo brevi docce anziché bagni, di impostare sempre il forno a ventilazione e di spegnere la funzione standby del televisore. Queste raccomandazioni (e normative) ben intenzionate non sono assolutamente sufficienti e per dirla tutta, appaiono abbastanza ridicole, per evitare i gravi danni e le conseguenze esistenziali della crisi climatica, soprattutto quando i cittadini notano gli sprechi enormi di energia e conseguentemente di soldi pubblici, nella gestione ad esempio dell’illuminazione pubblica, con lampioni che restano accesi in pieno giorno e uffici pubblici con uso smodato di riscaldamento e aria condizionata. C’è poi l’aspetto etico di cui soprattutto l’opulento occidente dovrebbe tenere conto, dato che è con il suo stile di vita e i suoi consumi dispendiosi che il 10% più ricco della popolazione mondiale causa la metà delle emissioni globali di CO2 nell’atmosfera. Noi italiani e europei facciamo parte di questo 10%. Un’azione radicale è urgente non solo a causa della crisi climatica. Se tutti gli 8 o presto 9 miliardi di persone sulla Terra volessero vivere con gli stessi sprechi di noi europei e americani, e molti lo vorrebbero,  non basterebbero quattro pianeti come la Terra per avere sufficiente terreno, acqua e materie prime per soddisfare la bramosia di materie prime, acqua e energia. Ma ci sono delle azioni che si possono pretendere, sarebbe necessario dire addio alle sovvenzioni per l’estrazione, il trasporto,la lavorazione del greggio e del gas e la loro distribuzione, sovvenzioni assurde se consideriamo che l’effetto invece malefico della crisi innestata da Putin,  ha portato alle stesse aziende sovraprofitti che per altro si rifiutano di rendere disponibili in sostegno ai cittadini. In queste condizioni, un mercato globalizzato non potrebbe e non può servire il bene di tutti, ma anzi sconvolge le fondamenta della vita della maggioranza assoluta delle persone, gonfiando invece a dismisura il portafoglio di pochi. Purtroppo né Greta Thunberg né gli scioperi per il clima del movimento “Fridays For Future” hanno finora scosso abbastanza i politici e i governi da affrontare seriamente la crisi climatica, bisognerà però continuare ad incalzare, pur nella consapevolezza amara, che è allarmante che siano necessari disastri e guerre terribili per indurre noi ricchi e privilegiati a utilizzare le risorse in modo più parsimonioso ed efficiente e ad adattare alla situazione il nostro stile di vita. Il superando dei limiti è vicino, forse già superato, e presto potrebbe essere a rischio l’esistenza della vita di sempre più persone mettendoci  dinnanzi a scelte obbligate, ma a quel punto potrebbe essere troppo tardi.