Ambiente. audizioni in IV commissione: garantire naturalizzazione Lago di Cavazzo
Un produttivo punto di partenza che, ora, aprirà la strada a ulteriori audizioni su una tematica come quella legata al lago dei Tre Comuni, affrontata oggi con i riflettori puntati sulla ventilata realizzazione del by-pass delle acque di scarico della centrale di Somplago. Un’opera ritenuta necessaria per evitare l’impatto ambientale dell’immissione nel lago di Cavazzo per un dibattito, però, subito dilatatosi a 360 gradi nel corso dei lavori andando a comprendere ulteriori problematiche legate all’intero comprensorio interessato. Questo quanto emerso a Trieste nel corso della seduta della IV Commissione consiliare, presieduta da Alberto Budai (Lega), durante un’audizione richiesta da Serena Pellegrino (Avs) e caratterizzata dalla presenza di portatori d’interesse di diversa estrazione, davanti all’assessore regionale a Difesa dell’Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile, Fabio Scoccimarro, e al collega di Esecutivo con deleghe a Risorse agroalimentari e forestali, ittiche e Montagna, Stefano Zannier.
“Il quadro che ci interessa – ha spiegato Pellegrino in sede di illustrazione preliminare – è quello delle iniziative finalizzate a recuperare le condizioni di naturalità del lago e a garantirne la fruibilità anche a scopi turistici in conformità con il Piano regionale di Tutela delle acque. Sono interessati più soggetti, come la centrale A2A che preleva le acque e le reimmette con una temperatura più bassa, implicando rischi per la vita di fauna e flora”.
“Lo sappiamo da anni – ha aggiunto – ed è stato infatti istituito il Laboratorio del Lago. Anche il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase) aveva dato vita alla Strategia nazionale della biodiversità per il 2030: ovvero, in caso di perdita della biodiversità causata dal cambiamento climatico, ma in questo caso da attività umane, dobbiamo istituire attività di mitigazione. Un progetto, prezioso per la naturalizzazione, è apparentemente fermo e pare non interessi più a nessuno: si farà o no? Quali sono le intenzioni della Giunta?”.
La replica dell’assessore Scoccimarro ha preso il via dalla genesi del Laboratorio, tavolo tecnico “istituito grazie alla legge regionale 13/2019. Svariate le riunioni, fino all’elaborazione di un documento tecnico di sintesi. Due le iniziative conseguenti, a partire da uno studio specialistico volto ad approfondire le interazioni tra la centrale e il lago, definendo le mitigazioni sul breve e lungo periodo (approccio definito sotto il lago). La seconda era altresì volta a definire un master plan per la gestione dell’area vasta (sopra il lago)”.
La situazione sul campo è stata quindi evidenziata dagli stakeholders, a partire da Franceschino Barazzutti (Comitato tutela acque del bacino montano del Tagliamento), che ha esordito parlando di “problema enorme. Di studi, ormai, ce ne sono tanti e sappiamo bene come stanno le cose. È il caso di elaborare un progetto di by-pass con tanto di preventivo e di darsi da fare per cercare i finanziamenti: più aspettiamo e più il problema diventa acuto. Ho trascorso la mia infanzia in un autentico paradiso, poi è finito tutto. Ci sono tutti gli elementi per decidere: più si aspetta e peggio è per questa valle degli errori e degli orrori”.
Claudio Polano (Comitato per la difesa e la valorizzazione del Lago di Cavazzo) si è invece concentrato “sul tema del canale derivatorio che sta iniziando l’iter per l’autorizzazione. Non siamo contrari alla realizzazione di un canale che utilizzi le acque di scarico del lago ma, visti i 105 milioni di euro necessari, va valutata la compatibilità ambientale. Spendiamo questi soldi, ma spendiamoli bene”.
Gianluigi Colomba, sindaco del Comune di Bordano, ha ammesso in videoconferenza di condividere “le preoccupazioni di Barazzutti. È necessario valutare bene le portate naturali, ma soprattutto metterci intorno a un tavolo per discutere riguardo le prospettive di sviluppo dell’intera area: siamo abbandonati a noi stessi e le attività produttive chiudono o chiuderanno”.
Stefania Pisu, primo cittadino di Trasaghis, ha ricordato anche lei on line “le attività svolte dal Laboratorio per pervenire a una soluzione definitiva. C’eravamo anche noi sindaci e non solo i professionisti. Ora è urgente portarne gli esiti sul territorio in un’ottica di condivisone, trasparenza e coinvolgimento, anche per rigettare alcune critiche ingenerose e strumentali nei nostri confronti”.
Il collega di Cavazzo, Gianni Borghi, ha affermato di vedere “un bicchiere mezzo pieno per puntare i riflettori su una situazione che ci permetta di dire realmente Io sono Fvg. Il lago sia patrimonio di tutta la regione e l’attenzione deve essere forte, insieme agli investimenti. Tutte le istanze vanno ascoltate: non siamo disponibili a essere attaccati e maltrattati, senza essere ascoltati”.
Marco Lepre di Legambiente ha rimarcato il fatto che “parliamo del più grande lago della regione, patrimonio eccezionale collocato in un punto cruciale tra montagna e pianura, oggetto a monte di sfruttamento a scopo idroelettrico e a valle per finalità irrigue”, mentre Massimo Battiston (Consorzio acquedotto Friuli centrale – Cafc) si è soffermato su ambiti piuttosto tecnici.
Infine, Alberto Maccioni (direttore della centrale A2A di Somplago), citando anche le variazioni di temperatura delle acque (“non proibitiva per alcun tipo di fauna, anche se ne favorisce alcune rispetto ad altre”) e l’escursione dei livelli, ha premesso che “le nostre attività hanno un impatto sull’ecosistema come tutte le quelle umane ed è nostro interesse mettere in campo le azioni per mitigarlo. L’eventuale opera, sulla quale non abbiamo preclusioni, dovrà avere caratteristiche particolari per garantire le condizioni funzionali della centrale. Esistono effetti negativi, sui quali non ci sottraiamo, ma anche positivi”.
Il successivo dibattito ha inizialmente coinvolto i consiglieri dem. Massimo Mentil ha posto alcuni interrogativi: “È necessario parlare di by-pass o no? Fino a quando l’ecosistema potrà reggere, soprattutto per uno sviluppo coerente e socioeconomico? Forse il bicchiere mezzo pieno è un pochino inquinato”. Massimiliano Pozzo, dal canto suo, ha sottolineato che “l’impatto della centrale va valutato dal settore pubblico come garante, perché non bastano le considerazioni di un privato. Vogliamo conoscere presto gli esiti del lavoro del Laboratorio”.
Furio Honsell (Open Sinistra Fvg) ha indicato come da queste tematiche dipendano “centinaia di migliaia di persone e le loro attività. Serve un approccio sistematico di grande ampiezza e avrei desiderato vedere i due progetti, sopra e sotto il lago, perché tutto rimane ancora tra l’ipotetico e il metaforico”. La pentastellata Rosaria Capozzi (M5S) ha lamentato che “il direttore della centrale ha rappresentato una realtà quasi immutata, simile a un toccasana. Si è fatto tutto il possibile?”.
Massimo Moretuzzo, capogruppo Patto per l’Autonomia-Civica Fvg), ha infine parlato di semplice “tappa lungo un percorso: bene questa audizione e la prossimità della presentazione degli studi. Spero però in nuovi confronti e anche di vedere le risorse, perché ci sono. Io rispetto A2A, ma il nostro obiettivo è che non sia più gestore di quella centrale a vantaggio di una società pubblica regionale”.
In prospettiva di una prossima audizione allargata ai rappresentanti di altre categorie, già ventilata dal presidente Budai con invito esteso anche al Consorzio di Bonifica, Pellegrino ha concluso rivendicando la significatività del tema “per l’intera Carnia” e la necessità “di ascoltare anche le parole dei piccoli produttori di idroelettrico per ragionare sull’intero comparto”.