Anziani in salute, a che punto siamo in Fvg? «Tavola rotonda ricca di proposte dai rappresentanti di chi non ha voce»

«L’attualità ci mostra le tante difficoltà di cittadini e operatori nella sanità, tra disservizi, liste d’attesa e fughe di personale. E in questo quadro si inseriscono anche le criticità segnalate da una delle fasce di popolazione più bisognose di assistenza, gli anziani. Sono oltre il 26% gli over 65 in Fvg e solo tramite il coinvolgimento diretto dei loro rappresentanti è possibile assecondare gli indirizzi da seguire nella tutela della loro salute e nella loro assistenza. Noi porteremo una serie di ordini del giorno nella finanziaria della prossima settimana per impegnare la Giunta a occuparsi dei temi sollevati dai sindacati dei pensionati e chiederemo l’audizione in Commissione III dell’assessore e dei vertici della Direzione centrale salute per fare il punto sull’attuazione degli interventi previsti dal programma annuale su contrasto alla solitudine e promozione dell’invecchiamento attivo». La consigliera regionale Simona Liguori ha introdotto in questi termini l’incontro sulla salute degli anziani organizzato dal gruppo dei Cittadini in sala Pasolini, nella sede della Regione.  Il primo a prendere la parola è stato Pierino Chiandussi, presidente Cupla Fvg: «La pandemia ci ha costretto a riflettere su molti temi e su una serie di parametri da rivedere. Penso ai medici di famiglia, che svolgono un ruolo fondamentale per la cittadinanza, soprattutto quella anziana, e che si trovano oggi una situazione ancora più critica di quella che c’era prima dell’emergenza sanitaria: va incrementato il numero di professionisti per garantire la cura di tutti gli assistiti. Penso alle liste d’attesa, da accorciare al più presto per evitare la già importante fuga dei pazienti verso altre regioni. Per quanto riguarda le case di riposo e le Rsa riteniamo necessario che le organizzazioni dei pensionati debbano avere un ruolo maggiormente rappresentativo nei tavoli decisionali e ispettivi per assicurare i controlli. Inoltre non si possono dimenticare tutte le attività per l’inclusione, la lotta alla solitudine, la garanzia della sicurezza degli anziani con interventi concreti. Appare poi sempre più urgente lavorare sulle politiche abitative, vista l’enorme esigenza di formule di co-housing. Infine, chiediamo l’istituzione di un tavolo permanente Regione-organizzazioni dei pensionati».  Renato Pizzolito, segretario generale dei Pensionati Cisl del Fvg, ha fatto il punto sulla sanità pubblica, prima sottolineando l’importanza di garantire l’omogeneità di trattamento tra i sistemi sanitari, poi evidenziando quanto accade in regione. «Purtroppo ci troviamo davanti a iniziative legislative “feline”, che puntano a lasciare il proprio segno, ma il risultato è che ogni legislatura si ricomincia da capo e le riforme finiscono per non attuarsi. Bisogna invece cercare il problema e risolverlo. La strada è quella di costruire in modo inattaccabile la centralità della persona, fare rete sul territorio permettendo a strutture e medici di interagire subito e con facilità». Poi un passaggio sulle case di riposo («I controlli vanno blindati”) e uno sul rapporto tra pubblico e privato: «I cittadini del Fvg vanno nelle altre regioni, mentre una volta accadeva il contrario. Nel saldo 2020 al Veneto abbiamo erogato 56 milioni, e considerate le altre regioni abbiamo superato i 94 milioni di saldo: tutti questi soldi potrebbero invece esserci utili a fare investimenti sulla nostra sanità». Magda Gruarin, Segretario generale UIL Pensionati FVG, ha parlato della necessità di «battersi per una sanita pubblica che sappia dare risposte alle persone fragili e delle persone bisognose di cura” in una fase difficile, dove restano seri i problemi delle “liste d’attesa e delle fughe in altre regioni». Poi ha aggiunto: «La delibera 1446 ha dimostrato un sistema organizzativo complesso, tra dipartimenti, distretti, ospedali di comunità e case di comunità. Ma in questa organizzazione dove va a finire la presa in carico? Come possono funzionare i dipartimenti? Come i medici di famiglia possono essere presenti in ambulatorio e anche nelle case di comunità? Nella gestione di questi aspetti c’è una regia regionale o è delegato tutto alle aziende? Bisogna entrare nel concreto su tutti questi temi”. La sua proposta è quella di «iniziare un confronto con alcune regioni italiane per capire come dare concretezza a questi modelli organizzativi territoriali: le buone prassi di altre esperienze possono risultarci utili». Ha infine portato la sua testimonianza sulla situazione delle case di riposo, Maria Zanin, rappresentante di Cupla, che, avendo vissuto attraverso il fratello un’esperienza sofferta all’interno di queste strutture, ha rimarcato la necessità di controlli e di una vigilanza attraverso una rete strutturata di aiuti.