Api-Confagricoltura: aumentano i consumi di pesce, ma l’Italia non sfrutta appieno il proprio potenziale produttivo
«In vacanza si sceglie di portare in tavola sempre più pesce: registriamo un aumento dei consumi che quest’anno ci permetterà di superare i 30 kg annui pro-capite. Ottimi anche i risultati per cozze e vongole, in particolare, di cui siamo leader indiscussi per l’allevamento delle veraci. Le famiglie hanno finalmente riscoperto l’importanza della provenienza locale e della filiera corta, optando per la genuinità, la qualità e la sicurezza alimentare dei prodotti ittici italiani». Lo sostiene Pier Antonio Salvador, sacilese, presidente dell’Associazione Piscicoltori Italiani (Api) di Confagricoltura, analizzando l’impennata dei consumi di prodotti dell’itticoltura nazionale.
L’Italia – evidenzia Api – si conferma il mercato più grande al mondo per spigole e orate, e continuano a rimanere alti anche i consumi di cozze e vongole. Cresce pure il numero di estimatori delle diete light, che prediligono la sostenibilità e i prodotti locali, scegliendo trote e salmerini per piatti dal sapore delicato e dalla preparazione veloce.
«L’attività di piscicoltura in Friuli VG si caratterizza per la presenza di tutte le tipologie di allevamento ittico esistenti in Italia – spiega il direttore di Api, Andrea Fabris -. La troticoltura, l’allevamento prevalente del territorio, comprende la trota iridea (che rappresenta oltre il 95% della produzione delle troticolture) e altri salmonidi d’acqua dolce (tra cui il salmerino) e si inserisce nel panorama regionale quale attività leader, poiché il Fvg è al primo posto in
Italia con circa un terzo della produzione nazionale. Nel suo complesso, il comparto regionale è costituito da circa 60 moderni allevamenti di trote, 15 dei quali riconosciuti come indenni da patologie (SEV e NEI), con prodotto destinato alla reimmissione nelle acque pubbliche e alla pesca sportiva. Circa il 50% della produzione regionale prende le strade dell’export, prevalentemente verso Austria, Germania e Polonia, dove le trote “friulane” sono molto rinomate. In regione operano 5 impianti di trasformazione dei prodotti della troticoltura interconnessi con l’allevamento che producono preparati freschi e varie specialità gastronomiche assai apprezzate. Complessivamente, il settore fattura più di 45 milioni di euro e occupa oltre 400 persone».
«Tuttavia la produzione nazionale attuale non è assolutamente sufficiente a soddisfare le richieste – aggiunge Salvador – e importiamo troppo pesce da altri Paesi, come Grecia e Turchia, ignorando il nostro potenziale. Dobbiamo impegnarci, insieme alle Istituzioni e agli Amministratori, a utilizzare meglio e mettere a frutto i nostri 7.500 chilometri di coste, tanto più che aumenta l’attenzione sull’origine del prodotto, anche al ristorante: allevato o pescato, l’importante è che sia italiano».
«Anche nella nostra regione l’acquacoltura non ha ancora espresso tutte le sue potenzialità, soprattutto nel segmento della trasformazione e commercializzazione – conclude Fabris -. Il settore dei prodotti ittici trasformati rappresenta un’eccellenza dell’acquacoltura del Fvg, in quanto capace di rispondere alle esigenze del consumatore che richiede un prodotto salubre con un alto valore nutrizionale, fresco, di facile preparazione, con un packaging moderno e preparazioni adatte pure alla ristorazione collettiva. In tal senso è profondamente avvertita, dagli operatori regionali, l’esigenza di azioni a supporto della commercializzazione e promozione in grado di assicurare una maggiore competitività in un comparto caratterizzato da una forte concorrenza».