Asufc, assunzioni al palo e futuro incerto, servono impegni attendibili e maggiore trasparenza
Le continue rassicurazioni dei vertici dell’Asufc non bastano a sgomberare il campo dalle preoccupazioni sul futuro della sanità pubblica sul territorio della provincia di Udine, la cui situazione desta anzi timori ogni giorno più forti. A dirlo è la Cgil di Udine secondo cui primo segnale di allarme il totale stand by del piano di 500 assunzioni annunciato dall’azienda. “Tutto è rimasto sulla carta, se è vero che, in base a quanto trapelato finora, Asufc è sotto di cento operatori rispetto ai numeri di inizio anno. Il timore è che lo stesso avvenga per i tanto sbandierati ospedali di comunità: ci sono sulla carta, molto più difficile sarà renderli operativi con adeguate dotazioni di personale, se già oggi si fatica ad assumere gli infermieri e gli operatori necessari per il funzionamento degli ospedali e dei servizi territoriali. La dotazione prevista è di 210 letto totali, distribuiti su tutta la provincia di Udine, con una media di 15-20 posti letto per struttura: il dubbio è che si rivelino soltanto scatole vuote, utili solo a giustificare e coprire, senza adeguate dotazioni di organico, nuovi e pesanti tagli alle strutture ospedaliere. Non sarà certo una coperta già corta sui servizi ospedalieri, infatti, a poter garantire un miglior presidio a livello di territorio. Prendiamo l’esempio della Carnia e dei suoi 36mila abitanti, distribuiti in 27 Comuni. L’obiettivo dovrebbe essere quello di avvicinare la sanità all’utenza, la realtà ci dice che l’unico vero presidio di prima assistenza, oggi come oggi, è il Pronto soccorso di Tolmezzo, con oltre 20mila accessi l’anno e una costante situazione di sotto organico. Gli ospedali di comunità possono essere la risposta, ma a patto che siano supportati da un adeguato numero di assunzioni aggiuntive: se si trattasse solo di spalmare sul territorio le attuali piante organiche, in costante deficit, non avremmo alcun miglioramento. Anzi. Eloquente il caso dei servizi infermieristico domiciliari, in totale affanno, tanto da dover ricorrere all’ausilio del Cup per alcune prestazioni. Ma ancora più allarmanti sono i vuoti nella rete dei medici di base, altro fattore che contribuisce a rafforzare la pressione su ospedali e reparti di pronto soccorso, e la deriva dei servizi di salute mentale, alle prese con una carenza cronica di personale e di strutture, aggravata dalle continue riorganizzazioni. Riforma dopo riforma, la sanità Fvg, in particolare sul territorio della provincia di Udine, rischia di rivelarsi sempre più una scatola vuota. Anche la storia recente della contrattazione con le rappresentanze dei lavoratori è piena di impegni rimasti disattesi. Nonostante svariati tentativi di avviare i tavoli di trattativa sulle Risorse aggiuntive regionali (Rar) e sui fondi 2022, nulla si è mai concretizzato nulla su temi così importanti per tutti i lavoratori, che attendono ancora il pagamento degli straordinari, delle premialità legate ai progetti, alle Rar, alla produttività e alle prestazioni aggiuntive. Secondo quanto emerso dagli ultimi incontri, anzi, sembra che non ci siano più i soldi per pagare turni extra, tanto che sono state ventilate inaccettabili ipotesi di tagli alle indennità orarie. Senza cadere in uno sterile elenco di numeri e inadempienze, ci limitiamo a chiedere chiarezza: da un lato sulle risorse disponibili e sul rispetto degli adempimenti contrattuali, dall’altro sui piani di assunzione. Così come chiediamo chiarezza sui trasferimenti aggiuntivi che dovrà garantire la Regione in virtù del pareggio di bilancio nell’esercizio 2021. La massima trasparenza, anche negli obblighi di informazione preventiva, è infatti la condizione sine qua non per un confronto vero e proficuo, capace di garantire un’adeguata gestione del personale e di aprire nuove prospettive di rafforzamento per la sanità pubblica in regione e in Friuli”.