Berlusconi al Quirinale: come rovinare la ritrovata credibilità dell’Italia e ricacciarci nel ridicolo

Come rovinare la ritrovata credibilità dell’Italia e ricacciarci nel ridicolo. Questo forse non vorrebbe  essere il piano del centrodestra, ma lo sarà,  per effetto della mossa dello scoiattolo, insomma se i desiderata dell’ex cavaliere, da oggi incoronato ufficialmente candidato quirinalizio, dovessero andare in porto. Insomma l’idea di vedere salire al Quirinale Silvio Berlusconi rischia di essere un incubo che solo il fatto che potrebbe avverarsi, manda nello scoramento oltre metà degli italiani che, ancora una volta non sono effettivamente rappresentati da un mondo della politica che respira di atmosfere e interessi propri e innominabili. Pensavamo di aver toccato il fondo con un parlamento della repubblica che votava il falso sui natali di Ruby rubacuori ed invece c’è il rischio di andare ancora più in basso, di mettere un pregiudicato a rappresentarci al massimo livello. Verrebbe perfino (quasi) da dire ‘a ridateci i Savoia. Del resto perchè non Berlusconi, siamo o no il paese che diede i natali a Cesare Beccaria che nel 1700 parlava giustamente di superare le pene e di rieducare al rispetto della legge. Certo Beccaria non aveva conosciuto Berlusconi, ma è evidente che l’ex cavaliere, che ora corriamo il rischio di dover chiamare Presidente di tutti, ha interpretato a suo modo la lezione di Beccaria sulla sua pelle risolvendo semplicemente facendosi le leggi su misura. Per rendere possibile l’ascesa di Berlusconi al Quirinale occorre sparigliare le carte utilizzando ogni fine, compresa la consolidata tattica della campagna acquisti, grandi elettori a libro paga come fossero giocatori. Ed ecco l’’operazione scoiattolo con l’aiuto del fido Sgarbi nel ruolo di telefonista, ovvero lo scouting tra i peones, parlamentari senza speranza di futura rielezione, per trovare i voti che mancano per arrivare al Colle. Oltre alle dichiarazione dei “contattati” lo testimonia anche la pagina acquistata ieri dai “Forza Seniores” sul Giornale per magnificare le doti del ex Cavaliere. Ad una rapida occhiata sembrerebbe uno scherzo degno di un giornale satirico, esistesse ancora “Il Male”, ma invece ormai da tempo la realtà supera la satira. Berlusconi ostenta sicurezza, sulla carta l’ex premier dispone di 451 voti, il gruppo più consistente è quello della Lega con 197 grandi elettori, tra deputati e senatori, seguito da Forza Italia (127), Fratelli d’Italia (58) ai quali vanno aggiunti quelli delle componenti minori come i centristi di Coraggio Italia, composto in gran parte da ex forzisti (a partire da Giovanni Toti, Paolo Romani e Gaetano Quagliariello) che può muovere 33 preferenze a cui si aggiungono i 5 di Noi con l’Italia dell’ex azzurro Maurizio Lupi e i 33 delegati regionali. Una buona base di partenza ma non sufficiente visto che per essere eletti occorre almeno la maggioranza assoluta e quindi 505 voti. Berlusconi spiega che lui i 50/60 mancanti li ha già in tasca ed è evidente che almeno fino a prova contraria Matteo Salvini e Giorgia Meloni gli hanno creduto dopo l’incontro nella residenza romana di Berlusconi sull’Appia Antica, che ha trasformato nel suo quartier generale e dove resterà fino a quando, questa la sua idea non si trasferirà nella sua nuova residenza al Quirinale. Berlusconi paventa sicurezza e non potrebbe fare diversamente perchè il primo scoglio, apparentemente superato, era convincere per primi i suoi alleati per garantirsi il loro sostegno. In realtà i dubbi sulla tenuta dell’armata vi sono e certamente i pericoli maggiori arrivano dal fuoco amico. Chissà se alla fine Berlusconi non finisca per vedersi riunire nel destino al suo nemico storico Romano Prodi, la mente corre al caso dei 101 che l’impallinarono. Del resto la storia sembra potersi ripetere perchè, a rendere palese e dolorosissimo l’ammutinamento di parte del centrosinistra contro il fondatore dell’Ulivo, fu proprio la mossa di Berlusconi e di tutto il centrodestra, di uscire dall’Aula al momento del voto. Espediente che non è detto non venga ora replicato, ma che è più difficile per la presenza di Draghi al governo che non potrebbe non avere ripercussioni. Ci sarà comunque da attendere, servirà arrivare alla quarta votazione, presumibilmente il 27 gennaio, quando il quorum si abbasserà dalla maggioranza qualificata dei due terzi a quella assoluta dei componenti. C’è poi l’incognita Matteo Renzi, maggiore indiziato dell’ammutinamento dei 101, ha già fatto sapere a Enrico Letta che ritiene l’uscita dall’aula pericolosa. Comunque tranquilli se andrà come vuole il cavaliere, i suoi alleati palesi e nascosti, italianamente vivi, si tratta di resistere solo 7 anni, giusto in tempo perchè esca da Rebibbia Francesco Schettino, che, sempre in ossequio a Cesare Beccaria, avrebbe tutte le carte in regola per fare naufragare l’Italia, sempre ovviamente che la penisola non sia già affondata al passo di Bunga Bunga.