Cambiamenti climatici, cosa bolle in pentola? Purtroppo noi

Un violento tornado ha recentemente colpito improvvisamente il sud della Repubblica Ceca. Forse il più potente di sempre nel paese.  Vento impetuoso e grandine delle dimensioni di palline da tennis hanno devastato la Repubblica Ceca meridionale. Una tempesta paragonabile, per gli effetti, alla tempesta Vaia che ha spazzato la montagna del Veneto e del Friuli nell’ottobre del 2018 lasciando l’area con ingenti danni, centinaia di feriti e persino 8 morti. Per non parlare delle notizie che arrivano dal Canada e dagli Usa dove in queste ore una bolla di calore anomala sta interessando vaste aree. In Canada le temperature sfiorano i 50 gradi e hanno già provocato oltre 200 morti. Ma temperature fuori norma anche in molte zone degli Stati Uniti mentre la scorsa settimana nella Russia artica si sono raggiunti i 40 gradi. Dati che sostengono in maniera inequivocabile i ripetuti allarmi degli esperti che sottolineano in particolare come l’umanità sia molto in ritardo nell’adattamento ad una situazione di cambiamento climatico ormai inevitabile, con qualcuno che dice apertamente che sono saltati tutti i parametri della climatologia passata. Che la cosa ci riguardi direttamente lo dimostrano i sempre più frequenti episodi di meteo violento del recente passato anche in Friuli, ultimo in ordine di tempo un fenomeno intenso che ha interessato ieri una parte del pordenonese con vento e grandine che hanno provocato danni considerevoli.
Fondamentale è quindi interrogarsi su quanto sta avvenendo al nostro pianeta e per farlo è necessario non sol guardare al presente ma partire dalla preistoria. Parlare del passato remoto sembra cosa per studiosi ed appassionati ed invece si scopre che guardare indietro nella storia, anche a quella remota, è utilissimo per capire il presente anche su temi ambientali. Facendo un salto di 12.000 anni, cioè quando l’ultima Era Glaciale cessò e l’essere umano iniziò a selezionare gradualmente le piante commestibili, sviluppò l’agricoltura, costruì città, le culture iniziarono a moltiplicarsi, insomma iniziò a nascere tutto ciò che noi chiamiamo “civiltà” è utilissimo per comprendere quanto oggi bolle in pentola. Il periodo di tempo, che va dall’ultima glaciazione ad oggi viene chiamato Olocene ed è stato fino a tempi recenti caratterizzato da un clima globale principalmente stabile e prevedibile. Questi due fattori hanno permesso alla nostra specie di prosperare, crescere in numero ed espandersi in gran parte della Terra. Ma quale è la situazione oggi che i cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti? Partiamo con il dire che i dati non ci fanno essere ottimisti: 415 ppm di anidride carbonica, 1892 ppb di metano nell’aria, valori che agli occhi di un lettore comune dicono poco, dopotutto perché dovremmo essere spaventati dell’aumento esponenziale di questi gas nell’aria? Ci sono sempre stati  e la Terra ha già visto valori del genere. Vero, ma è fondamentale però dare uno sguardo al passato per capire meglio la gravità della crisi climatica ed ecologica. E’ vero che il clima del nostro pianeta non è stato sempre clemente e dai vari studi di paleoclimatologia fatti prelevando carotaggi di ghiaccio e  campioni di antichi fondali lagunari  è emerso che le concentrazioni di CO2 nell’atmosfera del Piacenziano erano di “soli” 360 ppm. Negli anni 90 i livelli di anidride carbonica nell’aria erano di 358.24, oggi i ppm di anidride carbonica sono 418.91. In Meno di 30 anni abbiamo aggiunto 60 ppm di CO2 e i valori pre-industriali (poco meno di 300 anni fa) erano di 280 ppm, E’ importante capire che questo non è solo un passato lontano che la nostra specie non ha mai conosciuto: è anche un futuro che noi e i nostri figli vivremo. Perché l’orologio della Terra si sta spostando all’indietro, in un passato molto lontano e sconosciuto a noi,  stiamo cambiando il nostro clima con una rapidità mai sperimentata in precedenza sulla Terra. I gas serra come l’anidride carbonica in primis, metano etc sono da sempre i regolatori del clima, cioè i fattori che decretano l’aumento o la diminuzione delle temperature, regolano il pattern delle piogge etc. Ora rimane da chiederci perché dovremmo spaventarci dell’attuale aumento esponenziale dei livelli di questi gas serra e perché non stiamo già osservando il pianeta come si presentava nel Pliocene.
Un recente articolo di Nature ha così spiegato la cosa: “Il motivo per cui oggi non vediamo temperature e livelli del mare simili al Pliocene è perché ci vuole un po’ di tempo perché il clima della Terra si riequilibri completamente a livelli di CO2 più elevati e, a causa delle emissioni umane, i livelli di CO2 stanno ancora salendo”. Per fare un esempio ancora più pratico, se accendi il forno e regoli il termostato a 200°C, la temperatura all’interno non farà un balzo istantaneo a quella temperatura ma ci metterà del tempo, questa è la spiegazione molto grossolana della sensibilità climatica.
Insomma ci vuole un po’ di tempo per vedere gli effetti completi delle attuali emissioni, qualche anno per le temperature e qualche secolo per i livelli del mare, ma la situazione sta peggiorando di anno in anno, non solo abbiamo lasciato il periodo clemente chiamato Olocene ma le emissioni continuano a salire e non abbiamo nessuna prova che l’agricoltura e la società su cui dipendiamo possano sopravvivere a questi squilibri.
Nello studio pubblicato da Nature si stima che se al business as usual sarà lasciata carta bianca, nel 2025 le emissioni raggiungeranno livelli ancora più critici e mai visti negli ultimi 15 milioni di anni. “Avendo superato i livelli di CO2 del Pliocene entro il 2025, è improbabile che i livelli futuri di CO2 siano stati sperimentati sulla Terra negli ultimi 15 milioni di anni, dal Miocene, un periodo di calore ancora maggiore rispetto al Pliocene.” afferma Dr de la Vega, autore dello studio. In poche parole, ci stiamo addentrando in acque sconosciute, nessun essere umano prima d’ora ha vissuto in un clima simile, e sta peggiorando. I livelli di gas serra stanno salendo così rapidamente da non dare tempo alle specie animali (umani compresi) e vegetali di adattarsi, di conseguenza gli ecosistemi e le colture su cui dipendiamo vengono distrutti da eventi meteorologici estremi come ondate di calore, siccità perenni, inondazioni, ondate di gelo improvvise etc…
Una domanda sorge spontanea, è tropo tardi per agire? Quali azioni si possono intraprendere per assicurarci un futuro sostenibile anzi vivibile?
E’ importante innanzitutto comprendere che le crisi che stiamo attraversando sono profonde, devastanti e terribili ma siamo ancora nella posizione di poter evitare l’impatto più atroce. Impatto che si potrebbe rapidamente tradure nella  perdita di vite umane da far impallidire la pandemia. Dato che non c’è possibilità alcuna che gli ecosistemi e gli esseri viventi possano adattarsi a milioni di anni di cambiamento climatico nell’arco di pochi decenni è fondamentale agire subito partendo dalla presa di coscienza e dall’imporre ai governi e all’economia un cambio di passo.   Fra l’altro la situazione è particolarmente tragica per quelli che hanno meno colpe, coloro che vivono al sud globale e in generale il ceto medio/povero. E’ importante specificare inoltre che non tutti sono complici del cambiamento climatico e dell’estinzione di massa che si potrebbe generare allo stesso modo.